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Nuova Zelanda-Italia 96-17, 5 verità: dalla narrazione sbagliata a un crollo inevitabile

Davide Bighiani

Aggiornato 30/09/2023 alle 13:41 GMT+2

RUGBY - Cosa non ha funzionato? Cosa ci ha lasciato la sfida di Lione? Che cosa possono imparare i nostri ragazzi da questa dura lezione di rugby? Proviamo ad analizzare a mente fredda (o quasi) la disfatta contro i Kiwi, cercando - ove possibile - di ricavare qualche piccolo insegnamento in vista della prossima super-sfida, quella alla Francia di venerdì prossimo.

Gli All Blacks spazzano via l'Italia, 96-17: gli highlights del match

Perdere fa male, perdere così fa malissimo: l'Italia è uscita con le ossa rotte, frantumate dal "big clash" contro la Nuova Zelanda, al termine di una partita che di fatto è stato poco più di un allenamento (parole di Kieran Crowley) da parte dei nostri avversari. Il 96-17 finale rischia di pesare come un macigno nella testa dei nostri ragazzi, evidentemente non pronti ad affrontare l'avversario peggiore se messo alle strette: e questi All Blacks, con le spalle al muro, erano davvero delle "belve inferocite" che non vedevano l'ora di "sbranare la preda". Cosa non ha funzionato? Cosa ci ha lasciato la sfida di Lione? Che cosa possono imparare i nostri ragazzi da questa dura lezione di rugby? Proviamo ad analizzare a mente fredda (o quasi) la disfatta contro i Kiwi, cercando - ove possibile - di ricavare qualche piccolo insegnamento in vista della prossima super-sfida, quella alla Francia di venerdì prossimo.

Parlano i numeri

Per analizzare una sconfitta si possono usare tanti parametri, partire dai numeri non è mai sbagliato: e allora a parte i punti (96-17) e le mete realizzate (14-2), scopriamo che l'Italia è stata dominata in tutte le fasi di gioco e in tutte le zone del campo. I dati più preoccupanti arrivano dalla mischia: 5 su 6 quelle vinte dai neozelandesi a loro introduzione, solo 2 su 8 quelle vinte dall'Italia a introduzione azzurra (malissimo!). Disastrose le rimesse laterali: 15 su 15 per gli All Blacks, inappuntabili in questo fondamentale, solo 6 su 11 per gli italiani, e inutile dire che da queste rimesse sbagliate siano poi nati pericoli e mete da parte degli avversari. 806 a 445 il conto dei metri con "palla portata", 33 a 16 il conto dei difensori battuti, 14 a 4 gli offload, 4 a 1 le maul vinte. Questi i dati difensivi invece: 14 i penalty concessi dagli azzurri, contro i 7 neozelandesi, 33 i placcaggi mancati (!) contro i 16 dei nostri avversari, 6 i turnover vinti per gli All Blacks, 1 solo per gli azzurri. Questo primo capitolo solo per mettere in chiaro di che tipo di partita - un disastro su tutti i fronti - stiamo parlando: l'Italia, inferiore di livello (e qui siamo d'accordo), ha difeso male, non ha placcato e ha sbagliato quasi tutto in touche e mischia. E da qui si parte con l'analisi.

Narrazione sbagliata

Ho sentito frasi di questo tipo: "Ci temono, hanno messo la formazione migliore", "Ce la possiamo giocare", "Sono gli All Blacks più scarsi degli ultimi 30 anni". Il racconto di questa partita (prima della stessa) sembrava preludere all'impresa da parte degli azzurri: il fatto che però non avessimo mai battuto gli All Blacks in 16 precedenti e che non ci siamo mai qualificati a una fase a eliminazione diretta di una Coppa del Mondo non erano semplici dati statistici, ma rispecchiano una realtà che difficilmente può cambiare con uno schiocco di dita. Quello che avevo cercato di far capire al grande pubblico in fase di presentazione è che, pur essendo questi probabilmente gli All Blacks meno organizzati e più in difficoltà degli ultimi tempi, trattasi sempre di All Blacks, ovvero la forza rugbistica più dominante della storia del gioco. Quando si può competere con loro (e già competere è una parola molto grossa)? Quando loro prendono un impegno sottogamba, schierano la loro seconda/terza squadra e l'Italia (o la squadra di turno) dà il 110-120% sul campo. Ebbene nessuno di questi assunti è stato soddisfatto. Di fronte avevamo una squadra "assetata di sangue e mete" - ferita dopo il ko con la Francia e consapevole di dover vincere con tanti punti di scarto per passare il turno - schierata con i propri migliori elementi e i nostri ragazzi non sono riusciti a performare al loro massimo livello. Il 96-17 finale e come è arrivato è sotto gli occhi di tutti. Ecco: "Ci temono" o "Possiamo farcela" non era esattamente il modo migliore per presentare la partita.

