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Inter, Jiangsu Suning sempre più in crisi: gli stranieri non si presentano alla ripresa

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Pubblicato 25/01/2021 alle 18:07 GMT+1

CHINESE SUPER LEAGUE - La squadra di proprietà di Suning, che controlla anche l'Inter, vive un momento difficile tra stipendi non pagati e tagli ai compensi dettati dalle nuove norme imposte dal governo. Dopo una pausa la squadra si è ritrovata senza l'allenatore e diversi giocatori che hanno scelto di disertare. Lo riporta Repubblica tramite il sito web Titan Sports Plus.

Jiangsu Suning won the Chinese championship for the first time in history, beating Guangzhou Evergrande in the final. Brazilian Alex Teixeira scored the winning goal

Credit Foto Getty Images

Lo Jiangsu Football Club è in crisi nera. La squadra di proprietà di Suning Holdings Group, che controlla anche l'Inter, pochi mesi fa ha vinto la Super League per la prima volta nella sua storia. Eppure, il club negli scorsi mesi ha avuto difficoltà a pagare gli stipendi ad allenatore e giocatori. E, in accordo con le nuove norme del governo cinese, ha imposto loro un taglio dei compensi futuri. Per questo, alla ripresa degli allenamenti dopo il periodo di pausa, nessuno dei tesserati stranieri si è presentato al centro di allenamento. A darne notizia è il sito web Titan Sports Plus, specializzato in sport in Cina. Ad approfondire la questione è, invece, Franco Vanni su Repubblica.

Anche l'allenatore diserta

Oltre ai calciatori, fra cui il brasiliano Alex Teixeira (ex Shakhtar Donetsk), ha disertato la ripresa delle attività lo stesso tecnico, il romeno Cosmin Olaroiu, che già si era rivolto alla FIFA chiedendo che risolvesse con un arbitrato il proprio rapporto con la società. Il tecnico, che formalmente ha ancora un anno di contratto, ha di fatto terminato il proprio lavoro a Nanchino. L'unico straniero che è regolarmente al lavoro nel centro sportivo dello Jiangsu sarebbe il preparatore atletico Ferdinando Hippoliti. Una situazione fuori controllo, nonostante i messaggi rassicuranti fatti filtrare da Suning nelle passate settimane.
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Il governo cinese

Il governo cinese, che nel 2015 aveva varato un programma di investimenti nel calcio, ha fatto una brusca marcia indietro. In patria ha imposto a sponsor e proprietari di togliere il proprio nome da quello del club (il Jiangsu Football Club si chiamava Jiangsu Suning) e ha fissato a 3 milioni di dollari lordi l'anno lo stipendio massimo per ciascun calciatore. Una novità accolta con rabbia dai tesserati del Jiangsu che, oltre a non ricevere regolarmente i pagamenti, si sono visti decurtare la paga da un giorno all'altro. La riduzione degli ingaggi ha spinto anche diversi giocatori italiani a lasciare la Super League: da Graziano Pellé (che allo Shandong Luneng ha guadagnato 15 milioni a stagione per 4 anni) a Stephan El Shaarawy (che allo Shangai Shenhua ne prendeva 16), ormai pronto a riabbracciare la Roma.

Suning e l'Inter

Per quanto riguarda il ruolo delle aziende cinesi nel calcio all'estero, il governo di Pechino ha scoraggiato nuovi investimenti, sottoponendoli a un meccanismo di autorizzazione politica. Il provvedimento, assieme alla difficile situazione economica di Suning, è alla base della crisi di liquidità dell'Inter e della decisione di cedere quote di capitale ai fondi. Il club nerazzurro è in trattativa con il fondo BC Partners. Insomma, i segnali che arrivano dalla Cina non sono incoraggianti per l'Inter.
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