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Serie A, Milan, Ibrahimovic: "In estate ho pensato di smettere, l'avevo detto a Pioli..."

Stefano Dolci

Aggiornato 05/12/2020 alle 08:16 GMT+1

SERIE A - Zlatan Ibrahimovic in un'intervista confessione con Massimo Ambrosini a Sky Sport ammette di aver pensato di smettere e lasciare il Milan in estate ma di aver cambiato idea per non avere rimpianti: "Pioli a fine campionato mi chiese cosa volevo fare, gli dissi che non me la sentivo perché per la prima volta sono qui senza la mia famiglia. Poi il giorno dopo mi ha detto... ".

Zlatan Ibrahimovic

Credit Foto Getty Images

Obiettivi, carisma, sfida. Zlatan Ibrahimovic si confessa con il vecchio capitano della sua prima esperienza al Milan, Massimo Ambrosini, e in un dialogo a cuore aperto dà un trattato della mentalità e delle motivazioni che gli permettono a 39 anni suonati di essere ancora uno dei miglior centravanti della nostra Serie A e uno dei calciatori capaci di fare più la differenza nella nostra massima serie. Dal suo ritorno in Italia a gennaio, lo svedese ha aiutato il Milan a svoltare e ad essere – dapprima la squadra a totalizzare più punti nel post lockdown – ora dopo 9 giornate la capolista del campionato. Una lunga chiacchierata, andata nel corso di 23 su Sky Sport, in cui lo svedese tocca tanti argomenti e soprattutto confessa anche tanti dettagli sconosciuti, il più sorprendente forse quello riguardo alla sua intenzione di smettere ad agosto dopo lo scintillante finale di stagione coi rossoneri.
"Ad agosto alla fine del campionato, Pioli mi ha chiesto cosa volessi fare. Gli ho detto 'Basta, non continuo'. Pensavo ai sacrifici e pensavo alla mia famiglia che è in Svezia. Se faccio un altro anno come questi sei mesi, no. Pioli mi ha detto "rispetto la tua decisione" e la conversazione è finita lì. Il giorno dopo però abbiamo avuto un altro colloquio e mi ha detto 'Non è così semplice. Ieri ti ho lasciato troppo facilmente. Se tu non rimani qui sarà tutta un’altra cosa'. Gli ho detto 'Grazie Mister, ma ho deciso'. Dopo sono andato in vacanza e ho capito la sfida era bella e difficile e che soprattutto non avrei voluto avere rimpianti. Il contratto alla mia età non era importante, a quest’età non serve. Mi serve solo il rispetto e i valori. Quando ho capito tutto questo e soprattutto che avevo stimoli e voglia ho chiamato Mino (Raiola, ndr) e ho detto 'chiudi tutto, si va avanti'. Ma all’inizio avevo detto di no, che non avrei continuato".

"Meglio portare il Milan al top che vincere con altre squadre"

Se le parole di Pioli il giorno dopo quell’irremovobile “Mister, smetto” sono state quelle che hanno iniziato a fargli cambiare idea, il resto lo ha fatto la sfida, la fame del gruppo e soprattutto la voglia di dimostrare che come spesso gli è successo in carriera, per lui non c’è nulla di impossibile.
"Qui a Milanello mi sento a casa. Quando sono qua faccio tutto quello che bisogna fare, non ho fretta di tornare a casa perché sono già a casa. Ero già qua 10 anni fa con voi grandi calciatori. Ora però rispetto a 10 anni fa è tutta un’altra situazione. Quando sono ritornato tutti dicevano che sarebbe stato impossibile, queste cose mi caricano. Se riesco a fare una cosa del genere è più grande di andare a giocare in una grande squadra già al top. Qua devo essere io a riportare la squadra al top, devo far capire agli altri cosa significa essere al top e questo tipo di sfide mi piacciono. Se avevo paura quando ho firmato a gennaio? Non avevo paura. Era la stessa situazione di quando ho firmato allo United, tutti dicevano che i ritmi della Premier erano troppo faticosi. Io faccio il contrario di quello che tutti dicono”.
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La frustrazione di Zlatan Ibrahimovic dopo l'errore dal dischetto, Milan-Verona, Serie A 2020-21

