Olimpiadi, Tokyo 2020: L'Italia s'è desta: record di podi, prime volte e risultati di una spedizione storica
Aggiornato 09/08/2021 alle 15:44 GMT+2
TOKYO 2020 - Cala il sipario sulla XXXII edizione dei Giochi olimpici estivi, rassegna che marchia a caratteri indelebili i libri di storia dello sport italiano. Dal record di podi sbriciolato al primato di discipline a medaglia, passando per i tabu sfatati: un film straordinario che ha superato tutte le aspettative della vigilia (nonostante qualche delusione).
Marcell Jacobs che sfila alla cerimonia di chiusura di Tokyo 2020 è l'ultima fotografia di un'Italia che sorride, che vince, che esulta. E che esalta. Dopo sedici giorni (e più) di gare si chiude anche la XXXII edizione dei Giochi Olimpici estivi. Una rassegna che fino all'accensione del braciere ha rischiato di saltare per aria e dove la nostra spedizione ha messo insieme una sequela di risultati mai visti. Se le aspettative generali erano comunque alte, il bilancio complessivo va oltre ogni previsione e marchia a caratteri indelebili la storia del nostro sport.
I numeri
Le statistiche non sempre dicono tutto, anzi. Ma qui parliamo di numeri storici, da record, ed è impossibile non snocciolarli con orgoglio. Il bronzo delle incantevoli Farfalle della ginnastica ritmica ha portato a 40 il record di medaglie azzurre in un'Olimpiade, superando di ben quattro unità il primato precedente (36, ottenuto a Los Angeles 1932 ed eguagliato a Roma 1960). Dieci ori, dieci argenti, venti bronzi. Cifre tonde che sono pure belle da leggere e facili da memorizzare. Un'Italia che ha sempre timbrato il cartellino giornaliero alla voce "podi": sedici su sedici. Un percorso netto mai visto, meglio anche del 15/16 di Atene 2004, che era già favoloso. È caduto anche un altro primato dell'edizione greca, quello delle discipline a medaglia. Allora erano state 17, a Tokyo ben 19. Meno appariscenti, ma altrettanto significativi altri due record raggiunti: i piazzamenti nelle prime otto posizioni (da 83 a 109) e nelle prime dieci posizioni (da 114 a 141).
I volti
Gli atleti italiani andati a medaglia in Giappone sono 66 e ognuno ha la sua storia da raccontare. Ma se proviamo a fare il difficile esercizio di scegliere i volti di queste Olimpiadi dobbiamo partire proprio da Marcell Jacobs. Oro nei 100 metri, la gara delle gare e cuore dell'intera rassegna. Qualcosa che non albergava nemmeno nelle fantasie del più ottimista dei tifosi. Campione con record europeo e bis magico nella 4x100, una doppietta riuscita solo ai campionissimi. Poi c'è Gregorio Paltrinieri, azzoppato dalla mononucleosi nel momento peggiore possibile. Un argento, un quarto posto e un bronzo, risultati tutti classe e cuore, da fenomeno, perchè il fisico era quello che era. Vanessa Ferrari invece stava benissimo. E col meraviglioso argento nel corpo libero ha coronato una carriera leggendaria, col sorriso anche a un evento che troppe volte l'aveva beffata in passato. Alla sua grazia fanno da contraltare i muscoli poderosi di Filippo Ganna, che all'IZU Velodrome ha condotto il quartetto dell'inseguimento a un trionfo epico, con tanto di record del mondo.
Nuoto e atletica, che bellezza
Sono state anche le Olimpiadi del saluto di Federica Pellegrini, capace di conquistare la quinta finale in cinque edizioni nella stessa specialità (i 200 stile libero, ovviamente) come solo Michael Phelps. Il sorriso con cui si è goduta la gara (dove ha chiuso settima) la dice lunga. Una veterana che lascia la squadra in ottime mani, con ventenni terribili già a medaglia e che promettono grandissime cose nel futuro prossimo e non. E proprio questa disciplina è stata per noi la più prodiga di podi: 6, uno in più di scherma e atletica. Certo, quest'ultima ha regalato emozioni come non era mai successo. Cinque medaglie, tutte d'oro, con il rinato Gianmarco Tamberi e i marciatori Massimo Stano e Antonella Palmisano ad unirsi alle gioie degli uomini jet. Mai avevamo vinto così tanto nella disciplina regina.
Le delusioni
Come accade sempre, le Olimpiadi sono anche teatro di delusioni, passaggi a vuoto, controprestazioni. Ne citiamo un paio. La scherma è da sempre il nostro porto sicuro, fucina di medaglie inesauribile al maschile come al femminile. Anche a Tokyo le aspettative erano molto alte e il bottino di cinque medaglie è stato giudicato insufficiente da molti, scatenando una bufera intorno al CT del fioretto Andrea Cipressa. A fare specie è stata soprattutto la mancanza di ori, fatto che non si verificava dal 1980. Anche negli sport di squadra con la palla i risultati non sono stati soddisfacenti, con nessuna selezione in grado di superare i quarti di finale. Fuori dalle prime quattro ovunque, come non accadeva dal lontanissimo 1924 (al netto di formule evolutesi radicalmente nel corso degli anni). Pesano soprattutto le eliminazioni premature di pallavolo femminile e pallanuoto maschile, due squadre che puntavano almeno alla medaglia.
Le prime volte
Ma, come detto, a Tokyo 2020 i sorrisi hanno più che doppiato le delusioni e questo grazie anche a tanti risultati inediti. Come nell'esordiente karate (ma a Parigi non ci sarà), dove Luigi Busà e Viviana Bottaro hanno fatto vedere tutto il valore dell'Italia anche in questa disciplina. O nella grinta di Irma Testa, prima donna italiana a conquistare una medaglia nel pugilato. Un po' come Giorgia Bordignon (d'argento) nel sollevamento pesi, disciplina che ci fatto gioire anche con Mirko Zanni e Nino Pizzolato, o Lucilla Boari bronzo nel tiro con l'arco. E che dire della coppia Valentina Rodini-Federica Cesarini, primo oro (e prima medaglia!) del canottaggio azzurro al femminile, grazie a un finale da favola nel doppio pesi leggeri? Altra coppia, ma stavolta mista e anche qui è una prima volta: Ruggero Tita e Caterina Banti hanno letteralmente dominato nella vela, categoria Nacra 17.
Verso Parigi
L'Italia esce con fierezza dal Giappone, forte di risultati storici e consapevole che più che un punto d'arrivo possa trattarsi di un traguardo intermedio verso un'ulteriore crescita. Perchè se per Tokyo l'attesa è stata più lunga del previsto, a Parigi mancano "solo" tre anni. Ma soprattutto perchè i margini di crescita sono evidenti, anche in molte discipline in cui già facciamo la differenza, e in tanti si presenteranno al prossimo appuntamento olimpico nel pieno della carriera. A partire da Vito Dell'Aquila, primo oro della nostra spedizione in queste Olimpiadi e primo atleta nato negli anni 2000 a conquistare una medaglia olimpica.
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