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Coni, FIGC e Lega calcio, appello al Governo e a Conte: "Aiutateci a rifare gli stadi"

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Pubblicato 19/12/2020 alle 15:43 GMT+1

SERIE A - Malagò, Gravina e Dal Pino scrivono al Governo per porre l'attenzione sulla questione impianti in una lettera al premier Conte e ai ministri Gualtieri e Franceschini: "Da noi i tempi per l'autorizzazione sono di 8-10 anni, all'estero di 2-3". L'intervento parte dalla denuncia dello stato di crisi in cui versa anche lo sport, amplificato dalla violenza della pandemia.

La pista di atletica dello stadio Olimpico di Roma

Credit Foto Getty Images

Stadi nuovi o ristrutturati per ripartire. Stato, aiutaci. Lo scrivono i presidenti di Coni, Federcalcio e Lega in una lettera al premier Conte e ai ministri Gualtieri e Franceschini. L’intervento parte dalla denuncia dello stato di crisi in cui versa anche lo sport, amplificato dalla violenza della pandemia, e dalla speranza di una riapertura. Ma il problema è ripartire con questi stadi è come usare un motore a cilindrata ridotta, come riporta la Gazzetta dello Sport. "Dobbiamo evidenziare e denunciare lo stato obsoleto e carente delle infrastrutture sportive del nostro Paese, imparagonabili rispetto agli stadi presenti in Europa - scrivono Malagò, Gravina e Dal Pino - Il confronto con il contesto europeo è impietoso, l’Italia si pone alle spalle di Inghilterra, Germania e Spagna in termini di ricavi medi da gare, spettatori, modernità degli impianti, numero di nuovi stadi costruiti negli ultimi vent’anni".
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La lettera entra nel merito sulla lentezza del processo di autorizzazione nonostante i recenti provvedimenti legislativi. "Le case per i nostri tifosi non sono più accoglienti, necessitano di un rinnovamento profondo non più procrastinabile e richiesto a gran voce da molte società, fermate da una burocrazia che impedisce loro di investire e rinnovare, anche a beneficio dell’intero sistema sportivo italiano. I tempi medi per ottenere l’autorizzazione a erigere un nuovo impianto in Italia variano tra gli 8-10 anni, dato sensibilmente superiore rispetto al benchmark europeo che si attesta a 2-3 anni". Rispetto al recente intervento "sblocca stadi", che ha limitato il potere delle sovrintendenze (vedi polemica sul Franchi di Firenze e la conservazione delle strutture architettoniche disegnate da Pierluigi Nervi), la lettera insiste anche sulla possibilità di nuovi impianti.
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Al documento è allegato il Rapporto Monitor Deloitte che stima la possibilità di un investimento "fino a 4,5 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, con la creazione di 25mila nuovi posti di lavoro e un gettito fiscale di 3,1 miliardi di euro che favoriranno l’economia reale. Non possiamo più aspettare, chiediamo al Governo l’apertura di un tavolo di lavoro dedicato e un’azione concreta e immediata per far ripartire il nostro sistema, non perdiamo altro tempo".
Fra le proposte c’è quella di "ridurre il numero di autorità competenti coinvolte nel processo autorizzativo, attualmente 6, allineandoci alle best practice di mercato (in Germania, vengono coinvolte 1/2 autorità a seconda dei casi); comprimere il numero di fasi previste dall’iter autorizzativo, attualmente 7, avvicinandoci alle best practice europee (sempre in Germania, 2 fasi) o alla media europea (5 fasi); rimuovere i vincoli legislativi relativi alla destinazione d’uso delle strutture, in particolare per quanto riguarda il divieto ex-ante di prevedere opere residenziali (limite presente esclusivamente in Italia)". Richieste che faranno discutere - soprattutto l’ultima - ma che meritano sicuramente una risposta.
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