Qualificazioni Mondiali - Ibrahimovic in lacrime: "La 10 e la fascia? Voglio solo aiutare la Svezia"
Aggiornato 22/03/2021 alle 22:58 GMT+1
QUALIFICAZIONI MONDIALI - Ibrahimovic è tornato in Nazionale a quasi 5 anni dall'ultima volta e lo svedese ha spiegato in conferenza stampa di non pretendere nulla dall'attuale ct. Fascia di capitano, maglia n° 10? Nulla di tutto ciò: Ibra è semplicemente a disposizione della squadra ed è disposto anche a partire dalla panchina qualore il ct dovesse ritenerlo opportuno.
Ibrahimovic è tornato e non è riuscito a trattenere le lacrime. Il giocatore del Milan ha ritrovato la convocazione in Nazionale e il ct Janne Andersson lo ha chiamato per le gare contro Georgia (25 marzo) e Kosovo (28 marzo), subito importanti per le qualificazioni ai Mondiali 2022. L'ultima presenza di Zlatan in Nazionale fu quella del 22 giugno 2016, agli Europei di Francia (la Svezia era nel girone con l'Italia), e Ibra si ritirò dopo la sfida contro il Belgio. Ora un nuovo capitolo con Ibra che sogna di rappresentare la sua Nazionale sia agli Europei che, chissà, ai prossimi Mondiali.
Che obiettivi hai in Nazionale?
Con il ct ci siamo incontrati per la prima volta dal vivo, da soli in una stanza, e abbiamo parlato di tutto. È stato un incontro positivo in cui ci siamo confrontati e alla fine abbiamo scelto quello che era meglio per la Svezia. Sappiamo entrambi cos’è meglio per la Nazionale e oggi sono qui seduto davanti a voi. Se sono qui non è perché mi chiamo Zlatan Ibrahimovic, ma perché ho dimostrato di meritare di esserci, tutto quello che ho fatto prima non significa nulla. Mi sento in forma, voglio essere coinvolto e sento di poter contribuire ancora al bene della Nazionale. Io qui sono solo un pezzo del puzzle, se me lo chiedi sono il migliore al mondo, ma questo non aiuta qui. Voglio solo mettere la mia esperienza a disposizione della squadra e ho promesso al ct che sarò decisivo, ma ora devo dimostrarlo in campo. Capitano? Nella mia testa è Andreas Granqvist, ma spetta poi al ct decidere
"Posso anche partire dalla panchina"
È stato divertente arrivare nell’hotel con tutti i giocatori, qualche faccia è cambiata, ma è stato bello rivedere gente come Sebastian Larsson ed Emil Krafth. L’unica cosa che ho chiesto è di non menzionare la mia età. Più invecchio e più divento paziente sia in campo sia fuori. Sicuramente ho molta più esperienza adesso e so come fare per non sprecare energie, ma mi piace sempre allenarmi forte e non riesco mai a rallentare come invece fanno altri giocatori. In campo adesso faccio cose diverse da quelle che facevo 5, 10, 15 o 20 anni fa e cerco di fare quello che penso sia meglio per la squadra. Le prime impressioni sono positive, le direttive del ct sono chiare e tutto dipenderà da come ci alleneremo. Per me è eccitante allenarmi con tanti giovani e cercherò di tenere il loro ritmo, anche perché gioco in una delle squadre più giovani d’Europa. Cercherò di essere un leader spingendo i miei compagni di squadra ogni giorno per farli rendere al meglio. È un peccato, bisogna fare tutto in pochi giorni, credo che sia il lavoro più difficile del mondo. Sono a disposizione del ct e toccherà a lui prendere le decisioni
Non avrei problemi a partire dalla panchina perché non pretendo nulla e sono qui solo per aiutare la Svezia. Quando sono tornato in Europa mi sono sentito di nuovo vivo, ho capito che avrei potuto giocare ancora ad alto livello e la voglia di tornare in Nazionale è arrivata di conseguenza perché è una delle cose più belle del mondo. Ma non dipendeva solo da me, c’è un ct che deve decidere. Dopo aver vinto il Pallone d’Oro svedese ho dichiarato che sarei voluto tornare a vestire questa maglia e così ho parlato con il ct e ora sono seduto qui al suo fianco. Mi è mancata molto la Nazionale. Mondiali? Dipenderà da come mi sento, posso solo sognare e desiderare di esserci
Indosserai la 10?
Ho chiesto ad Alexander Isak se potevo prendere la maglia numero 11. Lui mi ha dato l’ok a patto che entro sei o sette anni fosse riuscito a riaverla. Forsberg mi aveva offerto la 10, ma ho preferito rifiutare perché questo è un nuovo capitolo ed è giusto che l’abbia lui. E poi il numero non ha molta importanza
Una battuta sul Milan...
Dopo due anni ai Galaxy mi sentivo ancora vivo, il mio agente mi disse che per me era troppo facile giocare negli Stati Uniti. Così gli chiesi chi aveva più bisogno di me e lui mi rispose facendo il nome del Milan. Così ha chiamato i rossoneri ed eccomi qui. Sono ottimista sul campionato, si è creata un’ottima sintonia nel gruppo e una giornata senza i miei compagni del Milan è come una giornata senza i miei figli. È come se fossimo seduti in una stanza e tutti stessero aspettando che Zlatan venga a dirci cosa fare, io voglio farne parte. Mi piace il progetto che sta facendo il Milan in questo momento. Non è la stessa squadra di dieci anni fa, quando compravano giocatori mondiali. Svezia? Il club non ha avuto obiezioni sul mio ritorno in Nazional. Per me non è ancora arrivato il momento di ritirarmi, giocherò finché potrò perché voglio continuare a fare ciò che amo. In questo momento non penso al ruolo di allenatore. Penso che sia più facile essere un giocatore di calcio che un allenatore. Soprattutto se sei stato un ex giocatore. Penso che sia molto stressante essere un allenatore
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