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Morte Gianluca Vialli, le frasi indimenticabili che tratteggiano un campione unico in campo e fuori

Stefano Dolci

Aggiornato 06/01/2023 alle 12:18 GMT+1

CALCIO - Gianluca Vialli è stato uno dei bomber più forti e carismatici del calcio italiano, idolo dei tifosi di Sampdoria e Juventus, ma è stato anche molto di più: mostrandosi fragile ed umano quando la vita gli ha messo davanti la partita più dura da giocare. Dal rapporto col gemello del gol Mancini a tante piccole pillole di saggezza, le frasi più celebri registrate nel corso degli anni.

Vialli e Mancini amici fraterni: il loro abbraccio a Wembley commosse l'Italia

E’ stato capitano, è stato trascinatore, è stato cannoniere, è stato campione d'Europa, è stato centravanti, centravanti ed allenatore, poi solo allenatore, opinionista, marito, padre, team manager della Nazionale, esempio di resilienza e fonte di ispirazione per chi si trova ad affrontare le difficoltà che la vita ti propone. Gianluca Vialli è stato tutto questo e molto altro ed ora che il mondo del calcio e l’Italia intera piange per la sua scomparsa, così vicina a un altro grande leggenda della Sampdoria, come Sinisa Mihajlovic, nella mente e nel cuore ci restano le sue frasi, aneddoti e pillole di saggezza che abbiamo voluto condensare e riassumere per argomenti. Insegnamenti che tratteggiano un personaggio straordinario e che non sarà dimenticato.
* Le frasi riportate sono estratte da interviste fra il 2019 e il 2021 a Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Gazzetta dello Sport, dalle serie tv RAI Sogno Azzurro e Alessandro Catellan 'Una Semplice Dormanda' (Netflix) e dal libro 'Goals' di Gianluca Vialli, edito da Mondadori.

Gli anni magici alla Sampdoria

A volte penso di aver vissuto qualcosa di unico, di straordinario in questo ambiente, sono stato fortunato a giocare per la Sampdoria. Tutte le maglie di calcio hanno colori che se ti sposti in un altro paese al mondo, le ritrovi sotto altre tonalità, o sotto altre sfumature. Il blucerchiato invece è proprio solo lì, e solo quello.
Vivevamo tra Quinto e Nervi, e gli allenamenti erano a Bogliasco: ci muovevamo anche con i mezzi pubblici, o il treno. Il ristorante a tre minuti da casa, il campo a cinque, era tutto vicino, e a quei tempi il nostro gruppo non pensava al successo o alla fama, eravamo io, Roberto, Pagliuca, Mannini, Lombardo, e tutti gli altri, tutti fratelli, con le nostre paure e le nostre sicurezze, che gli altri compensavano.
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Pagliuca, Vialli, Boskov e Mancini ai tempi della Sampdoria

Credit Foto Imago

Finale di Champions a Wembley contro il Barcellona, gol di Koeman a pochissimo dalla fine… Sapevo che sarebbe stata la mia ultima partita in blucerchiato e quindi sentivo molto quella gara. Anche Roberto (Mancini) era molto deluso e nello spogliatoio, quando tutti andarono via, abbiamo cominciato a piangere per il dispiacere. Boskov ci disse: ‘Uomini non piangono, quando perdono partita'. Ma io non mi sono mai vergognato di averlo fatto

Il DNA Juve

Al Barcellona prediligono l'estetica, la bellezza o anche solo il divertimento, mentre la Juventus è meravi­gliosamente pratica. Confesso che nei miei anni in biancone­ro non è mai entrato un diri­gente a dirci: "Mi raccomando, oggi giochiamo bene". Più e più volte, la frase era: "Mi rac­comando, oggi vinciamo".
Giocare per la Juventus è un onore, e un onere. Senti il peso della maglia, il dovere di riconsegnarla piegandola per bene e riponendola un po' più in alto di dove l'avevi presa.
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Marcello Lippi racconta l'ultima Juve campione d'Europa: "Stessa voglia di vincere dell'Italia 2006"

