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EUROPA LEAGUE - Napoli, è il momento: il Barcellona è un pugile che barcolla ripensando ai corsi e ricorsi di 18 anni fa

Stefano Fonsato

Pubblicato 17/02/2022 alle 16:03 GMT+1

ERUOPA LEAGUE - Il Napoli di Spalletti è in salute e può infliggere il colpo del "ko europeo" a un Barcellona (che mancava dalla competizione dal 2003-04) in crisi e che deve pensare a non perdere ulteriori energie per non lasciarsi sfuggire quel 4° posto Champions conteso con l'Atletico Madrid. Potrebbe essere la doppia sfida della consactazione internazionale in maglia azzurra di Victor Osimhen.

Victor Osimhen (Napoli)

Credit Foto Getty Images

A riavvolgere il nastro al giorno del sorteggio, il motivo di rimpianto resta: sedicesimi di finale di Europa League e il Napoli viene sorteggiato al cospetto del Barcellona, in un’affascinante sfida che riecheggia il nome di Diego Armando Maradona. Nella medesima eliminatoria si trovano anche partite come Sheriff Tiraspol-Braga e la sensazione di aver pescato proprio male c’è. Anche perché i blaugrana non sono esattamente frequentatori assidui dell’Europa League: fa quasi effetto ritrovarli qui. L’ultima volta che accadde correva l’annata calcistica 2003-2004 e la competizione portava ancora la sua denominazione tradizionale: Coppa Uefa, che per i catalani fu un autentico disastro. Nel frattempo, in Champions, José Mourinho portava il Porto sul tetto d'Europa contro il Monaco, dopo aver eliminato in semifinale quel Deportivo La Coruña dei miracoli (oggi caduto in disgrazia in terza serie), giustiziere di Juventus e Milan.

L’ultima volta del Barça in Europa League? Si chiamava ancora Coppa Uefa…

Il Barcellona di quei tempi viveva ancora le conseguenze di una stagione-polveriera, la 2002-2003, che vide l’avvicendamento in panchina Louis van Gaal-Radomir Antic (quest'ultimo scomparso due anni fa) ma, soprattutto, i tumulti societari: la presidenza Joan Gaspart terminò per dimissioni alla dodicesima di campionato e fu seguita dalle reggenze dei vicari Enric Reyna prima e Joan Trayter in seguito, prima che le elezioni incoronassero Joan Laporta. Un momento storico che diede la svolta al club catalano, diventanto – di fatto – quello che conosciamo oggi – uno dei più vincenti della storia del calcio.

Da Laporta a Laporta

Oggi La Porta è tornato e, come un déjà-vu, a quasi vent’anni di distanza si ritrova tra le mani una squadra invischiata in Europa League. Ma, più che alla versione 2003-2004 timonata da Frank Rijkard, il Barcellona di oggi assomiglia a quella squadra che, l’anno prima, si piazzò appena sesta nella Liga. Oggi i catalani si contendono il quarto posto con l’Atletico Madrid: fuori da ogni discorso per il titolo e colpiti da una crisi economica severissima, senza Lionel Messi, sbocciato proprio all’arrivo di Laporta, in Champions League hanno rimediato i tonfi memorabili contro il Bayern Monaco, perdendo la sfida per il secondo posto col Benfica. Il mondo rovesciato in un solo anno ed è qui che il Napoli entra in scena.
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Gerard Pique (Barcelona) deluso contro il Bayern Monaco (Champions League 2021-2022 (Getty Images)

Credit Foto Getty Images

Il Napoli di fronte a un pugile stordito

Il team di Luciano Spalletti ha tutte le carte in regola per rifilare al Barcellona, che tanto assomiglia a un pugile stordito, il colpo del ko. Gli azzurri hanno attraversato, a dicembre, un periodo a dir poco burrascoso dovendo far fronte, improvvisamente, alle numerosissime assenze dei suoi pilastri, in primis quella di bomber Victor Osimhen. E, a gennaio, la squadra ha oltrepassato, quasi indenne, il duro (per quanto questa volta programmato) periodo di Coppa d’Africa, che ha sottratto al tecnico di Certaldo capitan Kalidou Koulibaly, il sorprendente pilastro di mediana André-Frank Zambo Anguissa e il jolly d’attacco Adam Ounas.
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Spalletti dà indicazioni ai suoi durante Napoli-Inter - Serie A 2021/2022

Credit Foto Getty Images

Osimhen e l’appuntamento con la storia

Oggi il Napoli è in salute: la vittoria contro la (ex) capolista Inter non è arrivata solamente per le occasioni sciupate dalle parti di Samir Handanovic e il ritmo con cui la squadra ha “martellato” i nerazzurri nel corso del primo tempo, è stato qualcosa di impressionante. E, tornando a parlare di Osimhen, per il bomber nigeriano si tratta del primo, vero banco di prova per trascinare e fare finalmente Suo il Napoli in una doppia sfida di gala. Quella contro un Barcellona di Xavi che dovrà, per forza di cosa, conservare energie vitali per le faccende domestiche e non perdere la sfida con l’Atléti per il 4° posto. Una mancata partecipazione alla prossima Champions League, per le casse – già “piangenti” – del sodalizio catalano, potrebbe rivelarsi devastante. Certo, alla prossima coppa delle grandi orecchie ci si può qualificare anche vincendo l’Europa League ma, insomma, il Barcellona di oggi non sembra esattamente affidabile in previsione di una vera e propria cavalcata sportiva. Ad aggiungere il sale sulle ferite di ter Stegen e compagni, le recenti sconfitte (ai rigori) in Supercoppa e Coppa del Re. E che dire del derby con l'Espanyol, quasi perso e ripreso per i capelli col gol del 2-2 al 96' di Luuk de Jong?
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Osimhen.

Credit Foto Getty Images

Corsi e ricorsi

Si parte dalla sfida al Camp Nou, giovedì 17 febbraio alle 18,45 e si replicherà al “Maradona”, giovedì 24 alle 21. Come andò quella famosa Coppa Uefa 2003-2004? La squadra di Rijkard partì male – con un deludente pari per 1-1 in Slovacchia contro il minuscolo Matador Púchov (vittoria 8-0, poi, al Camp Nou, col primo gol europeo in maglia blaugrana di Ronaldinho) - e finì peggio, agli ottavi di finale contro il Celtic Glasgow. Xavi Hernandez, oggi allenatore, era in campo. Insieme ai vari Saviola, Puyol, Cocu e, appunto, Ronaladinho... Il vero rinnovamento blaugrana iniziò dalla stagione successiva.
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