Opinion
Sci AlpinoCoppa del Mondo, il pagellone - Odermatt e Shiffrin inarrivabili, Goggia "the brave"
Aggiornato 20/03/2023 alle 15:29 GMT+1
SCI ALPINO - Dopo 76 gare complessive e cinque mesi di spettacolo, si è chiusa la 57ª edizione della Coppa del Mondo di sci alpino. Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin hanno vinto la classifica generale come nella stagione passata e hanno stabilito record storici di questo sport. Ma i due campioni non sono certo stati gli unici protagonisti. Vincitori e vinti, sorprese e delusioni, ecco le pagelle.
Sölden ha aperto le danze, Soldeu ha ospitato il gran finale. La 57ª edizione della Coppa del Mondo di sci alpino va in archivio e come al solito lascia tanti temi su cui riflettere, dibattere, scrivere. Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin si sono presi la copertina con una stagione straordinaria, ma sono tanti gi atleti su cui vale la pena soffermarsi. Tra questi anche molti rappresentati dell'Italia, che può sorridere in alcuni casi e non può essere soddisfatta in altri. E dunque, come da tradizione, è il momento di assegnare i voti a chi abbiamo visto all'opera in questi cinque mesi di gare.
Nota bene: i voti non prendono in considerazione i risultati ottenuti ai Mondiali di Courchevel/Méribel, a cui abbiamo dedicato un altro pagellone
10 al re e alla regina: Odermatt e Shiffrin
Marco e Mikaela sono un dono, il fatto di poter godere delle loro gesta nella stessa epoca è una fortuna inestimabile. Partiamo dallo svizzero. La seconda Coppa del Mondo generale di fila finisce in bacheca con tanto di record di punti al maschile in una singola stagione (2042), superando l’iconico 2000 di Hermann Maier che resisteva da 23 anni. Un inverno leggendario per il fenomeno di Buochs, che vince 13 gare (come solo Stenmark, Hirscher e lo stesso Herminator), raccoglie addirittura 22 podi e si porta a casa anche i trofei di gigante e Super G. Un cannibale buono, che a 25 anni risale ad ampie falcate le classifiche più prestigiose di questo sport e chissà dove potrà arrivare. E a proposito di gotha dello sci alpino, la nuova padrona di casa è proprio Mikaela Shiffrin. La statunitense torna ai livelli divini del 2018/19 e conquista la quinta generale della sua carriera aggiornando il personale primato di punti: 2206. Ma questa stagione, segnata anche dai trofei di slalom (il settimo, mai nessuna come lei) e gigante, verrà ricordata soprattutto per la fine della rincorsa alle 86 vittorie di Stenmark in Coppa del Mondo. Un numero sacro e fermo lì dal 1989, eguagliato e superato da Mikaela ad Åre, proprio dove nel 2012 aveva conquistato il primo successo a questo livello. Il tassametro si è attestato, per ora, a quota 88. La tripla cifra è l’obiettivo, non utopia.
9 a Kilde, primo degli umani
Gentiluomo dello sci, ma anche superbo signore della velocità. Il norvegese instaura un duello splendido e leale con Odermatt per buona parte della stagione e si toglie la soddisfazione di vincere la Coppa di discesa come dodici mesi fa. Rimane in corsa a lungo anche per il trofeo di Super G, prima di cedere alla distanza all’indemoniato rivale. Buoni piazzamenti anche in gigante, dove agguanta due top 10 tra Schladming e Adelboden. Termina la sua campagna con otto vittorie e tredici podi. Numeri che varrebbero anche la Coppa generale, se non dovesse confrontarsi con un signore che di umano ha ben poco.
8,5 a "the brave" Sofia Goggia
Due spanne sopra la concorrenza in discesa libera, di cui è sempre regina incontrastata. La quarta Coppa di specialità della carriera arriva con una gara d’anticipo, nonostante qualche intoppo: la caduta di Cortina in gara-2 e una mano rotta a Sankt Moritz, che non le impedisce di vincere comunque nemmeno 24 ore dopo. Il suo score parla chiaro: nove discese disputate in Coppa del Mondo, cinque vittorie (mai così tanti in un singolo inverno) e tre secondi posti. Il pettorale rosso si è fuso alla tuta della Nazionale italiana e viene indossato senza sosta dalla bergamasca dall’ormai lontano dicembre 2020. Meno performante dell’anno scorso in Super G, dove coglie comunque tre top 5 e viene “privata” del successo da un meteo ballerino in quel di Kvitfjell.
8 ai sempreverdi Gut e Kristoffersen
Da campioni di precocità a veterani vincenti. La svizzera e il norvegese hanno cominciato a mietere successi in Coppa del Mondo tanti anni fa, ma non hanno nessuna intenzione di fermarsi. Lara mette insieme tre vittorie e nove podi in tre specialità diverse, tornando a esultare in un gigante di Coppa dopo sei anni e arpionando il quarto trofeo di Super G della carriera (ai danni soprattutto, ahinoi, di una Elena Curtoni la cui stagione è comunque da 7). Le affermazioni a questo livello sono 37, solo sei donne hanno fatto meglio nella storia. Kristoffersen si affida agli sci dell’ex rivale Marcel Hirscher e costruisce un’altra annata molto solida. Vince “appena” due gare, ma sale sul podio in 11 occasioni e chiude secondo nella classifica di specialità sia di gigante che di slalom. Qualche rimpianto c’è, soprattutto tra i rapid gates, ma avrà altre occasioni. Intanto, si porta a 83 podi in Coppa del Mondo, come Pirmin Zurbriggen. Sono davvero tanti e non finisce qua.
8 alla stagione complementare di Brignone e Bassino
Le due campionesse del mondo di Méribel disputano una stagione dalle parabole molto diverse tra loro. Federica comincia in sordina e fatica carburare, prima di esplodere nel 2023 e raccogliere sette podi tra gigante, discesa e Super G. La perla è il successo di Sankt Anton. I piazzamenti tra le migliori tre in Coppa del Mondo sono ora 56, con tanto di primato italiano femminile strappato a Isolde Kostner (51). Il podio nella generale sfugge in maniera beffarda, ma la valdostana supera comunque i 1000 punti per la terza volta in carriera. Marta, invece, parte alla grande e infila podi a ripetizione in gigante, vestendo anche il pettorale rosso. Brilla anche nei Super G di Sankt Anton e Cortina, “prove generali” per il successo iridato. Il suo finale, purtroppo, è segnato dalla tragedia famigliare che ne condiziona il rendimento.
7,5 alla personalità di Braathen, alla costanza di Vlhova
Il primo atleta nato negli anni Duemila a vincere una Coppa di specialità nello sci alpino. Il norvegese compie l’impresa uscendo vincitore dalla pazza lotteria dello slalom maschile e dopo aver avuto la meglio in uno spettacolare duello interno sul signor Kristoffersen. Personalità e talento da vendere per Pinheiro, che nel corso dell’inverno deve anche affrontare un’operazione di appendicite e non trema nel caldo, meteorologico ed emotivo, di Soldeu. Voto alto anche per Petra Vlhova, un martello di costanza. La slovacca vince meno del solito e quando ci riesce per la prima volta si commuove (slalom di Flachau). Nove podi silenziosi (solo Shiffrin meglio al femminile), che le valgono un altro podio in classifica generale.
7 alla rinascita di Stuhec
La campionessa capace di vincere due titoli mondiali in discesa libera era un ricordo ormai sbiadito, troppo segnata dagli infortuni per pensare di tornare a primeggiare in questo sport e a un passo dal ritiro. E invece la Coppa del Mondo 2022/23 ci restituisce il talento e il sorriso della slovena, capace di vincere una gara quattro anni dopo l’ultima volta. Quattro podi, due vittorie e una sola volta fuori dalla top 10 nelle nove discese stagionali. L’unica che sembra poter impensierire Goggia in più di un’occasione. Bentornata.
6,5 alle prime volte di Casse
La carta d’identità segna 19/02/1990 e comincia a ingiallirsi, ma Mattia insegna che non è mai troppo tardi per togliersi grandi soddisfazioni, anche a questo livello. Casse aveva debuttato in Coppa del Mondo nel dicembre 2009 e prima di questa stagione non era mai salito sul podio. Ci riesce una prima volta nella discesa in Val Gardena e siccome l’appetito vien mangiando, si ripete nel tempio di Wengen e ci aggiunge il tris nel Super G di Cortina. Fiducia e consapevolezza nei propri mezzi sono tra i segreti di questo nuovo corso. La continuità e i piazzamenti lo portano al 14° posto in classifica generale, con vista sui primi dieci. È lui il migliore degli italiani.
6 all’Austria
Dal Wunderteam ci si aspetta sempre la Luna, ma stavolta le Nazioni copertina della stagione sono altre. E se è vero che le perle di Vincent Kriechmayr in discesa, l’eccellente polivalenza di Marco Schwarz e la continuità di Cornelia Hütter meritano voti più alti di una semplice sufficienza, in casa Austria non possono certo dirsi pienamente soddisfatti del risultato complessivo di questa stagione. Il conto finale dei podi in questa Coppa del Mondo si ferma a 25, contro i 43 del 2021/22 e i 40 del 2020/21. L’addio precoce di Matthias Mayer è stato pesante in questi termini e anche il calo di Manuel Feller ha inciso. La buona notizia è che i successi di Hütter e Ortlieb quasi nei minuti di recupero della stagione hanno impedito che il settore femminile restasse a bocca asciutta per la prima volta nella storia della Coppa del Mondo (nata 1966/67). Di un’altra atleta che ha deluso in maniera ormai quasi inspiegabile parliamo qualche riga più sotto.
5,5 a Michelle Gisin
Michelle ci aveva abituato a lottare per il podio della generale e non vederla là in alto (ma nemmeno un po’ più in basso) fa uno strano effetto. Va detto che si tratta di difficoltà annunciate, visto il cambio di materiali dopo 15 anni e il necessario periodo di adattamento. Gisin fatica soprattutto nelle discipline tecniche, mentre in Super G coglie i migliori risultati di questo inverno (un quarto e un quinto posto). Nota di merito per essere stata l’unica a disputare tutte le 38 gare in calendario. La aspettiamo ai suoi livelli da ottobre.
5 al dato negativo dell’Italia maschile
Ci sono delle note liete, ci mancherebbe. Di Casse si è detto. Filippo Della Vite (classe 2001) ha dimostrato che il futuro gli appartiene con una stagione di livello eccelso in gigante. Florian Schieder ha arraffato un secondo posto a Kitzbühel da raccontare ai nipotini e trovato una discreta continuità in discesa. Ma a stridere è soprattutto lo “zero” alla voce vittorie: non succedeva dal 1983/1984, una vita fa. Perso il contributo di Dominik Paris, comunque sul podio in Super G a Cortina dopo un avvio di stagione da dimenticare, non è arrivato nessuno a colmare quel vuoto. Forza fresche su cui lavorare ci sono (da non dimenticare l’infortunato Giovanni Franzoni, ad esempio). Luca De Aliprandini deve ripartire dal finale di stagione, Alex Vinatzer trovare la continuità che lo può portare all’eccellenza nello slalom. Coraggio!
4 a Katharina Liensberger
Tra le note dolenti di questa stagione non si può non citare l’austriaca. Il vortice in cui è entrata è sempre più buio, le sue difficoltà enormi e quasi inspiegabili. Nel 2020/21, Katharina era capace di dominare lo slalom rifilando distacchi abissali a ogni avversaria e di vincere tre medaglie mondiali e la Coppa di specialità tra i pali stretti. Quella atleta è completamente scomparsa. Già l’anno scorso aveva avuto un calo, ma non si trovava ancora nel baratro attuale. Incapace di produrre velocità, orfana dei suoi celebri guizzi. Chiude con appena tre top 10 (ottava, quinta, sesta). Incredibile.
3 a Mathieu Faivre
E a proposito di campioni del mondo di Cortina 2021, ecco un’altra situazione drammatica. Il francese continua l’involuzione della passata stagione e registra un 17° posto come miglior risultato stagionale in gigante. Una crisi senza fine fatta di ritardi monstre a fine manche (non solo da Odermatt) e braccia che si allargano con fare sconsolato.
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