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Gli Oscar alla Serie A 2019/20 di Roberto Beccantini

Roberto Beccantini

Aggiornato 03/08/2020 alle 17:01 GMT+2

Tutti gli highlights della stagione di Serie A 2019/20: dai giovani alle conferme, dai casi come l'Udinese senza rigori nell'anno del boom dal dischetto ai singoli come Mihajlovic. Senza dimenticare la Top11 stagionale che in panchina non vede né Sarri né Conte, ma Gasperini.

Sinisa Mihajlovic - Bologna - Serie A 2019-2020

Credit Foto Eurosport

Dal 24 agosto 2019 al 2 agosto 2020. Cinquanta settimane: è stato il campionato più lungo della storia, spezzato dal virus, pieno di bare, recitato a porte chiuse e stipato in un calendario folle. Rimangono, sparse e suggestive, la crisi esistenziale di Josip Ilicic, la paura che per terminare questa stagione si sia messa a repentaglio la prossima e la sensazione che il calcio, comunque e dovunque - anche così: nudo e senza popolo - barcolli, arranchi, sbuffi ma non muoia mai. Indimenticabile il cartello che Ciccio Caputo espose dopo un gol in Sassuolo-Brescia, lunedì 9 marzo: «Andrà tutto bene, restate a casa».

Che fretta c'era?

Dai croccanti western del San Paolo ai film sin troppo noiosi di Torino. A 61 anni, il primo Oscar di Maurizio Sarri passerà alla storia come il ribaltamento di una ideologia (per lui, di un’idea): dal 4-3-3 e la formazione-filastrocca di Napoli ai rapporti turbolenti con l’Io più io degli io: Cristiano Ronaldo. Fatti non fummo a viver come bruti. Appunto. «Che Guevara» è diventato «C’era Guevara». Un ponte, non più un muro. Un gestore (!), non più un liberatore. Nei panni di Andrea Agnelli avrei evitato di presentare Andrea Pirlo, neo-tecnico della Under 23, in uno scorcio sarrianamente così delicato, così sintomatico, tra sbracamento seriale e Lione in agguato. Che fretta c’era?
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Gattuso Forever

«Meritavo l’espulsione». Parole e musica di Rino Gattuso dopo il parapiglia di Napoli-Lazio. Non capita spesso che, nei nostri condomìni, ci si auto-denunci e non si accusi la zitella della porta accanto. Chapeau.
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Immobile mica tanto

In alto i calici per Ciro Immobile, scarpa d’oro davanti a Robert Lewandowski e 36 gol come il Gonzalo Higuain napoletano del 2015-’16. Cinque in più di Cristiano. Ciro ha 30 anni e capocannoniere lo era già stato con il Toro (22 gol nella stagione 2013-’14), con la stessa Lazio (2017-’18: 29 gol, come l’interista Mauro Icardi) e in serie B con il Pescara di Zdenek Zeman. In Italia è così. All’estero, tra Dortmund e Siviglia, così non fu. E neppure in Nazionale, 10 reti in 39 partite. Siamo scarsi noi o non l’hanno capito loro?
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La Top 11 della Serie A 2019-2020: da Immobile a Ronaldo alla sorpresa Kulusevski

Ogni maledetto sabato

Antonio Conte in versione Al Pacino. Ma non per caricare, questa volta: per sparare. L’allenatore dell’Inter che lincia l’Inter dopo la bella vittoria di Bergamo. L’Inter, cioè Steven Zhang, Beppe Marotta, Piero Ausilio. Come se volesse smarcarsi, come se quel punto di distacco («falso», riassunto suo) gli avesse dato alla testa. Ogni tanto la perde. Dodici milioni netti a stagione, le talpe tremano (o tramano?). La classica tempesta prima dell’arcobaleno (Europa League) o di un altro uragano: non si scappa.

