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Basket, NBA: Evan Mobley, Scottie Barnes e i migliori rookies del primo mese di stagione

Davide Fumagalli

Aggiornato 24/11/2021 alle 13:03 GMT+1

BASKET, NBA - Trascorso il primo mese di regular season, si può fare un mini bilancio sull'avvio dei rookies, le matricole. Spiccano Evan Mobley, lungo di Cleveland, e Scottie Barnes, ala tuttofare dei Raptors, mentre sta risalendo Cade Cunningham, la numero 1 del Draft per i Pistons. Riflettori meritati anche per Giddey dei Thunder, Green dei Rockets, ma non solo.

Evan Mobley e Scottie Barnes, i due migliori rookie del primo mese NBA 2021-22

Credit Foto Getty Images

Un mese di regular season è in archivio, quasi tutte le squadre hanno giocato tra le 15 e le 18 partite, e quindi si può tracciare qualche mini bilancio: il focus va sui rookies, le matricole, i ragazzi che hanno quindi fatto il loro debutto fra i protagonisti. E' unanime l'idea che l'ultima Draft Class sia tra le più profonde e talentuose dell'ultimo decennio, con giocatori in grado di fare la differenza, e alcuni la stanno già facendo, pure a sorpresa rispetto alle attese. Al momento sono due i candidati al premio di "Rookie of the Year": Evan Mobley, unicorno dei Cleveland Cavaliers, e Scottie Barnes, ala tuttofare dei Toronto Raptors, mentre da dietro sta risalendo Cade Cunningham, guardia dei Detroit Pistons e numero 1 dello scorso Draft.

Evan Mobley (Cleveland)

Qui siamo nella categoria degli unicorni! Evan Mobley, terza scelta assoluta da Southern California, ha letteralmente cambiato la faccia dei derelitti Cleveland Cavaliers: questo prospetto lungo lungo e magro magro, che alcuni lo avvicinavano a campionissimi come Chris Bosh, Anthony Davis e Pau Gasol per le clamorose doti tecniche unite appunto ad un fisico interminabile, ha inciso da subito portando la difesa di Cleveland tra le migliori (da 28esima lo scorso anno a sesta, per rating) e formando con Jarrett Allen una coppia di lunghi contro cui è quasi impossibile tirare, senza scordare l'impatto offensivo dove ha mostrato la bravura nell'aprire il campo col tiro da tre e la visione di gioco. Purtroppo dovrà stare fermo quasi un mese per un problema al gomito, ma fin lì era testa e spalle sulle altre matricole viaggiando a quasi 15 punti, 8 rimbalzi, quasi 3 assist e 1.6 stoppate di media.

Scottie Barnes (Toronto)

Ancora una volta Masai Ujiri ha sorpreso tutti e rischia di aver vinto un'altra scommessa avendo pescato Scottie Barnes alla numero 4 assoluta, quando tutti si attendevano uno tra Jalen Suggs e Jonathan Kuminga. Invece i Toronto Raptors, che assomigliano ad un laboratorio di pallacanestro, hanno puntato su questo prospetto, un'ala dalla dimensioni uniche con braccia infinite che pare la reincarnazione dei "freak" come Giannis e Ben Simmons, pur se in sede di Draft il paragone più speso era quello con Draymond Green (mica poco...). Offensivamente è ancora molto grezzo ma quello che impressiona è la versatilità, la capacità di correre il campo, la visione di gioco, le doti di playmaking, la difesa su chiunque e la personalità: non ha paura di prendersi qualsiasi tiro, può marcare tutti e a rimbalzo tocca tutti i palloni con quelle pinze che si ritrova. Barnes scrive oltre 16 punti, 8 rimbalzi e 3 assist di media, ma il suo impatto va ben aldilà dei freddi numeri. Anche Kevin Durant, sì, quel KD, è rimasto folgorato.

