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Pallavolo - Rivoluzione Italvolley: via coach Davide Mazzanti e anche Paola Egonu, ma ha senso?

Marco Arcari

Aggiornato 15/10/2022 alle 11:42 GMT+2

PALLAVOLO, MONDIALI 2022 (F) - Secondo La Gazzetta dello Sport, sarebbe pronta una rivoluzione nell'Italvolley, a prescindere dal risultato iridato. Cambio in panchina, sostituendo coach Davide Mazzanti, volti nuovi e addii pesanti nella squadra. In primis, a lasciare la Nazionale potrebbe essere Paola Egonu. Sarebbe incredibile ed è ingiusto utilizzarla come capro espiatorio. Ecco qui i perché.

Paola Egonu, durante i Mondiali femminili 2022.

Credit Foto Eurosport

La notizia, riportata dal collega Gian Luca Pasini su La Gazzetta dello Sport, avrebbe dell'incredibile. Il condizionale è d'obbligo perché sembra quasi impensabile che un movimento possa rinunciare alla sua giocatrice-immagine e all'allenatore che ha riportato l'Italvolley ai vertici mondiali dopo diversi anni di magra. Eppure, a prescindere dal risultato che maturerà nella finale 3°/4° posto ai Mondiali femminili 2022, la Federazione starebbe pensando a un cambio di guida tecnica, con coach Davide Mazzanti in discussione, e al rinnovamento di una Nazionale in cui potrebbe non figurare più nemmeno Paola Egonu.
C'è chi è già pronto a utilizzare il termine "fallimento", per un torneo iridato in cui le Azzurre potrebbero comunque mettersi al collo la medaglia di bronzo, e a rimarcare problemi strutturali evidenti da tempo, ma nascosti sotto al taraflex grazie ai trionfali risultati ottenuti agli Europei 2021 e nella Volleyball Nations League 2022. Quei successi hanno appannato la vista di tanti addetti ai lavori e appassionati, facendogli credere - a torto - che questa Italia fosse la squadra più forte di tutte, destinata per ciò stesso a dover dominare per anni la scena mondiale della Pallavolo. Pura e semplice follia, derivante da una cultura del risultato tutta italiana, in cui ogni formazione è valutata soltanto in base ai risultati ottenuti e quasi mai nel confronto con le altre.
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Brasile, Cina, Giappone, Serbia, Stati Uniti sono nazionali molto forti e, al netto del ricambio generazionale che stanno vivendo - specialmente il Brasile di coach Zé Roberto - restano avversarie alla pari, contro cui passare dalla vittoria alla sconfitta è quasi sempre questione di dettagli. Ritenere un fallimento il k.o. (1-3) in semifinale proprio contro le verdeoro ha senso soltanto se si è sbagliato il punto di partenza del ragionamento, valutando l'Italvolley più forte e completa di qualsiasi avversaria. Diventa allora quasi insensato mettere sulla graticola il CT Azzurro e, soprattutto, la stella più luminosa di questa Nazionale.
Nell'affrontare il tema-Egonu, c'è bisogno di chiarezza fin da subito. Paola è una pallavolista che divide: dai tifosi all'opinione pubblica, passando per gli esperti di questa disciplina e il mondo della stampa, non solo sportiva. A livello tecnico, l'opposto è però indiscutibilmente la giocatrice che ha trasformato l'Italia da ottima squadra a nazionale capace di competere alla pari con le migliori, compensando lacune nel 6+1 e anche scelte a volte discutibili del proprio allenatore. A questa Italvolley manca evidentemente costanza in posto 4, ma non si può nemmeno gettare la croce sulle schiacciatrici chiamate ad agire in quella zona, ossia Caterina Bosetti, Elena Pietrini e Miriam Sylla. Manca semplicemente qualcosa e, nell'ampio bacino di giovanissime già protagoniste con le Under Azzurre, si spera di trovare una soluzione.
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La soluzione avrebbe dovuto essere Pietrini e, almeno per noi, lo sarà. Elena paga un rendimento troppo altalenante in ricezione, ma offensivamente è indiscutibile e rappresenta il futuro della Pallavolo italiana. A soli 22 anni d'età, pensare che non possa avere tempo per migliorare i fondamentali in cui fatica di più, è davvero assurdo, così come paradossale è l'incapacità di comprendere perché, in questi Mondiali, le siano state preferite Bosetti e Sylla. Con Alessia Orro poco creativa quando la ricezione non è stata perfetta, la scelta di far giocare Pietrini avrebbe significato mettere contestualmente ancor più in difficoltà la regista Azzurra, già troppo spesso chiamata a rifugiarsi in Egonu per compensare difficoltà evidenti della seconda linea. Ecco perché risulta quasi aberrante mettere in discussione anche la nuova opposto del VakifBank Istanbul.
A tempo debito, qualcuno dovrà sicuramente spiegarci l'involuzione di Egonu dai nove metri, visto che in questi Mondiali Paola ha completamente cambiato modo di effettuare la battuta e non è mai stata incisiva come in passato. La nostra sensazione è che qualcosa, a livello fisico-atletico, non sia al 100% e si rifletta, inevitabilmente, sul primo fondamentale contemporaneo. Per il resto, fare di Egonu il capro espiatorio utile a chiedere il perdono dei propri peccati è tipico di una società che - a livello sportivo, ma non solo - fatica ad avere una visione ben più lungimirante del risultato stesso. Al termine degli Europei 2021, Egonu era la regina della Pallavolo mondiale, incensata da tutti e da tutti riverita come una sorta di divinità. Adesso sarebbe invece diventata la principale colpevole di un presunto fallimento che potrebbe avere il peso di un bronzo mondiale?
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È fin troppo evidente che la chimica all'interno del gruppo Azzurro resti a noi sconosciuta, pertanto non è detto che i sorrisi visti sui diversi taraflex dei Paesi Bassi non nascondano malumori, magari anche profondi. Ritornare però a pensare che il problema di questa Italvolley sia la sua innata capacità di giocare col sorriso sulle labbra - come già era stato fatto in occasione dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, quelli sì conclusi con un vero e proprio fallimento - sarebbe ingiusto: anzitutto nei confronti delle quattordici donne facenti parte di questa Nazionale, poi verso le stesse quattordici professioniste e, infine, verso tutto lo staff Azzurro.
A mente più serena e cuor leggero andranno sicuramente fatti dei ragionamenti sul valore tecnico di questa Italia, che avrebbe potuto fare di più - in termini di qualità del proprio gioco - durante questi Mondiali. Attuare però una sorta di rivoluzione copernicana pallavolistica, cambiando guida tecnica e sostanzialmente escludendo la giocatrice fondamentale di questa Italvolley, potrebbe non pagare però affatto i dividendi sperati. Se l'obiettivo è quello a Cinque Cerchi di Parigi 2024, il tempo stringe già da ora e l'alternativa a coach Mazzanti deve essere pronta fin da subito. Quella per Egonu, a meno che Tijana Boskovic non decida di riscoprire qualche avo italiano nel suo albero genealogico, non è invece esistente. Di per sé, già questo dovrebbe far attentamente riflettere...
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Chirichella: "C’è grande consapevolezza, non sarà come Tokyo 2020"

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