Conegliano continua a vincere: 7° Scudetto di fila e 18° trofeo consecutivo in ambito italiano. Il dominio dell'Imoco un male per il volley? No, anzi

PALLAVOLO, SERIE A1 - Il dominio pallavolistico di Conegliano inizia a suscitare dubbi e perplessità sul valore del campionato e sul suo appeal. In modo anacronistico e sbagliato, visto cosa ci hanno "raccontato" le ultime finali Scudetto. Dal 27 ottobre 2018 l'Imoco ha vinto 312 delle 335 partite giocate tra tutte le competizioni. E continua a fare scuola: in Italia e nel mondo. L'editoriale.

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3 febbraio 2019. L'ultima volta in cui Conegliano ha perso un trofeo in ambito italiano. Da allora, 18 competizioni in palio e 18 trionfi consecutivi, per arricchire una bacheca che, dopo la vittoria dello Scudetto 2024/25, è composta da ben 28 coppe, incluse due Champions League e tre Mondiali per Club. Numeri alla mano, lo strapotere pallavolistico dell'Imoco è già molto evidente. Eppure ci sono svariati aspetti che rendono ancor più incredibile il cammino compiuto dalle Pantere negli ultimi 10 anni. Un dominio sportivo che, specie con la vittoria dell'ottavo Tricolore, sta generando diversi dubbi e interrogativi: non tanto sull'Imoco, quanto piuttosto sui riflessi che potrebbe avere tale striscia vincente e sulla competitività della Serie A1.
Dubbi a volte privi di fondamento; spesso insensati e anacronistici; ogni tanto un pizzico irrispettosi; quasi sempre futili e poco centrati. Si parta anzitutto da un presupposto. Nella storia dei principali sport di squadra, nessun club ha mai vinto 18 trofei consecutivi a livello italiano. Non ci è riuscita la Juventus nel calcio. Non ce l'hanno mai fatta nemmeno Olimpia Milano o Virtus Bologna nel basket. Si fermò invece a 14 la Novara dell'hockey su pista, tra Scudetto, Coppa Italia e Coppa di Lega. Insomma, di per sé questo è un risultato storico, da celebrare piuttosto che sminuire o addirittura denigrare. Ma ci sono tantissimi altri validi motivi per cui il dominio di Conegliano non rappresenta un "male" per la pallavolo italiana. Scopriamoli allora.

Il dream team stimola la concorrenza e il pubblico resta affezionato

La prima "critica" che viene mossa all'Imoco è quella di portare a una "disaffezione" di pubblico e tifosi verso la Serie A1. A ben vedere, semmai è proprio il contrario. Gara-1 e gara-3 sono state giocate in un Pala Verde sold-out, alla presenza di oltre 5.400 spettatori per partita, e con vendita dei biglietti polverizzata in pochissimi minuti. Senza considerare l'attenzione mediatica generata per queste finali Scudetto, con tre diversi broadcaster (Rai, DAZN, VolleyballWorld TV) a trasmettere le finali e presenziare in loco per gara-3. Se il campionato più bello del mondo avesse perso appeal, come si spiegherebbero tutti questi aspetti? Oppure, come dovremmo valutare gli oltre 12.000 spettatori che sono accorsi all'Unipol Forum per assistere a gara-2 delle finali?
Almeno secondo chi vi scrive, le partite di Conegliano generano ancor più interesse proprio perché ci si chiede chi possa battere l'Imoco e strapparle così un trofeo dalle mani. Non ci si può pertanto trincerare dietro al presunto assioma che il dominio di Conegliano generi una perdita di interesse verso il massimo campionato italiano. Che anzi, a ogni nuova stagione, riparte con palazzetti spesso pieni e buoni numeri di audience televisiva, specie se rapportati ad altri sport. Anche perché alla fine l'interesse di una pratica sportiva di squadra - calcio escluso - dipende anzitutto dai risultati delle rispettive nazionali. In tal senso, l'oro olimpico dell'Italia femminile e gli ottimi risultati internazionali di quella maschile fungeranno da catalizzatori ancora per diverso tempo.

