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Europa League, Inter obbligata alla finale: prima dello Shakhtar, il pericolo è quello

Simone Eterno

Pubblicato 16/08/2020 alle 13:59 GMT+2

Dopo il buon cammino e forte di una ritrovata compattezza, l'opinione generale vuole l'Inter obbligata alla finale. Il pericolo da gestire per Conte, ancora prima dello Shakhtar, è soprattutto quello.

Antonio Conte sulla panchina dell'Inter in un match di Europa League

Credit Foto Getty Images

"Adesso andremo in Germania e ci proveremo con tutto il nostro entusiasmo”. Aveva chiuso così, Antonio Conte, la famosa intervista-sfogo ai colleghi di Sky a fine campionato. Quella che aveva aperto la crepa enorme dei giorni scorsi; ma al tempo stesso aveva in qualche modo ottenuto l’effetto sperato: compattare la squadra. Perché in fondo, poi, per riunire tutti sotto lo stesso tetto, la medicina migliore è sempre la stessa: quella dei risultati.
Risultati che effettivamente sono arrivati: in Germania, prima col Getafe e poi col Leverkusen, si sono viste due delle migliori versioni interiste della stagione: solide, compatte, unite insomma verso l’unico obiettivo; portare a casa un trofeo sulla carta alla portata.
Ecco perché il pericolo, prima della semifinale, è in fondo tutto dietro ciò che sembra un obbligo: arrivare per lo meno in finale. Perché no, lo Shakhtar, non è superiore al Bayer Leverkusen già regolato a inizio settimana. E in fondo, questa versione ‘cementificata’, se così possiamo definirla, dell’Inter contiana, non può certo ritenersi inferiore a quell’Atalanta che lo scorso dicembre era andata a Kharkiv a prendersi tutto sommato piuttosto agilmente lo scalpo di una squadra che ancora lottava per un posto agli ottavi di Champions. Là fu 0-3, con lo Shakhtar che incassava la sua peggior sconfitta casalinga nella sua storia dentro le coppe europee; e con la Dea a fare festa.
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Shakhtar Donetsk - Atalanta: lo 0-3 di dicembre è la peggior sconfitta casalinga nella storia degli ucraini nelle coppe europee

Credit Foto Getty Images

Da allora non sono cambiati poi molto gli ucraini, che restano fedeli ormai a questo principio da tempo funzionante: un portoghese in panchina, Luis Castro; e il solito mix tra talenti ucraini e brasiliani di buona caratura. Ecco, come in quella sfida all’Atalanta, anche l’Inter si troverà davanti i soliti Taison, Junior Moraes e Marlos a minacciare la propria difesa. Una squadra che funziona, perché Benfica, Wolfsburg e Basilea non si battono da sole; e perché da quel ko con l’Atalanta dello scorso dicembre a oggi questo Shakhtar ha perso solo 2 partite sulle 20 complessivamente disputate.
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Tutto questo però, almeno sulla carta, non basta. Perché la percezione, appunto, resta quella di un’Inter cui è dato per scontato anche questo scalpo e l’approdo alla finale: ed è questa, come detto, la minaccia più grande che Conte deve affrontare alla vigilia. La sua Inter insomma dovrà gestire questa chiara pressione; consapevole del valore superiore complessivo e, per quello che valgono, anche delle statistiche: da Romelu Lukaku che segna ininterrottamente da 9 partite consecutive in Europa League (le prime 5 ai tempi dell’Everton stagione 2014/15 e le altre 4 con questa Inter); dal fatto che l’Inter nella sua storia delle coppe europee non abbia mai perso contro le ucraine (5V, 3P, 0S) o dal fatto che su 6 incroci contro le italiane lo Shakhtar sia passato una sola volta (ottavi Champions League 2010/11 contro la Roma). Insomma, tutte statistiche che spostano la bilancia ancor di più verso i nerazzurri e contribuiscono al paradosso di questo incrocio: l’obbligo di arrivare in finale. Quel pericolo insomma indicato fin dall’inizio e che l’Inter, nel suo processo di crescita, è chiamata a disinnescare.
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