Italia sciolta come neve al sole

Cosa è successo alla bella Italia che avevamo ammirato fino a oggi? Questa domanda e la relativa risposta si legano in parte a quanto detto prima. Non potevamo ritenere rilevanti due partite giocate contro due formazioni - Namibia prima e Uruguay poi - onestamente non rilevanti in ambito internazionale: se i sudamericani hanno dimostrato di poterci stare quanto meno a livello fisico, gli africani semplicemente non sono pronti per questi palcoscenici. E allora giusto lodare i nostri ragazzi per le cose positive fatte vedere in queste sfide (non dimentichiamo che arrivavano da 4 vittorie in fila), ma è giusto sempre proporzionare i giudizi ai valori in campo. I nostri ragazzi purtroppo hanno reso evidente quello che tanti temevano: stanno facendo esperienza ma non sono ancora pronti per questo tipo di impegno. Lo dimostra il fatto che si sono sciolti come neve al sole dopo soli 14-15 minuti, incamerando mete che - gli addetti ai lavori lo sanno - in condizioni normali non si possono giustificare nemmeno ai non professionisti. "Troppo brutti per essere veri", anzi "Troppo brutti per essere questi". Lo sgusciante Capuozzo - tra i pochi "da salvare" (in senso lato) - e il mai domo Ioane sono troppo poco nella Marea Nera che ha pervaso prima la mente e poi i corpi dei nostri ragazzi. I visi e le espressioni durante la partita facevano intuire che i nostri si sono arresi prima mentalmente e poi fisicamente ai semi-dei che arrivavano da tutte le parti sul prato di Lione.
Dopo la terza meta ho capito che stavamo affondando. Abbiamo perso tutte le piccole battaglie che danno lo slancio che ci permette di entrare in partita. Da lì abbiamo permesso loro di entrare facilmente nel nostro campo e non siamo stati bravi in ​​difesa. Ci ha trafitto facilmente. Abbiamo dubitato e abbiamo perso la fiducia. Dovremo lavorare per ridurre i nostri errori in vista della prossima gara, ma oggi non eravamo all'altezza dal punto di vista fisico e non siamo stati bravi sulle basi, sia in touche che nelle mischie. (Michele Lamaro, capitano Italia).

Gli All Blacks sono da titolo

"Sono di un altro pianeta": il passaggio da "match possibile" a "impossibile" fa parte anche questo di una narrazione errata, esagerata, sempre pronta a gonfiare i termini e i giudizi. Una cosa però è risultata lampante a tutti, guardando la partita di venerdì: gli All Blacks si sono ritrovati, dalle difficoltà iniziali - quelle delle scorso anno e a tratti anche in questa stagione - si stanno rialzando. E ora fanno davvero paura a tutti. La foga, quella voglia incredibile di superare ogni avversario diretto, di puntare dritti in meta si è rivista nei volti dei ragazzi di Ian Foster, che durante la partita sorrideva sornione come quel maestro che sa di aver toccato le corde giuste dei propri giocatori; non tanto per la partita con l'Italia, superata di slancio, ma in vista degli scontri - quelli veri - dai quarti di finale in avanti. Qualcuno azzarda anche che gli All Blacks abbiano giocato a nascondino contro la Francia (tesi abbastanza assurda) per poi prendere la rincorsa e uscire da "underdog" nelle fasi calienti della competizione. Ricordiamo ancora che si tratta della 4a forza mondiale, ma appunto la forza che hanno dimostrato di poter scatenare è di quelle che fanno paura. All Blacks da titolo? Sicuramente ai quarti di finale daranno fastidio all'Irlanda, che dovrà dimostrare di avere i numeri e gli "attributi" per puntare in alto. Per ambire alla gloria bisogna battere i più forti di sempre, anche se magari non sono i più forti di oggi.

Lezione da imparare in vista della Francia

"They just monstered us": non c'è una traduzione letterale in italiano per le parole utilizzate dal ct azzurro Kieran Crowley per descrivere ciò che i Kiwi hanno fatto agli azzurri, ma siamo certi che abbia resto benissimo l'idea. Neozelandese contro i neozelandesi, il nostro allenatore (uscente) sapeva già prima di cominciare che l'impegno contro i suoi conterranei sarebbe stato clamorosamente difficile; e sa anche che la cosa migliore da fare oggi è quella di cancellare in toto quello che è successo e voltare pagina. "Non ho mai nascosto il fatto che penso che questa Rugby World Cup sia prematura per questa squadra – ha detto Crowley – I ragazzi stanno crescendo e sono migliorati tantissimo dal punto di vista della forza mentale". Quella subita dalla Nuova Zelanda è una lezione di rugby, dura ma inevitabile visti i valori in campo: ciò che si può fare è fare tesoro di tutto ciò che il campo ha passato ai nostri ragazzi. Il dolore provato, le sensazioni negative, quel feeling di impotenza provato di fronte a un avversario oggettivamente più forte e preparato: tutto questo è esattamente ciò che i nostri proveranno venerdì prossimo contro la Francia, altra squadra di primo piano che si ritrova a dover vincere a tutti i costi. Perché gioca in casa, davanti al proprio pubblico e perché vuole dimostrare ancora una volta di essere tra le più forti in circolazione. Ebbene, lo step che devono fare i ragazzi dell'Italrugby è questo: sapere che si dovrà soffrire e farlo sul campo, cercando di sfruttare ogni piccola situazione che possa girare in positivo. E dare tutto, a prescindere. Da Lione a Lione, per dimostrare di poter stare al tavolo dei grandi.
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Lamaro: "Dobbiamo fare quadrato, abbiamo già affrontato tante difficoltà"

Dove si vede la Coppa del Mondo di Rugby 2023

Gli incontri della Coppa del Mondo 2023 saranno trasmessi da Rai e Sky. RaiSport e Rai 2 proporranno in diretta 19 partite della competizione, tra cui tutte quelle della Nazionale Italiana durante la fase a gironi, mentre Sky invece trasmetterà tutti i 48 incontri della rassegna iridata, dalla gara inaugurale fino alla finalissima del 28 ottobre, in diretta televisiva su Sky Sport e in streaming su Now TV.
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