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Juventus, Cristiano Ronaldo: non è colpa sua, se ci siamo addormentati tutti fra i suoi gol

Roberto Beccantini

Aggiornato 15/03/2021 alle 21:48 GMT+1

SERIE A - Non cambia nulla, a parte i titoli (e i complimenti di Pelé). Cristiano Ronaldo è un’industria che, a 36 anni suonati, può permettersi di rimbalzare stizzito dall’oplà in barriera di martedì scorso alla tripletta di Cagliari.

Cristiano Ronaldo: non è colpa sua, se ci siamo addormentati tutti fra i suoi gol

Credit Foto Eurosport

Non cambia nulla, a parte i titoli (e i complimenti di Pelé). Cristiano Ronaldo è un’industria che, a 36 anni suonati, può permettersi di rimbalzare stizzito dall’oplà in barriera di martedì scorso alla tripletta di Cagliari. Con 23 gol, ha staccato Romelu Lukaku fra i cannonieri, corona che gli manca. Ma la Champions già persa e l’Inter sempre lassù, a dieci punti, sono pugnalate che fanno sanguinare l’ego.
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Cristiano Ronaldo

Credit Foto Getty Images

Marziano, predatore, solista

Il marziano è alla terza stagione e, di contratto, ne ha ancora una, a 31 milioni netti. Appartiene alla lobby esclusiva degli Extraterrestri. La rivalità con Leo Messi l’ha spinto a migliorarsi: e a migliorarlo. Mi sembrava "troppo", quando arrivò nell’estate del 2018. Troppo, in rapporto alla storia della Juventus. Come possono certificare Massimiliano Allegri, Maurizio Sarri e Andrea Pirlo, l’apprendista stregone, Cristiano è la soluzione di molti problemi, e il problema che, certe volte, confonde le soluzioni. Succede agli unti del Signore, succede ai fuoriclasse che vengono arruolati nell’azzardo che colmino il bicchiere mezzo pieno. Fu il calcolo che fece Andrea Agnelli, in campo e sul piano dell’immagine planetaria. Non ha funzionato a livello europeo, anche se nelle otto partite a eliminazione diretta ha realizzato 7 gol. Come dire: io, il mio l’ho fatto. Nessun dubbio che l’abbia fatto. E’ un predatore, un solista che, in gioventù, andava a cercarsi le munizioni, oggi non più, oggi le aspetta.

La Juve che fa?

E qui entra in ballo la squadra che la società non è riuscita a costruirgli attorno. Avrebbe avuto bisogno del centrocampo di Berlino, non di questo. Discuterlo non è una bestemmia, visto quello che prende, a patto di non cavalcarne gli eccessi, che spesso stimolano i "servi encomi" e i "codardi oltraggi".
In passato, la Juventus preferì Heriberto Herrera a Omar Sivori; Massimo Moratti lasciò libero Ronaldo il fenomeno e si tenne Hector Cuper. Solo Silvio Berlusconi agì in controtendenza: fra Arrigo Sacchi e Marco Van Basten confermò l’olandese e piazzò il tecnico in Nazionale.
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Ronaldo vs Cuper ai tempi dell'Inter

Credit Foto LaPresse

Trascinatore, ma a lune alterne

Altra epoca, Cristiano. Non è un leader alla Diego Maradona. E’ un trascinatore a lune alterne. La pandemia ha reso ancor più complicata la gestione della sua azienda viaggiante. L’onorario è così alto da ridurre gli acquirenti al Paris Saint-Germain e, forse, a un Real di ritorno. L’età, implacabile, lo bracca. Si ciba di record, aiuta gli altri aiutando sé stesso. Poteva fare di più? Dubito. Poteva dare di più? Cristiano è talmente grande ed egoista che verrà ricordato più per il primo (probabile) scudetto perso dalla Juventus in dieci anni che non per il resto. Non ha parlato dopo il Porto, non ha parlato dopo Cagliari. Orgoglioso com’è, se non sfida il mondo si sente sprecato.
Chi scrive, lo terrebbe. Non penso che abbia bloccato la crescita della Juventus, Federico Chiesa sta sbocciando comunque. Non è un dieci come Messi, più dentro alla manovra. E’ la fine della manovra. E se ci siamo tutti addormentati fra i suoi gol, non è colpa sua.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it
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