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Delbonis suggella l'impresa di Del Potro: l'Argentina vince la sua prima Coppa Davis!

Simone Eterno

Aggiornato 27/11/2016 alle 23:14 GMT+1

Dopo l'epica rimonta di Del Potro su Cilic in 4 ore e 53 minuti, Delbonis fa fuori Karlovic e completa la rimonta argentina: il singolare decisivo finisce 6-3, 6-4, 6-2, l'Argentina vince la sua prima Coppa Davis (dopo 4 finali perse nella storia). Fantastica impresa dei sudamericani, che trionfano da squadra vera e dopo 4 sfide su 4 in trasferta!

La joie du camp argentin en finale de la Coupe Davis contre la Croatie

Credit Foto Panoramic

Finisce in lacrime, per tutti. Quelle dei croati, per una Coppa Davis che a un certo punto era lontana due soli game, ma soprattutto quelle degli argentini. Lacrime di gioia, ovviamente, per aver sfatato una maledizione lunga un secolo. Gli autori dell’impresa, i ragazzi destinati alla storia, sono Juan Martin Del Potro e Federico Delbonis. Il primo, con una rimonta epica, la prima in carriera da 2 set sotto ed effettuata al numero 1 croato Marin Cilic; il secondo con la partita della vita nel momento in cui tutta la pressione di un intero Paese e della sua storia tennistica erano sulle sue spalle.
L’Argentina ce l’ha fatta dunque, recuperando da una situazione di 2-1 sotto, facendolo fuori casa e conquistando così una Coppa Davis più che mai meritata per quello fatto vedere durante questo 2016.
I sudamericani infatti sono usciti indenni da 4 trasferte – Polonia, Italia, Gran Bretagna e Croazia – e l’hanno fatto mostrando tutta la meravigliosa natura della Coppa Davis. Se è vero infatti che il successo della Gran Bretagna lo scorso anno era stato un’esclusiva di Andy Murray, trascinatore in singolare e doppio, l’Argentina si è imposta con un percorso di squadra a 360°. Mayer decisivo in Polonia, Delbonis decisivo a Pesaro e nel singolare di stasera, Pella decisivo a Glasgow con il punto del 2-0 preso al ben più carico e quotato Edmund (che veniva da un ottimo US Open)… e poi, naturalmente, Juan Martin Del Potro. L’uomo che ha saputo rendere possibile il sogno.
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2016, Esultanza Del Potro, Argentina-Croazia, Coppa Davis, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Del percorso vincente dell’Argentina in questa Coppa Davis resteranno soprattutto le due battaglie epiche vinte da Palito: 5 ore e 4 minuti a Glasgow nella casa di Andy Murray, e 4 ore e 53 a Zagabria, in quella di Marin Cilic, quando l’Albiceleste stava ormai con le spalle al muro.
Insomma, se c’era una squadra che più delle altre la meritava, per storia e cammino, questa era l’Argentina. Un modo dolcissimo per scegliersi una prima volta. Un'attesa lunga una vita… e che darà il via a una festa probabilmente lunga altrettanto.

Juan Martin DEL POTRO b. Marin CILIC 6-7(4), 2-6, 7-5, 6-4, 6-3

Dove c’è Juan Martin Del Potro, c’è impresa epica. Almeno così è stato questo 2016, destinato a essere ricordato come l’anno di Juan Martin.
E’ lui l’autore, ancora una volta, di una delle partite più belle dell’anno. Così come era stato nel primo turno delle Olimpiadi con Djokovic, così come era stato nella semifinale con Nadal, e così come fu nelle due successive sfide con Murray, ovvero la finale olimpica e l’incredibile rimonta nel venerdì di Glasgow, quando il buon Juan Martin risalì da 1-2 sotto e dopo 5 ore e 4 minuti porto il punto che fu poi di fatto decisivo per l'Argentina.
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Marin Cilic et Juan Martin Del Potro avant la finale de la Coupe Davis 2016

Credit Foto Panoramic

Se l’argentina è infatti arrivata oggi a Zagabria il merito è soprattutto di un Del Potro che, a questo punto, non poteva congedarsi dal 2016 in maniera così banale. E così, sotto 2 set a 0 nel singolare decisivo contro Marin Cilic, il tennista argentino si è prodotto nell’impresa che mai gli era riuscita prima in carriera: rimontare per poi andare a vincere. E’ l’ha fatto contro un grande avversario. E l’ha fatto di fronte a 10mila croati.
Lasciati i primi due set a un Cilic superiore in tutti i momenti decisivi, Del Potro è lentamente rientrato in partita in maniera letale, come un’idea – un inception, per raccontarla alla Christoher Nolan – che ti entra dentro la testa e che in qualche modo finisce per farti impazzire. E’ successo così al buon Cilic, che dal terzo set sfuggito proprio nel dodicesimo gioco in un momento di grande tensione – complice soprattutto uno sciagurato giudice di sedia e le sue inopportune e fiscalissime chiamate – ha messo in condizione Del Potro ti poter sul serio sviluppare quell’idea di rimonta fino a poco prima impensabile per quanto si era visto in campo.
E invece Del Potro è tornato, martellando con costanza col dritto e impedendo in qualche modo a Cilic di andare a giocargli su quel rovescio dove più che in slice non poteva colpire. Il break subìto e poi ripreso, il set strappato con caparbia, la rimonta anche nel quinto, quando subito sotto ha impedito a Cilic di piazzare quell’allungo che venerdì, con identica trama, era stato fatale alla rimonta Delbonis.
Già, Delbonis. Ora toccherà a lui vedersela con Karlovic. Sì perché una volta rientrato in partita Del Potro, spinto dai tantissimi argentini, è finito poi col chiuderla, col scrivere l’impresa che comunque vada lo lascerà indelebile nei libri del tennis del 2016 e nel cuore di tutti gli appassionati (magari non quelli croati, certo).

Federico DELBONIS b. Ivo KARLOVIC 6-3, 6-4, 6-2

Alzi la mano chi pensava che Federico Delbonis potesse poi andarsela a prendere così facilmente. L’impresa di Del Potro lascia infatti a Delbonis tutto il peso del mondo e con un avversario di assoluta esperienza.
L’argentino però è stato glaciale in un match condotto – giusto dirlo – con sorprendete autorità e freddezza. Delbonis è stato infatti capace non solo di portar via la partita in 3 rapidi set, ma di farlo concedendo a Karlovic un totale di una palla break.
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2016, Delbonis, Davis Cup, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Spinto evidentemente dall’impresa di Del Potro, Delbonis ha giocato, per parole del suo stesso capitano a fine incontro, la partita della vita. Un break nei primi due set, poi addirittura un doppio break nell’ultimo, dove uno spento Karlovic – oggi meno performante col servizio – si è dovuto arrendere in maniera più rapida del previsto a un giocatore in grado di passarlo in oggi modo: dritto, rovescio, lungolinea, incrociato e – udite udite – anche in lob.
Insomma, un dominio netto di colui che secondo alcuni nemmeno doveva giocarla questa finale, e che invece ha trascinato al 5° set Cilic nella prima giornata e ha poi portato il punto decisivo. Come detto, quindi, una vittoria, quella dell’Argentina, che più di squadra di così è difficile da pensare. E arrivata al termine di una tre giorni di battaglia ed emozioni autentico spot per la Coppa Davis e la sua tanto bistrattata formula.
Qualcuno magari lo dica a quei geni del marketing e dello spettacolo che la vogliono a tutti i costi riformare. Grazie.
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