De rigoribus

Al terzo anno di Var, ecco a voi il campionato dei mani-comi, del fischio a segno, delle aree bordello e non più (o molto meno) convento, delle simulazioni, delle negligenze, dell’esplosione dei rigori: 187, addirittura, contro i 122 di un’edizione fa. Sono curioso di verificare il metro arbitrale nelle coppe. Molto curioso.
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Juventus-Lazio, Serie A 2019-2020: il calcio di rigore trasformato da Cristiano Ronaldo (Juventus) (Getty Images)

Credit Foto Getty Images

Tutti in piedi

Al di là della classifica e delle battute, l’Oscar più sentito e più sincero lo assegno all’Udinese della famiglia Pozzo. Se le staffette in panchina - l’ultima, fra Igor Tudor e Luca Gotti - sono una specialità della casa, gli zero rigori a favore - nel torneo in cui il Genoa quartultimo ne ha avuti 16 e il Lecce terzultimo 15 - costituiscono un record da giro del mondo, se non proprio del mondo. Cosa significa? Significa nessun tuffo e nessunissima ghigliottina. Questo in teoria. In pratica, non saprei. Evviva la resilienza di Kevin Lasagna e Rodrigo De Paul, evviva le ante di Stefano Okaka e Seko Fofana. Dimenticavo: 0 pro e 10 contro. Calcio, mistero senza fine buffo.

Beati gli ultimi

«Juric è un tecnico strano, che va a folate. Le fortune dell’Hellas ruotano attorno alla malizia di Veloso e ai blitz di Lazovic: aspirine di vecchio Grifo per scacciare il mal di coda». Lo scrissi, il 23 agosto, per giustificare l’ultimo posto del Verona. Voto?

E' la bellezza, stampa

Il mio podio estetico: 1) Atalanta (fino al 2-2 con Madama); 2) Sassuolo (palla ai piedi e, soprattutto, palla a Manuel Locatelli); 3) Milan post lockdown. Menzione speciale ai pirati di Ivan Juric, tranne che per l’ultima a Marassi. E un’altra alla Lazio, arroganza di Claudio Lotito a parte, l’avversaria che più di tutte, perfino più dell’Inter, ha spaventato la Juventus: e senza lo stop, quando non perdeva da 21 partite ed era a un punto, uno solo, chissà come sarebbe andata.
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L'Atalanta festeggia il 3° posto e il record di punti in campionato con la maglia di Ilicic

Credit Foto Getty Images

I confini

Miglior attacco, Atalanta (98 gol). Peggior difesa, Lecce (85). Atalanta terza, Lecce retrocesso con il Brescia (persa la scommessa di Mario Balotelli) e la Spal. E’ la seconda volta che il Genoa si salva all’ultimissima curva. E che traffico, ai comandi: Aurelio Andreazzoli, Thiago Motta, Davide Nicola. Mediti, presidente Enrico Preziosi, mediti. E vigili, il tifoso, vigili.

Il gladiatore

Sinisa Mihajlovic, e chi se no? Serbo e non servo, ha accettato e attaccato la leucemia con un coraggio, un orgoglio e una serenità che hanno colpito tutti. Cittadino onorario di Bologna, dove i Mihajlovic vengono curati come malati normali perché i malati normali, tutti, sono trattati come Mihajlovic.
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Gioventù bruciante

Gaetano Castrovilli. Ha 23 anni, testa alta e piedi geometrici. Ha acceso la Fiorentina non meno di Franck Ribéry. Mezzala che rischia, non mezzala a rischio.

Aspettando Godot

A livello internazionale la notizia saliente riguarda il titolo del Liverpool. Mancava da trent’anni: una colpa. E una traccia: Jurgen Klopp. Reclutato nell’ottobre del 2015, ha staccato il primo trofeo (la Champions, niente meno) «solo» nel 2019. A quattro anni dall’esordio. Quanti club, in Italia, l’avrebbero difeso, l’avrebbero sopportato e supportato? Quanti dirigenti avrebbero considerato tappe formative, e non già tonfi frustranti, le finali perse in Europa League (con il Siviglia, nel 2016) e di Champions (con il Real, nel 2018)? A furia di aspettare, Godot arrivò.
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Jürgen Klopp festeggia con il trofeo per i vincitori della Premier League

Credit Foto SID

Top of the top

Per concludere, la mia squadra ideale (4-3-1-2): Donnarumma; Lazzari, De Vrij, De Ligt, Gosens; Kessié, Brozovic, Luis Alberto; Dybala; Cristiano Ronaldo, Immobile. Allenatore: Gasperini.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini.
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