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Il Milan fra Roma, Ibra e Sanremo: i problemi sono in campo. Analisi dopo l'1-1 con la Stella Rossa

Roberto Beccantini

Pubblicato 26/02/2021 alle 18:09 GMT+1

EUROPA LEAGUE - Per eliminare la Stella Rossa di Dejan Stankovic, un mister che farà strada, c’è stato bisogno di buttare dentro Ibrahimovic a scopo, se non altro, dimostrativo. Ed è stata comunque una notte complicata, sempre sul filo del filo. Tra andata e ritorno, due rigori (a uno) e due rossi a favore: eppure tanta, troppa, sofferenza. Pioli stesso si trova al centro di un curioso bivio.

Zlatan Ibrahimovic, Milan-Stella Rossa, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Naturalmente non si parla che di Zlatan Ibrahimovic e del suo blitz a Sanremo. Coinvolgerà il protocollo di due partite, Milan-Udinese e Verona-Milan. Si sapeva da una vita, e magari quei birbanti matricolati di Amadeus e Fiorello, interisti per la pelle, stanno godendo come mandrilli. Chissà, in caso di vittoria nel derby (ripeto: di vittoria), come l’avremmo presa, cosa avremmo scritto. Siamo l’Italia, una foresta in cui ci si nasconde dietro ai cespugli per “sparare”, dopo, alla schiena del problema. E mai al petto, prima.

Classifiche e risultati

Da Fabio Capello ad Arrigo Sacchi, sino a Silvio Berlusconi, è stato tutto un plotone di esecuzione, tutto un crepitio di censure contro i privilegi che persino ai capi branco andrebbero razionati. Sul fatto che il Milan sia in flessione non ci piove (e non ci canta, visti i tempi).
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Pioli: "Ibra a Sanremo? Trarrà ancora più motivazioni"

Le lezioni di Italiano (Vincenzo) e di italiano (Antonio Conte) hanno lasciato il segno, il passaggio di Ibra dalla baraonda di coppa alla camomilla di domenica ha stimolato la pancia dei social. Per eliminare la Stella Rossa di Dejan Stankovic, un mister che farà strada, c’è stato bisogno di buttarlo dentro: a scopo, se non altro, dimostrativo. Ed è stata comunque una notte complicata, sempre sul filo del filo. Tra andata e ritorno, due rigori (a uno) e due rossi a favore: eppure tanta, troppa, sofferenza. E Rafael Leao centravanti, una nuvola di fumo.
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Dejan Stankovic incredulo a fine partita, Milan-Stella Rossa, Getty Images

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Il Milan non era e non è da scudetto. Era primo con merito, ma è difficile, molto difficile, schiacciare sempre l’acceleratore, soprattutto in questo periodo di sventure, con questa rosa e al ritmo di una gara ogni quattro giorni. Hakan Calhanoglu, Alessio Romagnoli e Simon Kjaer, tre colonne, scricchiolano. E non è che il calendario dia una mano, dai serbi alla Roma. Squadra tecnica e ambigua, che già a ottobre, a San Siro, sabotò il filotto del Diavolo (3-3). Pioli sa che è una tappa delicata, cruciale: per tutta la polvere da sparo che il tormentone Ibra e il sorpasso dell’Inter hanno sollevato, e perché un eventuale successo porterebbe gli avversari a due punti.
Paulo Fonseca è legato a un paio di catene: il fresco infortunio di un Edin Dzeko appena recuperato, ancora a segno con i portoghesi del Braga, e la cosiddetta sindrome delle Grandi, ribadita dalle rese a Napoli e Atalanta, Lazio e Juventus. Cadute di cui l’archivio conserva, vindice, le promesse tradite.
  • La Roma di Fonseca e il disastroso bilancio negli scontri diretti (solo 16 punti raccolti in 19 match giocati con le big dal 2019-2020 ad oggi)
MATCHPUNTI
ATALANTA30
INTER33
JUVE44
LAZIO32
MILAN34
NAPOLI33
Totale1916
Senza Ismael Bennacer, bussola del centrocampo, la manovra si snoda laboriosa, spesso noiosa. Per vincere il Milan deve variare il menu, deve rintracciare Ante Rebic e sfrattare la sua ombra, deve sperare che il Totem torni presto ai livelli che lui e nessun altro, a 39 anni, può gestire e, quando si rompono, ingessare.
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Il rigore di Kessié che ha permesso al Milan di passare il turno di Europa League, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Pioli stesso si trova al centro di un curioso bivio. Fino alla “bambola” spezzina era Tex Willer, il ranger che anticipa e mai precipita. Oggi, a leggere fra le righe, si comincia a notare, non dico un senso di crepuscolare disillusione, ma qualcosa che assomiglia al logoro slogan che ne ha accompagnato la carriera: un normalizzatore, la safety car che esce dai box, tira il gruppo e, pulita la pista, rientra alla base. Invece no: per aver fatto l’impossibile, andrà sempre ringraziato anche se d’ora in poi non ci riuscisse più.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini
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Così lo Spezia ha smontato il Milan di Pioli

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