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Napoli: Cristiano Giuntoli, l'architetto dello Scudetto. Colpi, segreti e meriti del ds partito dalla D e giunto al top

Stefano Dolci

Pubblicato 05/05/2023 alle 17:01 GMT+2

SERIE A - All'ottava annata da direttore sportivo del Napoli, Cristiano Giuntoli ha ricoperto un ruolo decisivo nella vittoria dello Scudetto che il popolo partenopeo attendeva da 33 anni. Un'impresa figlia di intuizioni vincenti (da Kim a Kvaratskhelia passando per Anguissa), programmazione e decisioni coraggiose: le stesse armi che gli avevano permesso di portare il Carpi dalla Serie D alla A.

Napoli Campione d'Italia 33 anni dopo! Le tappe dello Scudetto n°3 in 280"

Per un pugno di esami mai dati la laurea in Architettura non l’hai mai presa però Cristiano Giuntoli da anni è indubbiamente uno dei più capaci scopritori ed astuti assembletatori di talenti del panorama calcistico nazionale ed internazionale. Gli mancava solo la consacrazione che ha ottenuto vincendo il trofeo che tutto il popolo napoletano bramava da oltre 30 anni con una squadra che alla vigilia del campionato nessuno, al di fuori forse di chi lavorava all’interno dei cancelli di Castelvolturno, credeva potesse essere capace di stravincere il campionato. Ora che il Napoli è campione d’Italia per la terza volta nella sua storia, ogni angolo della città è colorato d’azzurro e qualunque bambino che gioca a pallone sogna di dribblare come Kvara o scaraventare il pallone in rete come Victor Osimhen: Cristiano Giuntoli può finalmente sciogliersi il nodo alla cravatta, festeggiare insieme al suo staff di collaboratori e godersi la sua impresa più bella: frutto del coraggio, dell’acume, della determinazione, della capacità di intessere relazioni proficue, circondarsi di persone fidate e capaci e, perché no, pensare fuori dagli schemi, battendo strade che altri non intraprenderebbero.

Ridurre i costi e vincere campionati: la specialità di casa Giuntoli

Arrivato 8 anni fa nel capoluogo campano, scelto da Aurelio De Laurentiis in persona, Giuntoli è riuscito ad imporsi e a lasciare il segno, paradossalmente, nel biennio più complicato dal suo sbarco a Napoli: quello in cui la società ha scelto – in due fasi - di rinunciare a quello zoccolo duro di titolari che aveva sfiorato a più riprese lo scudetto con Maurizio Sarri e la squadra si ritrovava ad aver fallito per il secondo anno consecutivo la qualificazione alla Champions League. In questo scenario complicato, Giuntoli si è rimboccato le maniche ed ha fatto ciò che gli è sempre riuscito estremamente bene da quanto svolge questo ruolo: abbassare i costi, scegliere giocatori poco inflazionati ma estremamente talentuosi ed adatti al calcio di Spalletti e soprattutto capaci nel medio-lungo periodo di arrivare a garantire un rendimento superiore rispetto a quello dei predecessori.
Se sul rettangolo di gioco il Napoli di Spalletti ha conquistato consensi in Italia e in Europa, per la sua capacità di voler condurre sempre la partita, esprimendo un calcio moderno, aggressivo con combinazioni codificate ed azioni capaci di esaltare le qualità del singolo all’interno di un collettivo voglioso di provare a dominare la partita contro qualunque avversario, fuori dal campo ad impressionare è stata l’abilità nello scouting e la capacità di costruire un organico ultracompetitivo riducendo il monte ingaggi (71 milioni di €, quinto monte ingaggi della Serie A 2022-23, dietro a Roma [86 mln €], Milan [87 mln €], Inter [133 mln €] e Juventus [160 mln €]), facendo registrare un plus di 4,4 milioni di € nel computo fra entrate (80,4 mln di €) ed uscite (76 mln €) della stagione corrente ed investendo in maniera intelligente il denaro intascato dalle ricche cessioni e programmando in maniera lungimirante le operazioni sul mercato.
  • Monte ingaggi Napoli nelle ultime tre stagioni: taglio netto di oltre il 60% sugli stipendi e risultati migliori
Squadra (anno)Monte ingaggio lordoPiù pagato
Napoli (2020-21. 5° posto)155 mln €Koulibaly 6 milioni
Napoli (2021-22, 3° posto)110 mln €Koulibaly 6 milioni
Napoli (2022-23, 1° posto)71 mln €Osimhen 4,5 milioni
Un modus operandi che Giuntoli ha affinato a Carpi, portato dalla Serie D alla Serie A in sei annate, scovando giocatori sui campi di periferia e fiutando tesori dove altri non ne scorgevano. Quattro promozioni clamorose ottenute con monte ingaggi tra i più bassi della categoria. Se a Carpi gli acquisti ‘ dal nulla’ di Kevin Lasagna dalla Serie D per 20.000 euro, di Mbakogu preso a prezzo di saldo dal fallimento del Padova o del portiere brasiliano Gabriel nell’anno della B (preso in prestito l’ultimo giorno di mercato dal Milan, riuscendo a convincere i rossoneri a farsi carico dell’ingaggio e portandolo al Cabassi per una cifra equivalente super giù al costo annuale di un magazziniere) furono le intuizioni vincenti che gli permisero di mostrare che anche senza il portafoglio gonfio di banconote si può vincere: a Napoli sono stati i colpi Lobotka, Anguissa, Kim e Kvaratskhelia nell’ultimo biennio a certificare la competenza e la straordinaria abilità di questo ex difensore toscano con un passato fra C e D che a 24-25 anni già sognava di fare il direttore sportivo e che fa del perfezionismo, dell’applicazione, della fame e dell’esaltazione del lavoro di gruppo, una delle chiavi del suo successo e della sua ascesa.
  • Da Anguissa a Kvaratskhelia fino a Kim: i colpi di Giuntoli che hanno fatto grande il Napoli e quanto valgono ora, Osimhen esborso top ma ora vale 100 mln!
Giocatore (squadra provenienza)Soldi spesi cashValore (Transfermarkt)
ZIELINSKI (dall'Udinese / estate 2016)15 mln €40 mln €
ANGUISSA (dal Fulham / estate 2021)15 mln €40 mln €
LOBOTKA (dal Celta Vigo / gennaio 2020)20 mln € + 4 bonus 38 mln €
DI LORENZO (dall'Empoli / estate 2019)8 mln €25 mln €
RRHAMANI (dal Verona / estate 2020)14 mln €25 mln €
OSIMHEN (dal Lille / estate 2020)50 mln €* 100 mln €
KVARATSKHELIA (dalla Dinamo Batumi / estate 2022)10 mln €85 mln €
KIM (dal Fenerbahce / estate 2022)19,5 mln €50 mln €
* La valutazione complessiva di Osimhen si aggirava complessivamente sui 70 mln di € con l'inserimento di alcune contropartite tecniche (Karnezis + 3 giovani della Primavera)
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La rivelazione di ADL su Kvara: "Senza Covid sarebbe arrivato 3 anni fa"

