Tottenham-Milan, 5 verità: il Piolismo sbanca in Europa, fallimento Conte, Maignan fa la differenza

dal nostro inviato a Londra - In una gelida notte londinese di fine inverno il Milan torna tra le 8 regine d'Europa, 11 anni dopo l'ultima volta. Dopo l'1-0 firmato Brahim Diaz a San Siro, nell'avveniristico Tottenham Hotspur Stadium i rossoneri conquistano la qualificazione ai quarti di Champions League con un match di personalità e straordinaria intensità contro gli Spurs, mettendo in discussione l'operato di Antonio Conte e gettando ombre sul suo futuro in Premier League. Stefano Pioli, invece, dopo la conquista dello Scudetto, dà continuità al suo progetto tecnico, dimostrando duttilità e abbondanza di idee. Ripercorriamo insieme i 5 leitmotiv di Tottenham-Milan 0-0.

Piolismo, ovvero capacità di adattarsi a difficoltà e avversari. Fare di necessità virtù. Una filosofia che in Italia ha trovato terreno fertile, vittoria dopo vittoria, dal Covid in poi -culminando nello Scudetto -, ma che mai aveva fatto breccia fuori dai confini europei, figurarsi in Premier League (sotto la gestione Pioli gli scontri diretti con club oltremanica erano stati sempre deludenti, vedasi Liverpool e Chelsea nelle ultime stagioni). Da mercoledì sera l'allenatore parmense, facendo tesoro delle lezioni del passato, ha mostrato che il suo Milan può giocarsela con le grandi del Vecchio Continente. E non grazie ai singoli, ma al collettivo, al sistema di gioco. Il cambio di veste dal 4-2-3-1 al 3-5-2, con l'inserimento di Thiaw - al debutto assoluto in Champions contro gli Spurs, in marcatura stretta su Kane, è stata l'ultimo accorgimento tattico azzeccato: in sette match con la difesa a 3, adottata per la prima volta nel derby di ritorno, il Milan ha collezionato 5 clean sheet.

La parata sul colpo di testa di Kane al 94' è da campione assoluto: istinto ed esplosività all'ennesima potenza dopo gli interventi, per nulla scontati, nel primo tempo sempre su tiro dell'attaccante inglese deviato pericolosamente da Thiaw e su Hojbjerg sotto la traversa. La conferma definitiva, se ce n'era bisogno, che Magic Mike è tornato e si è ripreso le redini della retroguardia rossonera, dopo 5 lunghissimi mesi di assenza causa infortunio al polpaccio.

Se proprio bisogna trovare un difetto al Diavolo nella doppia sfida contro il Tottenham va ricarcato in attacco: troppe occasioni nitide create e non concretizzate. Dai gol falliti a pochi metri dalla porta da De Ketelaere e Thiaw nella gara di andata fino alle ghiotte occasioni di Brahim Diaz, Tonali e Origi a Londra. In Champions, la competizione degli episodi per antonomasia, è fondamentale il cinismo. Su questo Pioli può e deve ancora lavorare.

Al 96' una parte dei tifosi del New White Hart Lane ha invocato il ritorno di Mauricio Pochettino con il vecchio coro dedicato all'ex tecnico Spurs, amichevolmente "Poch". E' questa la fotografia dell'esperienza di Antonio Conte sulla panchina del Tottenham: un rapporto mai sbocciato. Per la prima volta in carriera, il tecnico salentino in due anni di operato in un top club non arricchito il palmares con trofei. Lo ha detto lui stesso in conferenza stampa: "Siamo una società che non è abituata a vincere", ammettendo le difficoltà nella gestione del gruppo, soprattutto dal punto di vista caratteriale. Nessun miglioramento, nessuna reazione di orgoglio, nessun segnale di "contiana" memoria, nonostante gli sforzi economici della proprietà nella scorsa estate (170 milioni di campagna acquisti). Ora c'è da difendere con le unghie e con i denti il quarto posto in Premier per salvare un'annata ai limiti del fallimentare. Discorso a parte merita il rapporto Conte-Champions. La coppa dalle grandi orecchie è una vera e propria maledizione per l'ex ct: solo con la Juve 2012/13 è riuscito a superare lo scoglio degli ottavi di finale, schiantandosi poi ai quarti contro il Bayern Monaco poi campione d'Europa.

Del Tottenham Hotspur Stadium si può di dire tutto e di più: è probabilmente lo stadio più moderno d'Europa, con accessibilità e servizi da imitare, si spera il prima possibile, a Milano. L'atmosfera, nelle serate di pioggia, è tipicamente british, indimenticabile. Ma sul tifo l'Italia non ha nulla da invidiare agli stadi inglesi, anzi. Mercoledì sera i 3mila supporters rossoneri hanno per larghi tratti del match sovrastato i restanti 58mila tifosi Spurs. Chapeau.