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Ciclismo, Volta a Catalunya - Carapaz e Almeida in forma per il Giro d'Italia, Juan Ayuso è una goduria, ok Bagioli
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Pubblicato 28/03/2022 alle 08:09 GMT+2
La Volta a Catalunya 2022 si è conclusa con il successo (un po' a sorpresa) di Sergio Higuita della Bora. Alle spalle del colombiano, i due principali candidati alla vittoria del Giro d'Italia: Joao Almeida e Richard Carapaz. In grande crescita Johannessen, Ayuso e Skjelmose Jensen, mentre la vittoria di Andrea Bagioli non può nascondere i difetti del ciclismo italiano.
Nella bagarre tra i big spunta Bagioli, gli highlights
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La sfida Joao Almeida-Richard Carapaz (che rivedremo anche al Giro), la sorprendente vittoria di Sergio Higuita, le giovani leve (Johannessen, Jensen) che crescono a vista d’occhio e accelerano il cambiamento, le nuove ruote veloci (Groves, Vernon), il talento incommensurabile di Juan Ayuso, gli errori tattici della UAE-Emirates, la mano oscura della Ineos-Grenadiers e i problemi endemici del ciclismo italiano (che la vittoria di Andrea Bagioli non può nascondere). Sono queste le verità che ci ha consegnato la Volta a Catalunya 2022, riassunte per voi in questi 5 punti. Buona lettura. 
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Juan Ayuso, Tobias Halland Johannessen e Richard Carapaz
Credit Foto Getty Images
Almeida vs Carapaz: vedremo un grande Giro d'Italia
Premessa: metto le mani avanti, fregandomene degli eventuali cambi nelle startlist e delle idee delle squadre. 
Per tanto tempo, in questi mesi, si è parlato di un Giro d’Italia 2022 floscio, di secondo piano rispetto al Tour. Da un certo punto di vista questa cosa è verissima (nessuno avrebbe il coraggio di dire il contrario), ma se guardiamo l’altro lato della medaglia possiamo iniziare a fregarci le mani. In quel di maggio, per tre settimane, Joao Almeida e Richard Carapaz saranno occhi negli occhi. Testa contro testa. Faccia a faccia. Il portoghese e l’ecuadoregno, sulle strade della Volta a Catalunya, a poco più di un mese dalla partenza in Ungheria della corsa rosa, hanno dato spettacolo, mostrando una condizione più che buona in vista del grande obiettivo. Joao, vincitore della tappa regina il quarto giorno, si è dimostrato il solito "cagnaccio" di sempre a cui manca solo un centesimo per fare l’euro, Richard invece - anche per natura - ha danzato e ha inventato, trionfando dopo 130km di fuga e sfruttando appieno una squadra capace di fare ancora la differenza. Forse, in ottica Giro, saranno proprio le squadre a decidere la contesa, o forse sarà uno scontro frontale all’Ok Corral tra il lusitano e la locomotiva del Carchi. Nell’attesa di scoprirlo, vi diamo un consiglio: non prendete impegni tra un mesetto.
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Higuita ci prova, Almeida ci riesce, Quintana al comando: gli highlights
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Jensen, Groves, Vernon e Johannessen: i giovani che ci piacciono
Nel ciclismo, spesso e volentieri, ci fermiamo ai nomi. Restiamo a guardare quelli di cui conosciamo il talento e non andiamo oltre. Prendete Valverde, guardate Nibali. Ancora oggi sono (giustamente) celebrati come leggende, ma purtroppo la loro carriera non è eterna, e dopo di loro dovrà necessariamente arrivare qualcun altro. La Volta a Catalunya 2022, in questo senso, è stata come una rivelazione, perché in pochi giorni ha messo sul tavolo delle carte veramente interessanti. Volete qualche nome? Ne abbiamo addirittura quattro per voi. Il primo è Tobias Halland Johannessen, autentico faro della UnoX. Il classe 1999 nato a Drobak, dopo una splendida settimana all’Etoile de Besseges, si è ripetuto in Spagna, portando a casa un meraviglioso 7° posto nella classifica generale. Colui che vi scrive non sa ancora quale possa essere il suo sviluppo finale (GC, uomo da classiche, ecc..), ma per ora promette benissimo. Poco dietro il norvegese, Mattias Skjelmose Jensen della Trek. Provenienza? Danimarca. Professione? Factotum. Rapido negli sprint e discretamente capace sulle salite non troppo pendenti. È un classe 2000: tenetelo d’occhio. Dulcis in fundo, le ruote veloci. Ethan Vernon, britannico dalla Quick-Step, ha trovato la prima gioia tra i "Pro" con una volata detonante, mentre Kaden Groves (già più conosciuto rispetto agli altri) ha stampato il successo in volata nella seconda tappa e poi ha raccolto una top3 e una top5, resistendo anche sugli strappetti più insidiosi. Il futuro è (anche) nelle loro mani. 