La gavetta e l’arte di non accontentarsi mai

Sono nato in un bar, quello di mio nonno, dove si mangiava pane e calcio fin da bambini, poi questa grande passione si è sviluppata, trascurando quella che era la volontà dei miei genitori. Loro mi volevano dottore o architetto. Ma io vedevo solo il calcio. Da calciatore non avevo grandi doti, ma la volontà mi ha fatto andare avanti, annullando i miei deficit fisici e tecnici. Mentre giocavo facevo anche l’allenatore nel settore giovanile. Avevano aperto una scuola calcio internazionale e io mi divertivo a fare camp in tutto il mondo. Tempo fa ho ritrovato un articolo di giornale del 1996 in cui, a 24 anni, dicevo che la mia grande aspirazione era fare il dirigente sportivo. [Cristiano Giuntoli @Sky Sport, gennaio 2019]
Da queste poche righe si capiscono alcune delle qualità che hanno permesso a Giuntoli di arrivare, ad essere, a 51 anni uno dei dirigenti più stimati d’Italia: la curiosità e la consapevolezza che più conoscenze si acquisiscono più si riesce ad essere autorevoli coi calciatori e credibili con il proprio datore lavoro e con i propri collaboratori. Mentre tanti giocatori che si barcamenano tra i dilettanti e il basso professionismo, si limitano a fare solamente i calciatori: Giuntoli sin dai 24-25 anni allena, organizza camp in giro per il mondo, allaccia legami ed acquisisce competenze anche in ambiti strettamente slegati dall’agonismo.
Chi ha avuto la fortuna di frequentarlo ben prima che spiccasse il volo verso la Serie A e il calcio di vertice, giura che Giuntoli è molto più che un acuto talent scout o un paziente tessitore di trattative: laureato in Scienze Motorie e Sportive, vanta conoscenze nel campo dell’osteopatia e si intende anche di terreni di gioco. Ai tempi della sua esperienza nel Carpi, nei mesi invernali, per evitare infortuni e preservare le ginocchia dei calciatori dai campi pesanti si era premurato che la prima squadra svolgesse gli allenamenti sul terreno sintetico di Fiorano - località alle porte di Maranello dove sorge il circuito di proprietà della Ferrari - nonostante fra andata e ritorno da Carpi giocatori e staff dovessero sobbarcarsi tutti i giorni circa 90 km.
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Cristiano Giuntoli insieme all'ex presidente del Carpi Stefano Bonacini: dal 2009 al 2015 insieme hanno ottenuto 4 promozioni in 6 anni portando la squadra fino alla storica promozione in Serie A

