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Il fiasco della Under e gli 80 milioni di Tonali: ecco i confini di un problema che va oltre il tecnico

Roberto Beccantini

Pubblicato 30/06/2023 alle 08:24 GMT+2

EUROPEI UNDER 21 - "Siamo un Paese, calcisticamente parlando, che non partecipa al Mondiale dal 2014 e all’Olimpiade dal 2008. Meravigliarci non sarà mai la soluzione: resta il problema". Analizziamo il "buco" dell'Under 21 nell'ultimo Europeo, correlato al valore dei giocatori in rosa.

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Se l’argento mondiale della Under 20 aveva aperto uno spiraglio, la "Corea" norvegese della Under 21 ci ha ributtati nella calca. Traditi e traditori. Niente quarti dell’Europeo. Niente Giochi. Serviva un pareggio: manco quello. Altro che biscotto. E la traversa di Nicolò Cambiaghi, per libertà e posizione, più errore che iella.
In questi casi scatta automatica la caccia al capro espiatorio che, di solito, è il capo. L’allenatore. Paolo Nicolato. Troppo comodo. Troppo facile. E persino diseducativo. D’accordo, con Svizzera e Norvegia la squadra ha cavalcato la partita per un tempo, salvo poi abbandonarsi a una manovra non meno "avulsa" della classifica che l’ha condannata. Voce dal loggione: se nella sfida inaugurale con la Francia non ci avessero rubato il gol del 2-2, saremmo stati promossi. Comunque. Vero. Ma ripeto: per non cadere di sella sarebbe bastato "resistere" ai fratellini di Erling Haaland. Non proprio una passeggiata, visto che pure essi covavano sogni di gloria, ma non certo un’impresa.
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Paolo Nicolato (ct Italia U21)

Credit Foto Getty Images

Un problema che parte da lontano

Non immaginavo, sinceramente, che tutto sarebbe finito così presto e così male. Non ci laureiamo campioni dal 2004, ct Claudio Gentile. Gli riuscì una sgargiante doppietta: corona continentale e bronzo olimpico. In rosa figuravano Andrea Barzagli, Daniele De Rossi e Alberto Gilardino. Nel 2013, sotto la guida di Devis Mangia, ci piazzammo secondi dietro la Spagna. L’assetto contemplava Marco Verratti, Ciro Immobile, Lorenzo Insigne, Manolo Gabbiadini. Da allora, zero podi. E, quali selezionatori, Pierluigi Casiraghi (con Gianfranco Zola), Ciro Ferrara, il Mangia di cui sopra, Gigi Di Biagio e il Nicolato romeno. Dal momento che l’esempio dovrebbe venire dall’alto, ricordo i presidenti federali del periodo: Guido Rossi e Luca Pancalli (commissari straordinari), Giancarlo Abete, Carlo Tavecchio, Roberto Fabbricini (commissario straordinario), Gabriele Gravina. Non escludo che abbiano sbagliato scelte e metodi, ma in campo non andavano, né vanno, loro.
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Tonali, 80 milioni che pesano

Al netto delle porcate arbitrali e degli sgorbi tecnico-tattici, il simbolo del fiasco coinvolge gli 80 milioni di Sandro Tonali. Una cifra che trasporta la stoffa del giocatore - stoffa, a 23 anni, legittimamente pregiata - su livelli che ne hanno gonfiato la nuda qualità fino a drogarla. Tonali era il capitano e mercoledì è stato fra gli ultimi ad abbandonare la nave, ma anche tra i primi a non cogliere l’iceberg. Pretendere che renda come nel Milan dello scudetto, ha un senso. Pesarlo per quello che lo hanno pagato gli arabi del Newcastle è acrobazia pericolosa e distorsiva. Quanto varrebbe, oggi, l’harem di Azeglio Vicini, la covata del 1986 che le furiette rosse di Luisito Suarez sconfissero ai rigori, la banda di Roberto Mancini e Gianluca Vialli, di Paolo Maldini e Roberto Donadoni e per pudore mi fermo?
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Wilfried Gnonto (Italia)

Credit Foto Getty Images

Premesso che nulla e nessuno possono giustificare lo 0-1 del "salernitano" Erik Botheim, ho paura che si continui a vivere di titoli (di giornali). La Norvegia, che non si ciba di edicole, aveva più fame. Non più gioco. Pane al pane: siamo un Paese, calcisticamente parlando, che non partecipa al Mondiale dal 2014 e all’Olimpiade dal 2008. Meravigliarci non sarà mai la soluzione: resta il problema. Si confidava che lo scettro europeo del 2021 avrebbe rappresentato una fionda. Invece no, era tutto: fionda, sasso, bersaglio. Si contava, per accelerare, sulla benzina delle tre finaliste nelle coppe e degli italiani globalmente ruotati. Non si vedeva l’ora di salire sul carro: scappati, letteralmente.
E adesso, in base al menu di astinenza e resilienza, largo al Mancio supervisore, ai fioretti e alle crociate di coccodrillo, alla crisi di attaccanti, al via tutti. Nella speranza che sia colpa di Nicolato. In carica, lo ricordo, "solo" dal 2019: dettaglio che guasta un po’ il teorema.
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Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini: www.beckisback.it.
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