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Bauhaus ci prova, Groves rimonta ed esulta: rivivi la volata
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Ayuso diventerà qualcosa di grosso
Sempre rimanendo in tema giovani, non possiamo che porre la lente d'ingrandimento su Juan Ayuso. Per quello che abbiamo visto durante la Volta a Catalunya, questo prodigio spagnolo del 2002 (si, avete letto bene, 2002) è destinato a diventare qualcosa di grosso. Quanto ancora non si sa, ma gli indizi puntano alle stelle. È coraggioso, sfrontato, cattivo, menefreghista (il giusto), talentuoso. Vederlo pennellare in discesa - e fare il vuoto - nel corso della sesta tappa e "ciondolare" in salita con quell’andatura caracollante poco prima dell’attacco è già magia. Va instradato eh, soprattutto nelle logiche di squadra e nelle tattiche di gara, però ha una base da far spavento. Anche ai migliori. E non a caso il Team UAE-Emirates gli ha fatto firmare in quinquennale. Praticamente il trattamento-Pogacar. Se sapete fare 1+1…
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Ayuso è un missile: rivivi la discesa mozzafiato dello spagnolo
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La mano oscura degli uomini in nero
Passando dai ciclisti alle squadre, ecco qualche giudizio en tranchant sui top team. La Bora-Hansgrohe, più che un rendimento di alto livello, deve ringraziare Sergio Higuita, che questa vittoria se l’è parzialmente costruita da solo. Il Team UAE? Tatticamente non sono stati impeccabili, e tolta la vittoria di Almeida - che è stata un capolavoro del portoghese - hanno lasciato parecchio a desiderare. L’attacco di Ayuso giù in discesa nella sesta tappa è stato un autogol, mentre nel circuito del Montjuic potevano giocarsela un po’ meglio. Arkea? Ci hanno messo impegno, ma più di così non potevano fare. Jumbo-Visma? Senza i difference-maker (Roglic, van Aert, Vingegaard) perdono tono e vigore. Bahrain? Appiedati dalla sfortuna e dai ritiri di Jack Haig e Colbrelli. Qualcun altro? In realtà, quando parliamo di squadre, torniamo sempre al punto di partenza: la Ineos Grenadiers. Nonostante i KO di Richie Porte e Kwiatkowski - e un roster depotenziato rispetto al top di gamma - sono andati a tanto così dal vincere anche questa corsa, ballando la samba con i 130km di fuga di Richard Carapaz. Ok, sicuramente nell’analisi generale va tenuto in considerazione anche il budget, che è fuori scala per molti della concorrenza, ma quando si allacciano il caschetto gli uomini in nero sono ancora nell'elite di questo giochino. 
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Carapaz brucia Higuita dopo 130 km di fuga a due: rivivi l'arrivo
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Non nascondiamoci dietro Bagioli
L’impresa Biniam "Bini" Girmay (capace di scrivere con il pennarello indelebile il nome Africa sui fogli del ciclismo mondiale) alla Gand-Wevelgem rende necessaria una riflessione sul nostro movimento. Il numero di Andrea Bagioli a Barcellona - ovvero la vittoria di un ciclista in rapida ascesa ma non un top mondo - non può nascondere la polvere sotto al tappeto. Il meccanismo italiano, da un po’ di tempo, non funziona più: non c’è nessuna squadra World Tour (nonostante la nostra secolare tradizione), non c’è un ciclista pronto a competere sulle tre settimane con continuità, non c’è l’uomo giusto per le grandi classiche (in attesa di sviluppi sul caso Colbrelli) e non c’è IL velocista. Abbiamo dei guizzi di altissimo livello (e quelli non ce li può togliere nessuno, perché comunque tra pista e strada abbiamo ancora alcuni dei più bravi tra ciclisti, preparatori e allenatori), ma nel lungo periodo non siamo affidabili. L’impressione, da fuori, è che i problemi nascono dal basso (dalle giovanili, dai risultati esasperati - che portano al cortocircuito degli atleti - e dalla mancanza dei praticanti) e poi si espandono a macchia d’olio fino ai piani alti. L’impressione, sempre da fuori, è che il nostro movimento sia orizzontale, mentre tutti gli altri crescono in maniera verticale. Africa compresa. O lo switch arriva presto, o non arriverà mai. 
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Nella bagarre tra i big spunta Bagioli, gli highlights
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La classifica generale
| CICLISTA | TEMPO | 
| S. HIGUITA (BORA Hansgrohe) | 29h53'33'' | 
| 2. R. CARAPAZ (Ineos Grenadiers) | +16'' | 
| 3. J. ALMEIDA (UAE Emirates) | +52'' | 
| 4. N. QUINTANA (Arkea Samsic) | +53'' | 
| 5. J. AYUSO (UAE Emirates) | +1'08'' | 
| 6. B. O'CONNOR (Ag2R Citroen) | +1'13'' | 
| 7. T. JOHANNESSEN (Uno-X) | +1'13'' | 
| 8. G. MARTIN (Cofidis) | +1'16'' | 
| 9. T. TRAEEN (Uno-X) | +1'27'' | 
| 10. S. OOMEN (Jumbo Visma) | +1'55'' | 
Rivivi la settima tappa on demand
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