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US Open, Pagelle 2023: da un Djokovic che trascende alla predestinata Gauff fino alla 'sfiga' di Berrettini

Simone Eterno

Aggiornato 13/09/2023 alle 20:00 GMT+2

US OPEN 2023 - Il consueto pagellone di fine torneo, edizione 2023, ritorna nella formula da 10 a 0. Dal trionfo slam numero 24 di Djokovic, atleta che ormai va oltre numeri e aggettivi al sogno della teenager Gauff, predestinata che arriva laddove tutti la volevano. Ma anche Sinner e Berrettini, Shelton e Sabalenka. Il countdown delle due settimane a Flushing Meadows.

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US Open 2023 va in archivio con un'edizione destinata a entrare nella storia. Da Novak Djokovic che fa 24 slam e diventa l'essere umano con più titoli nei tornei più importanti insieme alla Court, a Coco Gauff che centra il suo appuntamento col destino. Ma non solo loro. Le storie di Shelton e Medvedev, di Sabalenka e Gauff, di Sinner e Berrettini. Diamo i numeri con il consueto countdown da 10 a 0. Le pagelle - o meglio, il pagellone - di fine torneo.

Senza voto. Novak Djokovic

Senza voto perché fuori scala. Lui che i numeri li ha rotti con i suoi record, dai numeri in questo caso sarebbe solo limitato. Senza aggettivi perché oggettivamente sono diventati banali, ripetitivi, in certi casi persino forvianti. Una dimensione insomma che diventa tutta sua, che non appartiene a nessuno, che semplicemente trascende i concetti. Quelli appartengono agli altri. Ai comuni mortali.
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Novak Djokovic con il suo 4° titolo allo US Open, il 24° sigillo slam, edizione torneo 2023

Credit Foto Imago

Voto 10. Coco Gauff

In questo impianto ci era entrata prima da piccola tifosa, poi da giovane promessa a 14 anni, diventando in breve tempo la "predestinata" che avrebbe dovuto far proseguire la grande tradizione del tennis femminile americano. Un pizzico di pressione, quando a indicare la strada sono state due come Venus e Serena. Da quel 2018 quando ha iniziato a circolare il suo nome e Cori - ancora 'Coco' non era nome ufficiale - perdeva al primo turno di qualificazione, sono passati solo 5 anni. Cinque anni per arrivare dove tutti l'attendevano, con un'impennata dall'estate in poi del livello del suo tennis che nemmeno Valentino Rossi nei suoi giorni più pazzi. Call me Coco, era diventato il claim voluto dal suo marketing. Call me Champion, azzeccatissimo, nell'aggiornamento dopo un traguardo che davano tutti per scontato (prima o poi) ma scontato non lo era affatto.

Voto 9. Daniil Medvedev

Qualcuno si era dimenticato di lui. Forse un po' troppo frettolosamente. Perché se neghi il Grande Slam a uno come Djokovic, qualcosa di speciale evidentemente sai farlo. Eccome se sai farlo. Specialmente su questi campi. Specialmente su QUESTO campo. Lo davano - sottoscritto compreso - tutti per spacciato Daniil Medvedev. Se n'è venuto fuori con una lezioncina al giovane Alcaraz e con una partita che ha costretto Djokovic a entrare nella dimensione dell'irreale, che spiega forse perché il serbo si fosse portato Matthew McConaughey nel suo angolo. Il tutto intrattenendo, a proposito di grandi prove da artista, con la solita fenomenale parlantina quando c'è stato da dire qualcosa a qualcuno. Ma che gli vuoi dire a uno così... Bravo! Bis!

Voto 8. Ben Shelton

18 tornei ATP senza vincere mai più di una partita. Questo era stato il bilancio del buon Ben dopo quel quarto di finale in Australia in cui si presentava agli occhi del mondo. Ma il talento non sempre risponde alla logica delle cose. E così, il suo 2023, si configurerà come uno dei più strani casi del tennis: i quarti a Melbourne; il nulla o quasi; e una semifinale a New York. Ben Shelton è lì, da vedere, dirompente nella sua esplosività e già iconico nella sua esultanza. Ha creato problemi a tanti e ha già fatto parlare tutti. Figuratevi quando tutto verrà incanalato nella giusta direzione.
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Ben Shelton - US Open

Credit Foto Getty Images

Voto 7. Aryna Sabalenka

La missione è compiuta a metà. Perché se è vero che da questa mattina Aryna Sabalenka è la nuova n°1 della racchetta femminile, altrettanto vero è che non ha dato la sensazione di esserlo nella finale contro Coco Gauff. Troppo binario il suo funzionamento: o dentro forte, o arrivederci. Un tennis che scalda gli occhi degli esteti come l'autovelox per l'automobilista col piede pesante. Il tutto in quel paradosso che continua un po' a essere la racchetta in rosa: il tour dove una n°1 non sembra affatto una n°1. E infatti, alla fine, il torneo, lo vince un'altra.
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Aryna Sabalenka US Open 2023