Credit Foto Getty Images

"Sono cambiato, ma se mi arriva un passaggio sbagliato mi arrabbio più di 10 anni fa"

Ambrosini chiede a Ibra se si sente cambiato e Zlatan spiega in che cosa è diverso rispetto all’Ibrahimovic che arrivò al Milan dieci anni fa...
"Dieci anni fa ero un altro giocatore, dieci anni fa tornavo indietro per andare a prendere il pallone. Oggi non lo faccio, penso che se torno indietro spreco energie e non sono utile in attacco. Dieci anni fa se la palla non mi arrivava perfetta con quei giocatori…mi inc***avo. Dieci anni fa c’erano giocatori che avevano uno status diverso, più personalità e carattere. Oggi Oggi mi arrabbio uguale, forse ancora di più. Ma ho equilibrio. Se vedo che uno non ce la fa allora cambio strategia. Prima trattavo tutti allo stesso modo. Non ti posso cambiare, devi essere te stesso. La persona deve essere se stessa, quando sei giovane sei più rock and roll, ora invece capisco di più la situazione. Chiedo tanto, se non ti alleni bene ti dico qualcosa, non accetto un passaggio sbagliato, tutto questo ancora oggi. Poi dipende da te come lo prendi, come ti alleni è come giochi. La mia filosofia è questa... Io metto tanta pressione, chiedo tanto, non accetto un pallone sbagliato, a questi livelli siamo tutti qua per fare la prestazione. Al Milan ti chiedono tanto perché bisogna vincere. Nel mio mondo faccio tutto per vincere. Nel mio mondo è normale se fai le cose bene, se sbagli è normale che uno te lo faccia notare. Esagero? Sono ancora qua, ho vinto quello che ho vinto. C’è un motivo”.
A questo livello o mangi, o ti mangiano... io ho scelto di mangiare

"Se è un Milan da Champions? Penso di sì ma..."

Ambrosini e Ibrahimovic, poi approfondiscono il tema del Milan attuale e degli obiettivi a cui questo Milan così in forma, imbattuto in campionato da 7 mesi (ultimo ko Milan-Genoa 1-2, 8 marzo 2020) e capace di inanellare prima del ko interno contro il Lille, una striscia impressionante di 23 risultati utili consecutivi.
"La squadra ha tanta fame e voglia, stiamo facendo bene. Non ci sono obiettivi o sogni, giochiamo una partita alla volta. Io ce l’ho il mio obiettivo, ma per la squadra è quello di fare meglio dell’anno passato. Guardiamo una partita per volta. La squadra è molto giovane, i giocatori non hanno il felling di vincere qualcosa. Non hanno questo pensiero fisso sugli obiettivi. Non dobbiamo rilassarci, e qui entro di mezzo io. Non bisogna essere soddisfatti. Sappiamo che la nostra rosa non è come quella di Inter e Juventus che hanno un organico più ampio. Noi siamo giovani, magari qualcuno non è pronto per giocare tutte le partite. Il senso è che dobbiamo vincere se vogliamo qualcosa e qui non sono abituati. Contro il Rio Ave si è vista la pressione, hanno iniziato a giocare per qualcosa, quella partita ha dato un po' d'esperienza ma non c'è ancora l'abitudine. Se la squadra può arrivare alla Champions? Penso di sì. Ho giocato 8 mesi qua e penso di sì. Però non conta solo la qualità o il talento, conta il sacrificio e la disciplina. Sono tutti questi piccoli dettagli che fanno la differenza".
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Pioli: "Ibra capocannoniere? Non mi sorprende"

"Pioli? Mi fa rendere al meglio. Last Dance? Mi è piaciuto e mi sono rivisto nella mentalità di Jordan"

