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Ancelotti a Valdano: "Alla Juventus mi odiavano. Moggi e Calciopoli? Condanne giuste. Calcio italiano andava ripulito"

Stefano Dolci

Aggiornato 26/04/2022 alle 15:27 GMT+2

CHAMPIONS LEAGUE - Fra passato, presente e futuro Carlo Ancelotti ha ripercorso in una lunga chiacchierata con Jorge Valdano la sua ultraquarantennale carriera nel calcio: "Alla Juventus mi odiavano per aver giocato nel Milan, a volte dovevo uscire scortato dalla polizia. Moggi-gate? Mi sembrò giusto ripulire il calcio italiano. Berlusconi è come Florentino, due geni nati per vincere".

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Carlo Ancelotti si sta togliendo delle rivincite al Real Madrid ma la sua forza sta sempre nell’equilibrio, nella serenità e nella calma che – da che mondo è mondo – è la virtù dei forti. Una tranquillità e compostezza che lo accompagna sin dalla tenera età come ha racconta in una lunga intervista con un altro grande maestro di calcio, Jorge Valdano. Alla vigilia della semifinale d’andata di Champions League all’Etihad contro il Manchester City, Ancelotti è stato l’ospite speciale di ‘Universo Valdano’, la trasmissione condotta proprio dall’ex attaccante, allenatore e scrittore e insieme al quale il 63enne tecnico di Reggiolo ha ripercorso tutta la sua lunga carriera nel calcio.
"I miei genitori erano gente umile, mio padre era un contadino che aveva affittato terra e mucche. Con il latte che produceva faceva il Parmigiano Reggiano. Era un uomo molto calmo, equilibrato: queste caratteristiche hanno contribuito a plasmare il mio carattere. Il calcio? Mia madre non voleva che giocassi, non le importava affatto del calcio. Ho passato quattro anni in una scuola per sacerdoti, nei Salesiani, ho imparato la disciplina, gli orari... Ho imparato ad essere responsabile, prima ancorache mia madre o mia nonna mi aiutassero sempre. Non mi piaceva studiare, ma ho finito comunque per prendere il diploma da perito elettrotecnico. Essere nel calcio per me non è mai stato sacrificio ma un divertimento. Soprattutto da allenatore soffri ma ti diverti anche molto. Sono consapevole di allenare il club più grande del mondo, le aspettative quando guidi il Real Madrid sono sempre alte ma lo devo accettare. A Napoli stavo bene, ma tornare a Madrid è stato speciale, non avrei mai pensato che sarebbe successo di nuovo”.

"Sacchi ha cambiato il modo allenare, Berlusconi come Florentino: nati per vincere"

"Arrigo Sacchi ha cambiato il mestiere dell’allenatore in Italia, c’è un modo di allenare prima di lui e un altro dopo. Ha cambiato tutto, l'individuo, il fisico, la tattica offensiva e difensiva... Un giorno ci ha chiesto cosa non ci piaceva dell'allenamento, gli abbiamo chiesto se ci lasciava fare una partita solo per divertirci se n’è andata scuotendo la testa, non poteva concepirlo. Arrigo è stato un grande allenatore, ha cambiato l'idea del calcio italiano. Era un fine stratega difensivo, ma non concepiva il catenaccio, era proprio agli antipodi da quella filosofia. Ricordo ancora quando giocammo qui a Madrid contro il Real e finirono per 24 volte in fuorigioco. Berlusconi? Lo accosto a Florentino, per questo quando smetterò di allenare il mio cuore continuerà a battere sempre per il Milan e per il Real Madrid. Era un genio, l’ho anche votato in passato. Quando ha preso il Milan voleva vincere in due anni sul tetto d’Europa e ce l’ha fatta. Gli piaceva parlare di calcio, veniva sempre quando le cose andavano bene e mai quando andavano male. Voleva giocare con tre attaccanti, con Kaká, Inzaghi e Shevchenko tutti insieme. C'era la leggenda che mi facesse le formazioni ma non è vero, non ho mai avuto un presidente che è venuto da me dicendomi di mettere questo o quello. Sono sempre a spiegare dopo le scelte che ho fatto però scegliere l’undici è un mio obbligo".
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Carlo Ancelotti e Silvio Berlusconi ai tempi del Milan

Credit Foto Imago

"Non sono ossessionato per il calcio, ritengo sia una cosa semplice non complessa"

"Se ho l’ossessione per il calcio? No, il calcio è la mia passione ma cerco di gestire le cose nel modo più semplice possibile. Il calcio per me non è complesso, è semplice, anche nella strategia. Per attaccare serve la creatività, per difendere è necessaria l’organizzazione. Posso insegnarti di più la seconda ma la creatività non la insegni, devi lasciare liberi i giocatori con questo dono. Un assist come quello di Modric per Rodrygo contro il Chelsea non lo insegni, stessa cosa per il modo di smarcarsi di Benzema...”.
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"Alla Juve mi odiavano perché venivo dal Milan, Calciopoli? Giusto fare pulizia"

"Alla Juventus mi odiavano per aver giocato nel Milan, a volte dovevo uscire scortato dalla polizia. Non abbiamo vinto titoli ma sono arrivato due volte secondo. Il Moggi-gate? Mi sembrò giusto ripulire il calcio italiano, la competizione non era regolare. Gli Agnelli? Tutto era organizzato in maniera fantastica a Torino. Non mi sono divertito ad allenare lì perché ho giocato con Milan e Roma, però in quegli anni ho imparato molto cosa fosse un club di livello. L’esperienza a Napoli? È la città più bella del mondo dove andare in vacanza. Un giorno dopo l’allenamento del pomeriggio ho preso una barca e sono andato a cenare a Capri. È un buon club in Italia. Il suo requisito è essere tra i primi quattro. Nel secondo anno ho litigato con il club per un ritiro che loro chiedevano e io non ritenevo opportuno. Però non ci fu un conflitto, non mi è mai piaciuto”.
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Luciano Moggi, Carlo Ancelotti, Juventus, LaPresse

Credit Foto LaPresse

"Mio figlio è molto calmo come me, quando smetterò farò il professore universitario di calcio"

Il rapporto con mio figlio Davide? È molto calmo, come me. E’ un professionista molto serio. Ha capito benissimo cosa significa essere il figlio dell'allenatore. Qualcuno gli dirà sempre che è lì per quello. Siamo una squadra, nello staff tecnico. Si è preso più responsabilità per mettersi alla prova e questo lo ha aiutato. Cosa farò quando non allenerò più? Voglio essere un professore universitario di calcio, ricevere un titolo dalla UEFA o qualcosa del genere, interrogare chi pensa di saperne e vedere se davvero ne sa (ride). A parte gli scherzi, quando smetterò di allenare farò altro, ho cinque nipoti, mi sono sposato per la seconda volta e voglio divertirmi insieme a mia moglie. Di sicuro c’è che sarò un tifoso del Madrid e del Milan”.
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