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Squalifica Rublev, Bublik difende il russo: "Il tennis siamo noi, non i giudici di linea"

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Pubblicato 02/03/2024 alle 11:20 GMT+1

ATP DUBAI - Il tennista kazako in conferenza stampa: "Siamo noi a praticare questo sport, non il contrario. Avete mai provato a combattere per tre ore per il terzo set o per il quarto posto in classifica?"

Bublik e Rublev a Dubai

Credit Foto Getty Images

La squalifica di Andrey Rublev nella semifinale del torneo ATP 500 di Dubai continua a far discutere: il tennista russo è stato allontanato dal campo per aver insultato un giudice di linea dopo avergli urlato in faccia la sua rabbia. Tutto per aver a suo dire giudicato buona una pallina del suo avversario Aleksandr Bublik. Proprio il kazako in un primo momento ha provato a convincere gli ufficiali a non squalificare il collega (Bublik era in vantaggio 6-5 al terzo set), poi in conferenza stampa ha espresso solidarietà al russo, difendendolo:
"Dubito fortemente che Rublev abbia detto qualcosa di folle. Non è quel tipo di persona. Ma immagino che siano le regole. Hanno fatto così e hanno semplicemente seguito la procedura. È un peccato che sia finita così, avrei preferito perdere 7-6 nel terzo".

Sulla squalifica

"Non possiamo squalificare Andrey. Non possiamo eliminare i giocatori. Il tennis siamo noi, non i giudici di linea. Siamo noi a praticare questo sport, non il contrario. Avete mai provato a combattere per tre ore per il terzo set o per il quarto posto in classifica? In pratica esiste un sistema che opera in automatico (il riferimento è al sistema computerizzato che permette di chiarire se la palla è buona o fuori, ndr). Se usato, questa situazione non si verificherebbe mai. Quello che è successo con altri giocatori, con me e con altri ragazzi, è solo perché qualcuno ha commesso un errore nel momento importante, poi perdi la testa perché hai combattuto per tre ore. La persona affrontata da Rublev non ha detto nulla. È stato un altro ragazzo a riferire le parole pronunciate da Andrey e questo va detto. Sicuramente bisogna controllarsi e certe cose non si dovrebbero fare, ma la gente non dovrebbe fare un sacco di cose…".
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