Credit Foto Getty Images

Voto 6. Iga Swiatek

A proposito di numeri 1 - o ex, come in questo caso - eccoci qui con Iga Swiatek. La domanda è una sola: che regno è stato, quello Iga? La risposta che ci diamo noi è questa: quello di una tennista forte - a tratti molto forte - incapace però di prendersi quel ruolo che la racchetta femminile va cercando da tempo. Un regno che fuori dai confini della sua Polonia, nonostante gli sforzi, nonostante gli ottimi numeri del campo, ha scaldato poco. Perché in queste 75 settimane la WTA resta un'organizzazione ferma al palo (basti guardare com'è si è ridotto in questi due anni il suo prodotto di punta) e sebbene non se ne possa certo fare una colpa alla Swiatek, forse, con un'altra numero 1, le cose sarebbero state diverse. Un regno "da 6", insomma. Un po' come il suo torneo, terminato mestamente al tavolo della roulette di Jelena Ostapenko.
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Iga Świątek

Credit Foto Getty Images

Voto 5. Jannik Sinner

Cinque. Cinque come quinto set. Cinque come le partite perse nelle ultime due stagioni al set decisivo, l'ultima con il buon Sascha qui a New York. Ma cinque soprattutto perché Jannik lo attendavamo alla prova Carlos Alcaraz; e alla prova Carlos Alcaraz Jannik non c'è arrivato. La realtà dei fatti è questa, purtroppo. Quella di un tennista che, a oggi, 11 settembre 2023, resta forte ma non sufficientemente forte come tanti lo vorrebbero; o come lui stesso ambisce giustamente a essere. Perché la strada sarà anche quella giusta e siamo tutti d'accordo... Ma al momento da percorrere ce n'è ancora parecchio.
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Jannik Sinner

Credit Foto Getty Images

Voto 4. Alla condizione di Jabeur

Le cui scorie di quel Wimbledon sono ancora lì da smaltire. Altroché se lo sono. Finalista qui l'anno scorso, la tunisina ha fatto una fatica folle per arrivare agli ottavi con Zheng, scampando per miracolo o quasi contro Noskova e Bouzkova. Scarica nelle gambe ma soprattutto provata dai suoi pensieri. È stata questa la sensazione che ha dato Ons, consapevole che il treno passato a Londra era davvero quello buono... E invece che acchiapparlo al volo, ci è finita sotto.

Voto 3. Maria Sakkari

Si consoli però Jabeur, c'è chi sta peggio. Lei tre finali slam le ha fatte. Maria Sakkari non ci è mai arrivata e stando al momento della greca nulla sembra più lontano. Svuotata psicologicamente - come confessato in lacrime in sala stampa - è stata mestamente sconfitta, pronti via, da Rebeka Masarova. A proposito di treni passati, anche qui il pensiero torna a due anni fa, quando in semifinale a buttarla fuori fu Emma Raducanu. Di professione, oggi, la britannica, firmatrice di ottimi contratti. Lei sì che il Frecciarossa l'ha colto al volo!

Voto 2. Alla stagione slam di Hurkacz

Che dopo Korda in Australia e Varillas al Roland Garros, si ferma con Jack Draper a New York. Wimbledon escluso, Hurkacz negli slam quest'anno è stato battuto da giocatori teoricamente meno forti di lui. Ma non deve sorprendere. Delle 51 partite giocate fin qui dal polacco in questo 2023 (32-19), 30 sono finite al set decisivo (19-11); sintomo di un tennista che ha faticato e non poco a portarsi a casa la pagnotta. Ci aveva provato anche qui, con l'ennesima rimonta con Huesler al primo turno prima della resa al britannico. L'anno scorso Hurkcaz chiudeva l'anno da primo degli esclusi alle Finals. Oggi è 16esimo della Race. Il percorso negli slam come fotografia di una stagione da ridimensionato.

Voto 1. Al sarcasmo di Rune

Faceva lo schizzinoso, il giovane Holger. Lui, testa di serie n°4, ridotto alla periferia del Campo 5 per un primo turno contro Carballes Baena. La mappetta con i campi, per far vedere ai propri fan dove l'avrebbero trovato... Ci auguriamo per lui si siano persi davvero. 6-3 4-6 6-3 6-2 dallo spagnolo. Possiamo dirlo: avevano ragione gli organizzatori.

Voto 0. Alla sfiga di Berrettini

Perché se è vero che l'integrità di un fisico si può preservare col duro lavoro, con l'ossessione per il proprio corpo - leggasi Djokovic, Novak - altrettanto lo è che una storta è una bella sfiga. Specialmente se dopo la fatica di mesi buissimi, finalmente, da Wimbledon, ricominciavi a vedere un po' di luce. Per l'ennesima volta non resta che questo: forza, Matteo.

A quanto ammonta il montepremi (da record)?

L'edizione 2023 dello US Open entrerà nella storia del tennis per il montepremi assegnato ai suoi partecipanti: la cifra totale è di 65 milioni di dollari, che ritocca verso l'alto di ulteriori 5 milioni l'edizione dell'anno scorso. Ai vincitori dei due singolari 3 milioni di dollari. Clicca qui per scoprire i dettagli del montepremi turno per turno.

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