Cade Cunningham (Detroit)

L'attesa per il suo debutto era spasmodica, purtroppo però un problema alla caviglia gli ha impedito di giocare la preseason e le prime gare, per cui serve un po' di pazienza in più per il numero 1 assoluto del Draft. Cade Cunningham però sta risalendo forte, i risultati dei Detroit Pistons sono pessimi, ma non c'è dubbio che con lui siano un'altra cosa, aldilà di qualche record e anche di una tripla doppia da 13 punti, 12 rimbalzi e 10 assist contro i Lakers! Quello che sorprende (fino ad un certo punto visto che è già padre nonostante i soli 20 anni) è la maturità, la leadership, la calma, con cui sta in campo: che fosse un vincente e uno in grado di attendere il momento all'interno della partita, si era già visto al college ad Oklahoma State, ma ora lo sta facendo vedere anche al piano di sopra. A proposito di maturità, è encomiabile quanto ha fatto per impedire al compagno Stewart di fiondarsi contro LeBron James nella famosa rissa di qualche notte fa. Non c'è dubbio che sia destinato a diventare un uomo franchigia, anche se per ora qualche dubbio legato al suo atletismo, alla sua capacità di finire al ferro e di colpire da fuori (24% da tre) resta.

Josh Giddey (Oklahoma City)

E' solo bello? A quanto pare no! Josh Giddey, classe 2002 di Melbourne, Australia, è quello che più di tutti ha scalato posizioni allo scorso Draft arrivando fino alla 6 degli Oklahoma City Thunder. Altro prospetto non comune, di fatto un playmaker di 205 centimetri con faccia da divo di Hollywood: le sue doti di passatore sono clamorose, già l'anno scorso nella lega australiana ha piazzato svariate triple doppie, e anche in queste prime gare NBA ha mostrato tutte le sue doti e le sue "visioni", robe che ricordano LaMelo Ball, altro prospetto passato dall'Australia prima di imporsi con Charlotte. Sta un po' faticando al tiro (40% dal campo e 25% da tre) però sta mascherando i limiti di fisicità e atletismo con la grande intelligenza, la comprensione del gioco e le lunghe leve. Con 5.7 assist di media è il top tra i rookie e si sta integrando bene con Shai Gilgeous-Alexander, la stella dei Thunder.

Jalen Green (Houston)

Una stella fin dai tempi del liceo Jalen Green, una macchina da highlights sui social, poi l'affermazione a livello globale per la scelta di passare direttamente dall'high school alla G-League con gli Ignite in vista del Draft dove è stato numero 2 assoluto per gli Houston Rockets. Il talento è debordante, la personalità anche troppa, è la classica guardia destinata a segnare tanto e a far divertire: ricorda il primo Zach LaVine, sia nel bene - per le giocate spettacolari fra schiacciate e triple, e un primo passo bruciante -, sia nel male - un "telepass" in difesa e scelte di tiro più che discutibili. Viaggia a 14 punti di media ma tira col 37% dal campo e ha più perse che assist (2.9 contro 2.4), e i Rockets perdono sempre, per cui l'ambiente non lo sta aiutando molto nella crescita. Il potenziale però è unico.

Gli altri

Da seguire la coppia degli Orlando Magic: ci si attendeva la guardia Jalen Suggs, stellare l'anno scorso al college con Gonzaga e chiamato con la 5 assoluta, e invece è esploso Franz Wagner, il tedeschino da Michigan, pescato alla 8, che si sta imponendo come ottimo "gregario" su entrambi i lati del campo, un giocatore intelligente, efficace e che ha piazzato anche qualche schiacciata da Top 10. A Houston, oltre a Green, c'è il centro turco Alperen Sengun, con qualche limite atletico e difensivo, ma un assoluto principe in attacco per come si muove e come passa il pallone, con flash che ricordano persino Nikola Jokic.
In aggiunta ci sono Davion Mitchell, campione NCAA in carica con Baylor e guardia dei Sacramento Kings che sta faticando in attacco (27% da tre) ma sta rispettando le attese come eccellente difensore: chiedere conferma ai vari Lillard, Curry, Donovan Mitchell, a cui ha letteralmente messo la museruola. Infine Chris Duarte, la guardia dominicana degli Indiana Pacers, il rookie più "anziano" coi suoi 24 anni: è un giocatore fatto e finito, attaccante e tiratore importante (oltre 12 punti di media col 39% da tre), ragazzo che dice di ispirarsi a Devin Booker e che all'esordio assoluto ha firmato 27 punti a Charlotte.
Una menzione la merita, anche solo per il nome, Dalano Banton, il primo canadese scelto in assoluto dai Toronto Raptors: il ragazzo di Rexdale (sobborgo di Toronto), sta ammaliando e sorprendendo perchè sostanzialmente è un playmaker di oltre 2 metri con braccia da pterodattilo, look inconfondibile con le treccine e ha segnato il suo primo canestro NBA con un buzzer beater da metà campo!
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