Tra i segreti del suo rendimento così impressionante, secondo lo svedese c'è anche l'abilità di Pioli di tirare fuori il massimo delle sue qualità.
"Abbiamo un mister che chiede di giocare in modo preciso. Mi piace come giochiamo, ha trovato un modo per fare uscire il massimo dalle mie qualità. Mi fa giocare nel miglior modo per aiutare la squadra. Parla tanto con me e mi chiede tante cose così come chiede tanto alla squadra. È normale che voglio giocare sempre, ma è anche lui che mi dice sempre di giocare anche quando voglio riposare. Sono disponibile, anche quando mi chiede di giocare 45’ in Europa League. Sono disponibile, i compagni mi rispettano tanto e li aiuto. Sento tanto questo senso di responsabilità. Ora mi hanno detto 'fai vedere la strada e noi ti seguiamo'. Mi piace tanto tutto questo".
Ambrosini poi chiede a Ibra se ha visto il celebre documentario 'The Last Dance' sui Chicago Bulls 1998 di Michael Jordan, Ibra annuisce e spiega cosa gli ha lasciato.
"Mi è piaciuto. Hanno sempre detto che giocare con me è difficile, sono aggressivo. Poi quando è uscito 'The Last Dance' è l’esempio perfetto. Non dico che sono Jordan, ma ho quel modo di lavorare. È una mentalità per vincere. Io metto tanta pressione, chiedo tanto, non accetto un pallone sbagliato, a questi livelli siamo tutti qua per fare la prestazione.O mangi o ti mangiano. Io ho scelto di mangiare".
Il Duomo? L’importante è che il Duomo veda Ibra. Faccio io la storia, non mi interessano le altre storie
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Michael Jordan: "The Last Dance? Senza Phil Jackson io non avrei più giocato"

"Finché posso continuare gioco, non è facile smettere"

Ma cosa farà Ibrahimovic quando appenderà gli scarpini al chiodo? Lo svedese non lo sa ancora anche perché nella sua mente c’è la voglia di proseguire seriamente.
"Non lo so cosa farò quando smetterò. Ho due figli, due vite in un’altra vita. Con loro metto pressione e disciplina, devono capire come funzionano le cose. Disciplina, rispetto e sacrificio. Se farò l'allenatore? Non penso. È una cosa molto stressante. Non credo faccia per me. Finché posso continuare a stare bene gioco. Quando sei vecchio si parla solo di fisico, come con Totti. Non è che mancano le qualità. Se uno ha ritmo ce la fa. È quella la cosa importante. Non perdi qualità, è impossibile. È una questione fisica. Io mi ritengo uno realista. Per esempio, dopo l’infortunio al ginocchio che ho avuto allo United sono andato da Mourinho e gli ho detto ‘non convocarmi’, non ero lo stesso Ibra di prima. Per questo sono andato negli USA, per ricominciare da zero. Dopo due anni di America mi sentivo vivo, allora sono tornato in Europa per vedere se ce la facevo, per questo ho firmato 6 mesi. Non è importante quello che dica la gente, devi avere fiducia ma anche essere realista. All’inizio non stavo benissimo, era un mese che non giocavo. Ringrazio il calcio. Senza calcio chi sono? Non è facile smettere. Non ho paura, ma non so cosa mi aspetterà. Non sono pronto a smettere, mi sento troppo bene. A questo livello gioco finché posso fare qualcosa, se non riesco non voglio. Per questo a gennaio ho firmato per 6 mesi, era per essere onesto con loro e con me stesso. Non sapevo se dopo sei mesi sarei stato ancora qui”.
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Zlatan Ibrahimovic ha lasciato il segno ovunque sia andato

Credit Foto Eurosport

"Rinnovo? Qui sto bene ma mi manca la mia famiglia"

Prima di concludere, inevitabile una domanda sul rinnovo di contratto. Maldini, ha detto anche recentemente di non aver fretta, ma visto il rendimento e la voglia di continuare a giocare fino a che starà bene, l’impressione è che ci sia la volontà da parte del Milan di proseguire questo matrimonio...
"Il prossimo anno?A Milano sto molto bene, ma mi manca la famiglia. Non è facile, è la prima volta che sono in un club senza di loro. L’obiettivo sportivo mi toglie di mente la mancanza della famiglia. Mi sto allenando tanto. Con l’età è importante capire come sto fisicamente. Ma ora sono molto meglio di prima”.
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