Il Vialli allenatore

Quando ho iniziato a fare l'allenatore, ho capito che gli scacchi mi sarebbero potuti essere utili. Perché hai bisogno di una strategia, devi sempre cercare di essere una mossa avanti all'avversario. Ti serve ragionare sul gioco delle mosse e contromosse, tentare di portare l'avversario fuori strada. Preparare un attacco e un po' come preparare una partita. L'unica differenza è che in mano hai dei pezzi, e non delle persone. Da questo punto di vista, il mestiere di allenatore è ancora più difficile.

L'amicizia con Mancini

Io e Roberto siamo diventati amici praticamente subito dopo essere arrivati alla Sampdoria, condividevamo la stessa filosofia di vita, avevamo la stessa età, gli stessi sogni. Già queste cose ti avvicinano. Roberto era un giocatore di classe, eravamo intercambiabali, in quasi tutti i miei gol si vede che la palla passa dai piedi di Roberto e in tantissimi gol suoi la palla passa da me e poi arriva a Roberto. Una volta a Genova litigammo e per sfottermi iniziò a chiamarmi per cognome ‘a Vialli...’ e allora gli dissi ‘se non chiudi quella bocca, ti do un cazzotto in faccia e lui – giustamente si arrabbiò moltissimo e non mi parlò per un po’ di giorni anche in Nazionale.
Mi piaceva tanto stare insieme a Roberto, eravamo come in trincea: io coprivo le spalle a lui, e lui a me. Ci sentivamo al sicuro, condividevamo tutto, ogni più piccolo segreto. Ancora oggi custodisco quei pezzetti di storia con grande gelosia. Dormire uno di fianco all’altro per quasi dieci anni, e negli anni più belli della tua vita, crea qualcosa di indissolubile. E’ stato poi lui a voler andare in una stanza da solo…diceva che russavo la notte…bah, mi sa che non era vero!.
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Roberto Mancini e Gianluca Vialli ai tempi della Sampdoria

Credit Foto Getty Images

La filosofia e la forza di volontà

Io credo che la vita (e non l’ho detto io ma lo condivido) è per il 20% da quello che ti succede, ma per l’80% dal modo in cui tu reagisci a quello che ti succede
L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente
Una freccia può essere scagliata soltanto dopo essere stata tirata indietro. Quando ti trascinano indietro, le difficoltà della vita stanno per lanciarsi verso qualcosa di grande. Quindi resta concentrato e continua a prendere la mira
Ai colpi della vita i perdenti rispondono perché proprio io? I vincenti rispondono: mettimi alla prova
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Gianluca Vialli esulta con il pubblico per il successo a Wembley, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Gli insegnamenti della malattia

Non è vero che il cancro è il grande nemico da sconfiggere. Non è una lotta per uccidere lui, ma è una sfida per cambiare se stessi...
La malattia non è esclusivamente sofferenza. Ci sono dei momenti bellissimi. La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in la rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita. La considero anche un’opportunità. Non ti dico che arrivo fino ad essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia. L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto.
Cerco di non perdere tempo, di dire ai miei genitori che gli voglio bene. mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle str***e. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato per il resto non c’è tempo.
Mi sento molto più fragile di prima e quindi ogni mio comportamento mi porta a fare questo ragionamento, cioè: è la cosa giusta che sto mostrando alle mie figlie? In questo senso cerco di essere un esempio positivo e cerco di insegnare alle mie figlie che la felicità dipende dalla prospettiva con cui guardi la vita, che non ti devi dare delle arie, ascoltare di più e parlare di meno, devi cercare di migliorarti ogni giorno, devi ridere spesso, devi aiutare gli altri. Secondo me, questo è un po' il segreto della felicità. E soprattutto cerco di fare in modo che loro abbiano l'opportunità di trovare la loro vocazione.
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Mancini: "Ho pianto anche per Vialli, stiamo diventando anziani..."

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