Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Buon riposo Jupp! Vincere alla Heynckes, icona del calcio conservatore

Fabio Disingrini

Aggiornato 21/05/2018 alle 07:45 GMT+2

Leggenda del "München-Gladbach", si chiude la seconda carriera di Josef Heynckes: cinquant'anni di mito sportivo ed esistenzialista in cui Jupp, da attaccante dei Golden Fohlen a tecnico del Bayern Monaco, ha imparato a vincere dalle sconfitte.

Bundesliga 2017/18: Jupp Heynckes

Credit Foto Getty Images

Sotto il cielo di Berlino, l’ultimo Bayern di Heynckes perde la Coppa di Germania contro l’ultimo Eintracht di Niko Kovač, che da domani sostituirà il vecchio Jupp alla guida dello squadrone tedesco. Non cambia niente: bastano ventiquattrore di calmo metabolismo per rivedere cinquant’anni di storia nel solco di Jupp: un’idea di vittoria nella lezione della sconfitta. Per lui che il calcio era diventato un pensiero permanente quando, da bambino, ascoltava nella sua stanza le radiocronache dei Mondiali 1954, così innamorato delle gesta di Ferenc Puskás.
Jupp ha vinto tutto da giocatore del suo Gladbach - 4 campionati tedeschi, la Coppa di Germania, la Coppa Uefa - e della Germania Ovest: gli Europei nel 1972, i Mondiali di casa due anni dopo. Icona dei Golden Fohlen, Heynckes è l'unico attaccante ad aver vinto la classifica marcatori di tutte le competizioni europee per club: Coppa dei Campioni 1976, Coppa Uefa 1973 e 1975, Coppa delle Coppe 1974. Icona del calcio tedesco, da allenatore del Bayern Monaco i fasti si ripetono perché Jupp vince 5 Bundesliga, 2 DFB Pokal, 3 Supercoppe di Germania e la Champions League nel 2013, bissando quella del 1998 alla guida del Real Madrid contro la Juve.
Il mio compito qui è solo quello di rallentare le cose.
Con 8 titoli da giocatore e dieci da tecnico, Heynckes aveva detto basta a Mönchengladbach nel segno del destino: lo applaudirono talmente tanto da avversario che Jupp rispose ai cinquantamila del Borussia Park: “Grazie, mi avete mostrato la strada di casa”. Aveva 68 anni ma quando, lo scorso autunno, il suo cane abbaiò due volte mentre il Bayern gli chiedeva di tornare, lui ha accettato dicendo:
Non era il mio sogno, avevo fatto pace con l’idea che la mia carriera da allenatore fosse finita.
picture

Jupp Heynckes and Niko Kovac

Credit Foto Getty Images

Senza spessore social ma di forgia teutonica, il vecchio Jupp risponde agli scettici dell’ultima ora che lo volevano in pensione: Guardate che il calcio cambia ma di certo non l’hanno reinventato... E pensare che la sua prima volta al Bayern s’era conclusa con l’esonero nel 1991. Per Natale, nel 2012, i quadri bavaresi gli dicono invece che a fine stagione arriverà Guardiola e Jupp si congeda con il regalo più bello: Bundesliga, Coppa di Germania e Champions League. È il primo triplete nella storia bavarese.
Controllo tutto, fino al singolo esercizio addominale, perché è così che trovo la serenità.
picture

Jupp Heynckes, FC Bayern München

Credit Foto Getty Images

Quando nacque a Mönchengladbach il 9 maggio 1945, Hitler s’era appena suicidato e Berlino fu presa dagli Alleati. A 72 anni, Heynckes è tornato a vincere con la sua “Chiara gerarchia nello spogliatoio” perché, dice, alla squadra non serviva altro. La disciplina l’ha imparata presto, in una famiglia austera di nove fratelli: suo papà faceva il fabbro, la madre gli urlava dalla finestra di smetterla un po’ con quel pallone.
Non c’è nessun conflitto generazionale. Sono rimasto giovane nel cuore.
Ora Jupp torna nella sua fattoria di Nordrhein-Westfalen, immerso nel wald di Martin Heidegger. Lì vicino c’è la Porta Nigra di Treviri, costruita da un imperatore romano e tanto amata da Napoleone: l’idea di un calcio che vince conservandosi è serbata nella sua arenaria, così dura, così bella.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità