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Basket, Eurolega: l'Olimpia Milano ricade nella crisi offensiva, una grande difesa non basta

Daniele Fantini

Aggiornato 25/02/2022 alle 22:28 GMT+1

BASKET, EUROLEGA - La sconfitta al Pireo ha fatto riemergere le difficoltà del sistema offensivo dell'Olimpia già sperimentate nelle partite di gennaio. Milano ha tenuto il ritmo basso, giocando con il cronometro ma non con il pallone. La squadra ha avuto scarsa pericolosità generale, poca cura dei possessi ed è stata frenata da una grande lentezza nel movimento di palla e di uomini.

Devon Hall contro Tyler Dorsey nella partita tra Olympiacos Pireo e AX Armani Exchange Milano, Eurolega 2021-22

Credit Foto Getty Images

Ogni sistema ha due facce della medaglia. E la trasferta del Pireo ha mostrato quanto l'esasperazione di un sistema possa portare, in realtà, a un epilogo molto distante da quello sperato. Milano ha condotto per tre quarti di non-gioco, all'interno di una partita "sicuramente non bella da vedere", come ammesso anche da coach Ettore Messina nel post-gara. Poi, nel quarto periodo, quando il match ha svoltato musica e spartito in maniera netta e improvvisa, si è trovata senza armi per rispondere.
Sugli aspetti difensivi c'è poco da dire. Milano ha sfiorato la perfezione per trenta minuti, replicando per larghi tratti lo straordinario avvio di Istanbul contro il Fenerbahçe. Ha soffocato l'Olympiacos a 39 punti in tre quarti sul suo parquet, violato soltanto una volta finora in stagione. Poi ha subito un'ondata travolgente, 28 nel quarto, abbattutasi in modo strano e imprevedibile. Un paio di canestri estemporanei di Vezenkov hanno acceso la scintilla. Due triplone da campionissimo di Sloukas l'hanno fatta divampare come vera fiamma. E la diga si è rotta con il contemporaneo crollo mentale di una squadra frustrata nel vedersi rimontata dopo i tanti minuti trascorsi al comando. Minuti, però, in cui non è mai riuscita ad ammazzare la partita nonostante quei 39 punti subìti in 30 minuti.
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Malcolm Delaney al tiro contro Moustapha Fall, Olympiacos Pireo-AX Armani Exchange Milano, Eurolega 2021-22

Credit Foto Getty Images

Il focus va concentrato su quanto successo nella metacampo di attacco. Dove sono riapparsi, in maniera ancor più allarmante, i fantasmi di gennaio e di quella lunga serie di partite giocate ai 60. Quasi tutte vinte, vero, ma non per questo prive di problemi.
La premessa d'obbligo è quella di una partita molto temuta da entrambe. Una premessa che si è espansa per tre quarti abbondanti, costruendo una gara bloccata, tattica, timorosa e molto, molto fisica. Milano ha giocato a suo modo, tenendo il ritmo a livelli bassissimi, se non minimi. La lentezza esasperata nella conduzione di gioco e azioni, unita a un ottimo lavoro in transizione difensiva, ha tenuto il punteggio inchiodato a cifre d'altri tempi. Ma, grattando sotto la superficie annacquata, si scopre come, in realtà, l'Olimpia abbia costruito poco o nulla.
Il ritmo basso non è stato affiancato dalle altre armi tradizionali con cui Milano ha costruito il cammino verso il terzo posto in classifica. L'Olimpia non ha avuto cura del pallone. 17 palle perse sono tantissime per una squadra che ha sempre avuto un'attenzione maniacale dei possessi. Molte sono arrivate in momenti e fasi di gioco banali, quasi a evidenziare una mancanza di tranquillità diffusa. L'Olympiacos ne ha perse 14, un dato che risente dei 5 turnover commessi in un primo periodo terribile. Ma nel quarto, quello decisivo, e quello in cui si è ripreso a giocare a basket, il pallottoliere si è fermato a quota uno. Una persa contro 6 assist (3 di Kostas Sloukas, il risolutore).
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Devon Hall lotta a rimbalzo con Moustapha Fall nella partita tra Olympiacos Pireo e AX Armani Exchange Milano, Eurolega 2021-22

Credit Foto Getty Images

Milano non ha controllato i tabelloni. L'Olympiacos si è aggiudicato la battaglia a rimbalzo, 34-30, con 8 offensivi. Anche in una serata in cui Nik Melli ha primeggiato (11), e in cui l'Olimpia ha ritrovato stazza con il reintegro a pieno regime di Dinos Mitoglou. Sommando la differenza tra palle perse e rimbalzi offensivi, ballano 7 extra-possessi in favore dei Reds. Tantissimi per una partita giocata ai 60.
Milano non ha avuto pericolosità sull'arco. Zero triple nell'intero primo tempo. L'unico squillo con le due consecutive sparate da Devon Hall in avvio di ripresa. Il 3/19 è letale per una delle migliori squadre d'Europa per efficacia nel tiro pesante. Specialmente in trasferta. Certo, l'Olympiacos non ha fatto meglio, un 4/20 frutto di una difesa attentissima a non concedere quegli spazi con cui i Reds hanno mitragliato l'Armani nella gara del Forum. Ma qui introduciamo l'ultimo punto: perché anche senza il supporto dell'artiglieria pesante, l'Olympiacos ha avuto una pericolosità diffusa molto, molto superiore agli ospiti.
Il dato dei tiri liberi è esemplificativo al massimo. 27/36 per i Reds, soltanto 9/11 per Milano. Sono 25 di differenza, ascrivibili soltanto in minima parte ai fischi casalinghi (fattore inevitabile in ogni gara) in una partita gestita con un metro generalmente molto permissivo. L'Olympiacos avrà tirato male, ma ha saputo comunque costruire situazioni di pericolo, in grado di mettere in difficoltà la difesa avversaria e costringerla al fallo. I tiri liberi hanno costituito il 40% del fatturato complessivo e gran parte del bottino nei primi trenta minuti, quando trovare un canestro era un'impresa erculea.
Sul lato opposto, Milano non ha saputo fare lo stesso. Ha sempre giocato con il cronometro, facendo gocciolare i 24", senza riuscire a costruire un vero game-plan offensivo. Non ha individuato un punto debole nella difesa dei Reds, provando a costruire situazioni per attaccarlo. In generale, ha mosso poco pallone e uomini, entrando sempre con enorme lentezza nei giochi. Il risultato? Soltanto 58 punti (season-low), tante palle perse, conclusioni forzate nei secondi conclusivi, percentuali basse, scarsa pericolosità diffusa. L'Olimpia ha giocato con il tempo, ma non col pallone.
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