Opinion
MotoGPValentino Rossi, da Tavullia alla leggenda: perché è stato, è (e sarà sempre) la MotoGP
Aggiornato 16/02/2023 alle 10:23 GMT+1
MOTOMONDIALE - Per il motociclismo Rossi è stato quello che Michael Jordan è stato per il basket americano: un'atleta diventato icona planetaria, un pilota capace di tramutare qualunque gara a cui partecipasse in un "rito pagano” imperdibile per chiunque, un'equazione Valentino Rossi=MotoGP.
Valentino Rossi compie 44 anni. È nato infatti il 16 febbraio 1979 (un giorno e 14 anni prima di Marc Marquez). Rossi ha smesso di correre nel motomondiale nel 2021, è diventato papà anzi babbo, è passato dalle due alle quattro ruote ma continua a divertirsi nelle gare Endurance. Nelle prime due gare del 2023 ha ottenuto un terzo e un sesto posto, migliora gara dopo gara. Ma oggi siamo qui per fargli brevemente gli auguri e allora abbiamo pensato di farglieli raccontando il suo mito: da Tavullia all’eternità per il Michael Jordan delle due ruote.
Da Tavullia all’eternità
Virale prima ancora che questo aggettivo entrasse nel linguaggio comune, Valentino Rossi per il motociclismo è stato - né più e né meno - quello che è stato Michael Jordan per il basket americano come ha ammesso Joan Mir. Un’atleta diventato icona planetaria, un pilota capace di tramutare qualunque gara a cui partecipasse in un "rito pagano” da non perdersi per nessun motivo al mondo. Madri e figli, nonne e nipoti, genitori e figli, invasati o autentici neofiti grazie a Valentino Rossi da Tavullia si sono avvicinati a uno sport a cui senza "The Doctor” non si sarebbero mai appassionati. Già perché, parliamoci chiaro, l’Italia dal 1949 fino alla metà degli anni ‘90 è sempre stata una prolifica fucina di piloti capaci di vincere gare e fare incetta di titoli mondiali ma non ha mai vagamente avuto un ambasciatore come Rossi, uno capace di stregare un giapponese, australiano o statunitense rapiti dal carisma e dall’aura di questo fuoriclasse tanto feroce in pista quanto allegro e scanzonato una volta sventolata la bandiera a scacchi.
Un fuoriclasse capace di vincere col sorriso, distruggere psicologicamente con la sua straffottenza e il suo temperamento orde di rivali (da Biaggi a Gibernau fino a Stoner e Lorenzo), ammaliarti con le sue gag o trovate semplicemente geniali. Col suo marchio (VR46), i suoi slogan e i suoi caschi variopinti, il suo modo di comunicare ha travalicato i confini del suo sport diventato non solo il faro ma una equazione: Valentino Rossi=MotoGP.
Be like Vale
Proprio come Michael Jordan, Valentino ha ispirato e convinto migliaia di ragazzini in tutto il mondo a salire a cavalcioni di una motina e provare a diventare come lui e, nella sua seconda parte di carriera, per restare ai vertici ha creato a Tavullia un autentico vivaio (VR46 Riders Academy), lanciando alcuni dei giovani italiani più promettenti della categoria che si sono abbeverati alla fonte del Dottore e si sono fatti strada proprio seguendo le orme di Rossi. Nonostante il bramato decimo titolo iridato non sia mai arrivato e l’ultimo mondiale MotoGP sia ormai distante 12 anni fa, la sua stella non si è offuscata e tutti alla domenica si sono accamodati dinanzi alla tv per assistere alla gara di Vale.
Perché con Rossi semplicemente non si sa mai e magari c’è ancora spazio per un’altra rimonta da sogno dalle retrovie o un altro sorpasso da aggiungere alla galleria dei capolavori. Con questo stato d’animo tutti assisteranno alle prossime 9 gare – che saranno un clamoroso e meraviglioso “farewell tour” - poi il motomondiale entrerà in una nuova era senza il suo re a cavallo di una M1 con quel 46 giallo sul cupolino. Farà strano non vedere più Rossi in griglia e per la MotoGP inizierà una nuova era. Senza la sua leggenda più grande che passerà alle quattro ruote per cimentarsi in una nuova sfida e perseguire la sua vera natura.
Io sono un pilota e lo sarò per tutta la vita.
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