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Juventus, zero titoli dopo 10 anni: la prima stagione dell'Allegri-bis è un fallimento oppure no?

Giulio Martina

Aggiornato 12/05/2022 alle 13:42 GMT+2

SERIE A - La Juventus chiude una stagione sotto alle aspettative e senza trofei. Ad Allegri va attribuita la mancanza di gioco e risultati, da tenere in considerazione anche il mercato con l'uscita di Cristiano Ronaldo e l'ingresso di Vlahovic, oltre all'attenuante degli infortuni. Stagione fallimentare o punto di partenza?

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Dopo 11 anni la Juventus chiude una stagione senza alzare nessun trofeo. L'ultima volta era accaduto nel 2010/2011, un'altra epoca, con Delneri alla guida. L'annata che doveva essere quella della ripartenza, il seguito del breve intermezzo gestito da Pirlo, si è rivelata a dir poco deludente. La dirigenza bianconera si era affidata ad un uomo esperto e consapevole dell'ambiente come Massimiliano Allegri, ma i risultati non sono arrivati. Passiamo in rassegna colpe e attenuanti dell'allenatore toscano.

Allegri, prima stagione alla Juve senza titoli

Partiamo dall'inizio. La scelta di ripartire da Allegri era sembrata chiara. Ritrovare coesione e compattezza in stile Juventus, dopo un paio di stagioni di caos dovute ai cambi di guida tecnica (Sarri e Pirlo), oltre al fattore dominante di Cristiano Ronaldo. Tra il 2014 e il 2019 la gestione Allegri portò in bacheca 5 campionati, 4 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane, a cui vanno aggiunte le due finali di Champions League 2015 e 2017. Le debacle europee dei suoi recenti predecessori sono state l'elemento fondante del richiamo del tecnico toscano alla Continassa.
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La partenza di Cristiano Ronaldo

Una delle principali attenuanti da riconoscere all'allenatore riguarda la prima parte di stagione. Iniziare un campionato con Cristiano Ronaldo e vederlo partire il 31 agosto non ha certo portato stabilità alla squadra. Cedere il giocatore stella del club l'ultimo giorno di mercato è una mossa discutibile che evidenzia la scarsa programmazione del club nelle ultime annate. Di fatto il girone d'andata della Juventus è stato caratterizzato da una difficoltà estrema a trovare il gol. Perso CR7, che portava mediamente in dote più di 20 reti a campionato, l'attacco bianconero si affidava a Morata (dato in uscita fino a gennaio), Dybala (quasi sempre out per infortunio) e Kean (autore di una stagione molto deludente).
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80 milioni a gennaio per Vlahovic

La società ha cercato di cambiare l'inerzia della stagione, anticipando la chiusura dell'affare Vlahovic a gennaio. Una spesa di 80 milioni di euro in un contesto di mercato in cui nessun club italiano si è potuto muovere nella sessione invernale viste le difficoltà economiche post pandemia. L'acquisto del serbo aveva come obiettivo quello di rilanciare le speranze della Juve in campionato e tentare un cammino importante in Champions League. I bianconeri navigavano vicini al quarto posto già a gennaio e avevano superato il girone europeo. L'impatto sui risultati finali non è stato quindi quello sperato.
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L'eliminazione con il Villarreal e la mancata corsa scudetto

Il campionato era stato probabilmente compromesso nel girone d'andata, anche se i tifosi bianconeri avevano iniziato a sperare ad un incredibile rimonta in primavera complice il rallentamento di Inter, Milan e Napoli. Paradossalmente in una delle rare prestazioni positive della stagione è arrivata la sconfitta decisiva contro i neroazzurri. A lasciare l'amaro in bocca maggiormente è stata però l'eliminazione agli ottavi di finale di Champions contro il Villarreal. Gli spagnoli si sono dimostrati squadra solida anche contro corazzate come Bayern e Liverpool, ma la gestione dei match della squadra di Allegri ha lasciato a desiderare.
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La delusione di Dybala e Vlahovic, Juventus-Villarreal

Credit Foto Getty Images

Assenza totale di gioco

Una delle colpe maggiori di Allegri è stata quella di non essere mai riuscito a sviluppare un gioco fluido durante la stagione. La quasi totalità delle partite in Serie A hanno visto una Juventus difensivista, andata sotto sul piano del controllo palla anche contro squadre di bassa classifica. Le migliori prestazioni si sono viste contro le big, da evidenziare il match convincente contro l'Inter in campionato e anche la reazione allo svantaggio della finale di Coppa Italia è stata da grande squadra. Il centrocampo è ormai da anni il punto debole: il flop di Arthur, le prestazioni incostanti di Rabiot, l'impatto non eccezionale di Locatelli hanno tolto a Max Allegri la qualità cercata.
  • L'annata di Allegri in numeri: 50 partite, 11 sconfitte e pochissimi acuti con le big
Partite ufficiali50
Vittorie29
Sconfitte11
Pareggi 10
Finali giocate e perse2
Media punti in Serie A alla 36ª1,92
Gol segnati in Serie A alla 36ª55 (Come Udinese e Roma, 9° attacco della A)
Gol subiti in Serie A alla 36ª33 (4ª difesa della Serie A)
Rendimento con Inter,Milan e Napoli0 vittorie, 4 pareggi, 4 sconfitte

Infortuni: Chiesa e Dybala

L'infortunio di Chiesa a gennaio è stato un duro colpo in casa Juve. Con Dybala flagellato dai problemi fisici, il giocatore a cui era demandata l'imprevedibilità e la classe era proprio l'ex viola. In una squadra spesso bloccata e incapace di aprire le partite la mancanza di questi due giocatori è doveroso ricordarla. Allegri ha dovuto fare a meno anche del suo Jolly di centrocampo McKennie, messo ko dalla frattura del metatarso a febbraio. Anche in difesa non sono mancate le assenze con Bonucci e Chiellini molto frequentemente costretti ai box.
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Da dove si riparte

La Juventus vista ieri sera si affidava all'estro di Dybala e all'esperienza di Chiellini, due giocatori che non faranno parte del gruppo la prossima stagione. I punti fermi sono Vlahovic, anche se in evidente calo nell'ultimo mese, e il rientro di Federico Chiesa. L'addio di Chiellini lascia su Bonucci e De Ligt le responsabilità del reparto difensivo: l'olandese deve fare l'ultimo step di crescita per evitare le ingenuità viste all'Olimpico. Allegri gode del completo appoggio della dirigenza (a differenza dei predecessori) e pretenderà degli innesti dal mercato, in primis in mediana. Non sarà facile gestire un ambiente poco abituato a stagioni senza titoli e dovrà essere bravo a tenere la squarda dalla sua parte.
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