Conegliano non è imbattibile: Novara ce l'ha dimostrato più volte

Una seconda critica fatta a Conegliano riguarda invece la sua imbattibilità. Altro aspetto che genererebbe un ulteriore calo di interesse nel seguire la Serie A1, visto che tanto si conoscerebbe già la vincitrice finale. A ben vedere, il dream team gialloblù non è imbattibile. O, meglio, non lo è sempre. Lo sa molto bene l'Igor Gorgonzola Novara, ultima squadra capace di conquistare un trofeo italiano contro la Prosecco Doc - la Coppa Italia 2019 - nonché di interrompere le strisce di vittorie consecutive delle Pantere. Nel 2023/24 a 45 gare vinte di fila, centrando il successo in gara-2 delle semifinali Scudetto; in questo 2024/25 a 50 successi in serie, complice un'altra vittoria in gara-2 delle semifinali Scudetto. In tale secondo caso, un netto 3-0 il 29 marzo scorso: tra tutte le competizioni, Conegliano non perdeva 0-3 fuori casa dal 9 maggio 2023.
Dal 27 ottobre 2018, data d'inizio della stagione 2018/19, l'Imoco ha poi giocato 335 partite tra tutte le competizioni vincendone 312. Ovvero il 93%. Di converso, i ko sono stati soltanto 23, di cui tre nelle ultime due stagioni. Di queste 23 sconfitte, sei sono maturate proprio contro Novara; quello delle Zanzare si conferma così il gruppo maggiormente in grado di "normalizzare" il dream team. A seguire troviamo poi quattro ko contro Milano e altrettanti con Scandicci, due patiti con VakifBank e Brescia e uno con altri cinque club. Numeri stratosferici, ma anche dati che testimoniano come vi sia la possibilità - certo piccolissima - di battere Conegliano, specialmente in gara secca. Serve quello che nello sport viene definito come l'allineamento di tutti i pianeti: il contemporaneo verificarsi di determinate condizioni.

La provincia che investe continua a fare scuola e tiene viva la pallavolo

Conegliano rappresenta soltanto l'ultimo esempio del provincialismo tipico del volley italiano. Dove il termine "provincialismo" non vuole affatto indicare una connotazione negativa di questo sport; semmai esaltarne una sua accezione completamente positiva. Se i grandi centri urbani faticano ad assemblare squadre da titolo, i piccolo-medi agglomerati riescono invece a tessere rapporti con le realtà imprenditoriali locali che danno sbocco a progetti vincenti, sia sul piano sportivo che su quello economico. Per non limitarsi al campo femminile, si pensi a Civitanova in quello maschile. Oppure ancora alla già citata Novara. I soldi ci sono, indubbiamente. Eppure è altrettanto innegabile che vengano spesi con un'oculatezza e una creatività mirate al fine unico: quello della funzionalità manageriale-sportiva del progetto.
Come abbiamo più volte scritto, Conegliano muta la sua forma mantenendo però immutabile la sua essenza. Più vince, più pianifica per vincere. Più trionfa, più accumula la fame necessaria per alimentare il suo ciclo sportivo e tramandare così la sua leggenda. Garantendo comunque stipendi (molto) importanti alle sue stelle, con l'aiuto di sponsor e partner così fondamentali nel club co-presieduto da Piero Garbellotto e Pietro Maschio. Mai facendo però follie, perché il gruppo conta comunque sempre più del singolo. Senza infine dimenticare il legame che ogni giocatrice può creare con l'ambiente Imoco, trovandosi talmente a suo agio da rifiutare anche offerte ben più remunerative e permanere per diverse stagioni a Conegliano. Aspetto troppo spesso sottovalutato quando si analizzano i risultati sportivi delle Pantere. E delle altre squadre.

Il futuro allora cosa ci riserva? Chi potrà spezzare questo clamoroso dominio?

Per quanto sia evidente che il dominio pallavolistico di Conegliano non riduca l'interesse per uno sport in continua ascesa, viene comunque da chiedersi quanto possa ancora durare. Anzitutto considerando il vero nemico degli sportivi: il tempo. La nostra sensazione è che il ciclo sportivo dell'Imoco non sia ancora abbastanza maturo per esaurirsi nel volgere di questa o della prossima annata. Eppure non si può negare l'importanza di un ricambio generazionale che non deve essere oltremodo procrastinato. Ben venga considerare il talento - e non l'età anagrafica - come discriminante unica nella costruzione del roster, contestualizzando tuttavia la necessità di far crescere in casa quelle giocatrici poi in grado di raccogliere il testimone dalle varie De Gennaro, Gabi, Haak, Wolosz.
Dall'altro "lato della rete", tutti i club che vorranno tentare di detronizzare le Pantere sono invece chiamati a un ulteriore salto di qualità. A 360° e tecnico, prima ancora che economico. Perché lo sport - specie di squadra - ci ha sempre dimostrato che le differenze di capitali possono essere colmante con le idee, con lo scouting, con le invenzioni tattiche. Ciò che più conta è comunque il sistema, l'amalgama sul taraflex. In questo Conegliano fa scuola, in Italia e nel mondo, e continuerà a farla ancora per anni, a prescindere da quanti titoli inserirà nella sua bacheca. Se non bastassero tutti gli altri motivi sopra esposti, si prenda allora quest'ultimo: come si può considerare controproducente un gruppo che rappresenta alla perfezione ciò che dovrebbe essere lo sport di squadra? Per noi, è semplicemente impossibile. Magari ci sbagliamo...
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