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Europa League: Siviglia-Inter, 5 verità: andalusi più pronti, Conte deve restare

Paolo Pegoraro

Pubblicato 22/08/2020 alle 11:17 GMT+2

Siviglia più abituato alle finali di Europa League, Lukaku croce e delizia, Gagliardini flop, cambi tardivi ma Conte deve restare per proseguire il lavoro.

Antonio Conte

Credit Foto Getty Images

Siviglia più pronto dell’Inter per una finale

Ancora una volta il Siviglia ha imposto la sua legge marziale in Europa League. Nel complesso la squadra di mister Lopetegui si è rivelata più pronta per una finale: ha saputo soffrire nelle fasi iniziali e gestire meglio dell’Inter i momenti decisivi nell'arco del match. La differenza tra le due squadre è stata sottile, ma tangibile: l’Inter non è ancora a quel livello di maturità ed è chiamata a far tesoro di questa sconfitta.

Lukaku (e Inter) croce e delizia

Lukaku come simbolo di un’Inter partita in quarta con grande convinzione e poi caduta gradualmente nella ragnatela degli andalusi: il centravantone nerazzurro ha eguagliato Ronaldo il Fenomeno in avvio conquistandosi e trasformando il rigore dell’1-0 con la consueta prepotenza fisica e tecnica… Poi però nella ripresa si è reso protagonista di due episodi negativi: il gol sbagliato a tu per tu con Bono e la sfortunata deviazione sulla rovesciata di Carlos. Quanto sono costati! Croce e delizia. Quanto al compagno di reparto Lautaro, non pervenuto questa sera a dimostrazione di un finale di stagione complicatissimo.
Romelu Lukaku, Siviglia-Inter, Europa League, Getty Images

Banega professore

Modo migliore per congedarsi dal calcio europeo (contratto già firmato con i sauditi dell’ Al-Shabab) il grande ex della serata Ever Banega non poteva trovarlo: l’argentino è stato il padrone assoluto del centrocampo e soprattutto ha seminato il panico nella difesa nerazzurra con i suoi mortiferi calci piazzati. Non è un caso che due dei tre gol del Siviglia siano nati dal sinistro educatissimo di Banega, il quale peraltro ha avviato l’azione del primo gol. Campione.

Cambi tardivi di Conte…

Sanchez, Eriksen, Moses: carte che Antonio Conte poteva giocarsi anche prima per rivitalizzare un’Inter che mano a mano che il match proseguiva perdeva le certezze iniziali e faticava a creare minacce dalla parti di Bono. Se vogliamo trovare un difetto alla gestione di Conte è proprio quello di essersi fidato eccessivamente del suo undici iniziale, in particolar modo di un Gagliardini davvero sciagurato questa sera. Si poteva fare un tentativo con Eriksen...
Luuk de Jong (Sevilla) e Roberto Gagliardini (Inter)

… Ma (sarebbe) giusto proseguire con lui

Il condizionale è d’obbligo perché le parole del post partita di Conte sanno di addio, ma noi proviamo a limitarci al dato sportivo e non societario: la strada per costruire un’Inter solida e vincente è stata tracciata grazie al grande lavoro del tecnico salentino e questa sconfitta per quanto amara non può intaccare quanto creato sinora. L’Inter dunque dovrebbe ripartire assieme a Conte nel quadro di una crescita graduale e lampante. In proiezione il gap con la Juventus è stato ridotto e dopo dieci anni il club è tornato a disputare una finale europea. Fare tabula rasa ora sarebbe un errore madornale.
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Inter, Conte: "La storia la scrivono i vincenti, la gente si ricorda solo di quando vinci"

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