Credit Foto LaPresse

Sempre vicino alla squadra e all’allenatore durante la settimana negli allenamenti e nel giorno della partita, che a differenza di altri colleghi guarda seduto in panchina e non in tribuna come un vero membro dello staff tecnico, Giuntoli a Napoli ha vinto tanto scetticismo imparando a lavorare nell’ombra, lasciando il palcoscenico a un presidente carismatico ed umorale come Aurelio De Laurentiis e, insieme ai suoi collaboratori, costruendo quel gruppo di lavoro che ha permesso al Napoli in tre anni di ridurre i costi di oltre il 60% il monte ingaggi, affidando a Spalletti una squadra priva di egoismi e che gioca un calcio tanto bello, quanto efficace. Il ‘suo cerchio magico’ è composto dal braccio destro Giuseppe Pompilio (fido vice dai tempi di Carpi) col quale lavora in simbiosi da più di 10 anni, il responsabile dell'area scouting Maurizio Micheli e i suoi collaboratori Leonardo Mantovani e Nicolò de Cobelli. Gente capace, che studia video, va sul campo, rimanda a Giuntoli che poi propone a Spalletti e infine ad ADL, che ha sempre l’ultima parola.
Ci dividiamo i compiti al video e poi si vanno a vedere i giocatori in maniera mirata. Poi incrociamo tutte le informazioni nella nostra chat di WhatsApp e lavoriamo così, in maniera molto semplice e veloce. [Cristiano Giuntoli @Sky Sport, gennaio 2019]
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Kvicha Kvaratskhelia insieme a Cristiano Giuntoli: l'acquisto dell'esterno georgiano per soli 10 milioni, la scorsa estate, è stato uno dei colpi decisivi nell'allestimento del Napoli campione d'Italia 2022-23

Credit Foto Getty Images

Non avere paura di cambiare

Ma se Cristiano sognava di fare il direttore sportivo da quando aveva appena 24 anni, la modalità in cui Giuntoli lo è diventato fattivamente è al quanto peculiare e fa capire quanto farsi trovare pronti ed avere il carisma di mettere subito i puntini sulle i, sia importante. Giuntoli, infatti, arriva a Carpi grazie all’amicizia che lo lega con Giandomenico Costi, un’amicizia nata negli States fra camp internazionali e breve esperienze in una franchigia minore a New York. Costi, smessi i panni del calciatore di Eccellenza, nell’estate del 2009: l’anno in cui Dorando Pietri e Carpi si fondono in un’unica società per affrontare il campionato di Serie D: viene promosso direttore sportivo dal patron Stefano Bonacini. I risultati però dopo poche settimane sono al di sotto delle aspettative e così Costi, che si era portato Giuntoli come collaboratore tecnico, decide di fare un passo indietro e convince Bonacini a dare fiducia a Giuntoli nel ruolo di direttore sportivo.
Giuntoli – che nei primi mesi dal suo arrivo a Carpi ha dormito sul divano dell’amico Costi – accetta l’incarico ma oltre a cambiare l’allenatore chiede di poter rivoluzionare in maniera massiccia l’organico nel mercato di riparazione. Per il ruolo di allenatore la prima candidatura che avanza è tutt’altro che banale vista col senno di poi: propone a Bonacini di ingaggiare Maurizio Sarri, allenatore toscano con esperienze ondivaghe fra Serie C e Serie D ma tante idee belle in testa, che gli avrebbero permesso negli anni a venire di diventare uno dei tecnici più apprezzati d’Italia. Bonacini però sceglie il più esperto Francesco D’Astoli. Il binomio Sarri-Giuntoli sarà solo rimandato di qualche anno visto che entrambi si troveranno a lavorare fianco a fianco a Napoli dal 2015 al 2018, scrivendo alcune delle pagine più esaltanti della storia della presidenza De Laurentiis.
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Cristiano Giuntoli e Maurizio Sarri, LaPresse

Credit Foto LaPresse

E’ nel mercato d’ottobre che però Giuntoli dà prova di sapersi muovere con scaltrezza, coraggio ed intelligenza: il restyling e l’arrivo di nuovi innesti, spesso sconosciuti o pescati nel sommerso, rianimano l’organico che inizia a macinare risultati e tramite i playoff riesce a guadagnarsi la prima promozione in Lega Pro Seconda Divisione, la Serie C2. Il primo capolavoro di una collezione di imprese che dopo quattro promozioni in 6 anni si sublima con questo scudetto in cui il marchio di fabbrica di Giuntoli si vede nell’arte della programmazione, nel coraggio di non aver paura di prendere decisioni scomode e nell’abilità di vendere bene e comprare a buon mercato giocatori ancor più funzionali al gioco dell’allenatore. Niente male davvero per uno a cui mancavano pochi esami per diventare architetto ma che da giovedì 4 maggio ha scritto una delle pagine più incredibili della storia del calcio italiano...
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