Mondiali 2022 - Argentina-Francia 7-5 dcr, le 5 verità: Messi, Mbappé e la finale più bella di sempre
Aggiornato 19/12/2022 alle 13:21 GMT+1
MONDIALI 2022 - Al Lusail Iconic Stadium, la finale più bella ed emozionante di sempre, che va al di là del calcio. Dalle narrazioni intrecciate di Messi e Maradona a una Francia che può comunque ben sperare per il futuro grazie all'infinto talento presente nel suo serbatoio, a cominciare da un sempre straripante Kylian Mbappé. Di Maria è, davvero, l'uomo delle finali.
Una finale Mondiale spaziale, probabilmente una tra le più belle e mozzafiato delle ventidue edizioni della competizione iridata organizzata dalla Fifa. L'Argentina di Lionel Messi, dopo il roboante 3-3 dei 120' e il successo ai calci di rigore, ha conquistato il suo terzo titolo dopo quello casalingo del 1978 - che nella discussione dei diritti umani calpestati è stato spesso accostato a Qatar 2022 - e quello del 1986 tutto targato Diego Armando Maradona. Nuova sconfitta ai penalty (dopo quella di Berlino 2006 contro l'Italia di Marcello Lippi) per la Francia di Kylian Mbappé (tripletta e titolo di capocannoniere della manifestazione), a cui non riesce l'impresa dei due titoli consecutivi, che avrebbero permesso al commissario tecnico Didier Deschamps - dopo la gioia del 2018 - di eguagliare il nostro Vittorio Pozzo, campione con gli Azzurri nel 1934 e 1938. Andiamo allora a scrutare le 5 verità che, a nostro avviso, il travolgente ultimo atto del Mondiale qatarino ha messo in luce.
1) La finale più bella di sempre. Che va al di là del calcio
Una finale "facile facile" per l'Argentina di Lionel Messi fino al 79'. Sembrava tutto scritto, quasi piatto con un'unica protagonista sul palcoscenico del Lusail Iconic Stadium: la Selección albiceleste. In un attimo cambia tutto, con la doppietta di Kylian Mbappé e da lì si scatena il finimondo, che porta la gara sul 3-3 in un duello senza fine tra i due assi offensivi del Psg. Fino ai calci di rigori, in cui prevalgono i sudamericani. Un momento a cui ci si arriva senza fiato. La finale più bella e divertente di sempre? La risposta è Sì. L'Argentina torna sul tetto del mondo dopo 36 anni e mezzo, un'occasione di riscatto per un Paese strozzato dal una crisi economica in costante crescendo.
2) Messi e il punto più vicino a Maradona
Esiste, da sempre, una narrazione per Diego Armando Maradona ed una per Lionel Messi, a cui mancava solo il Mondiale nella sua ricchissima bacheca. La prima parla di un calcio povero, portato alla massima nobiltà, in un percorso antologico irripetibile. Quello di Messi, per quanto meravigliosamente bello, è inserito, sin da inizio carriera, in un contesto multimilionario e commerciale. Su questo, Messi non può farci niente se non arrivare, come fatto in Qatar, al punto più vicino possibile al leggendario Diego.
3) Di Maria, l'uomo delle finali
Non giocava titolari dall'ultima partita della fase a gruppi, contro la Polonia. Il ct Lionel Scaloni decide quindi di risfoderarlo dal 1' nella gara più importante, la finale: scelta più che azzeccata quella riguardante lo juventino Angel Di Maria, che sulla sinistra e tra le linee offensive ha fatto il diavolo a quattro, mandando un tilt un certo Ousmane Dembélé. Prematura, invece, la sua sostituzione al 64'. Vederlo esprimersi con l'amico Messi è un autentico spettacolo: la coppia del gol dell'Argentina colpisce da 17 anni, da quando nel 2005 vinse il Mondiale Under 20 (con doppietta di Messi nel 2-1 alla Nigeria), passando per l'oro olimpico a Pechino nel 2008 (gol di Di Maria su assist della Pulce nell'1-0, sempre alla Nigeria), la finale mondiale persa contro la Germania nel 2014, il trionfo in Coppa America (con firma del Fideo) nel 2021 e quello contro l'Italia nella Finalissima di Wembley (gol di Di Maria e due assist di Messi) sei mesi fa.
4) Il virus, la psicologia e il futuro della Francia. A cominciare da un mostruoso Mbappé
Davanti a quella scena muta per i primi 79' tutti pensavano a strascichi irreversibili del virus (Covid oppure altro?) che ha colpito una sostanziosa parte dello spogliatoio francese. Poi il rigore provocato da Otamendi fa da scintilla a Kylian Mbappé e da lì tutto il cambia. Come a dire, "dove il corpo non arriva, ci riesce la mente", la psicologia. E da lì parte lo spettacolo vero. La Francia perde ai rigori, ma coi vari Mbappé, Aurelién Tchouaméni, Eduardo Camavinga, Randal Kolo Muani può dormire sonni tranquilli. Il futuro, se non altro uno dei più radiosi, del calcio è all'ombra della Tour Eiffel.
5) Cosa occorre per vincere un Mondiale? Di certo non un disco rotto...
"Basta stranieri in Serie A", "Bisogna puntare solo sugli italiani" eccetera eccetera, nel novero delle facili verità. Che, immancabilmente, non trovano riscontro nella realtà. Cosa occorre per vincere un Mondiale? Anzitutto esserci, nella fattispecie dell'Italia. Nel nostro caso, sarebbe bastato un esito diverso dei rigori di Jorginho alla Svizzera: ci si è riempiti la bocca su improbabili rifondazioni dell'intero sistema calcio nazionale. Che, beninteso, sono necessarie, ma non a stretto beneficio della Nazionale. Per vincere un Mondiale occorre essere in stato di grazia per il mese in cui si gioca. E Argentina e Francia, che possono contare su tutto tranne che i rispettivi campionati domestici, sono state, in questo senso, un fulgido esempio.
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