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Atalanta-Inter 2-3, 5 verità: Dzeko immortale, Lookman rookie of the year, Inzaghi si è sbloccato nei big match

Carlo Filippo Vardelli

Aggiornato 14/11/2022 alle 11:24 GMT+1

SERIE A - Eccolo qui, il primo scontro diretto vinto dall'Inter in campionato. La prima gioia, contro l'Atalanta: 3-2 per la squadra di Inzaghi, che è riuscita anche a ribaltare (per la seconda volta consecutiva) uno svantaggio iniziale. Per l'Atalanta il rimpianto di aver giocato più partite dentro la stessa: la terza sconfitta di fila spinge a qualche interrogativo.

Edin Dzeko, autentico mattatore a Bergamo, Serie A

Credit Foto Getty Images

Atalanta-Inter, match valido per la quindicesima giornata di Serie A 2022/23, è terminato sul punteggio di 2-3, frutto dei gol Ademola Lookman, Edin Dzeko (2) e José Luis Palomino, protagonista anche in negativo con una autorete. Con questo risultato i nerazzurri chiudono l'anno nel migliore dei modi e trovano il secondo successo consecutivo dopo lo stop contro la Juventus, l'Atalanta invece cade per quarta volta nelle ultime cinque e scivola fuori dalla zona Champions League. La partita è stata ricca di emozioni e ha offerto tanti spunti. Noi come sempre ne abbiamo trovati cinque che vi sottoponiamo... Ecco le nostre 5 verità.
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Inter Milan's Argentinian forward Lautaro Martinez (C) celebrtaes after Atalanta scored an own goal during the Italian Serie A football match between Atalanta and Inter on November 13, 2022 at the Atleti Azzurri d'Italia stadium in Bergamo

Credit Foto Getty Images

1) Primo big match per Inzaghi: può essere la svolta

Ha la scorza dura Simone Inzaghi, e non è un allenatore che si lascia andare facilmente. Dopo le critiche – tutte giustissime – subite per le sconfitte contro Lazio, Milan, Roma e Juventus, il tecnico piacentino prepara una partita più che discreta ed esce vincitore dal Gewiss Stadium, trovando il primo successo stagionale contro una delle cosiddette "big". Nel 3-2 maturato a Bergamo spicca soprattutto il cinismo di Edin Dzeko, autentico immortale di cui parleremo dopo, ma più in generale emerge l’organizzazione tattica del tecnico ex Lazio, che non lascia niente al caso e trema solo nel finale quando Palomino si tuffa in area di rigore e infila Onana per il 2-3. Un risultato del genere può certamente essere la molla che fa scattare l’innesco: Inzaghi si è finalmente sbloccato, e il ritorno di Lukaku lo aiuterà tantissimo.

2) Dzeko è l’immortale

Con la carta d’identità ci fai più o meno tutto, ma non sempre quello che c’è scritto spiega chi sei. Questo concetto, così di moda tra coloro che hanno superato la giovinezza, ha subito una brusca inflazione negli ultimi anni, ma con dei fenomeni come Dzeko assume una dignità tutta nuova. Il bosniaco espugna Bergamo con una doppietta da opportunista, mostrando anche il lato cattivo oltre a quello estetico che già gli riconosciamo. I continui stop di Lukaku hanno portato Inzaghi a chiedergli qualche straordinario, ma lui, da straordinario professionista qual è, ha risposto sempre presente, timbrando sia in campionato che in Europa. Il dato stagionale dice 11 gol in 22 presenze, praticamente mezzo gol a partita. Ci mettereste la firma per arrivare così a 36 anni? Io sì.

3) Lookman, rookie of the year

Partiamo dai dati: nell’era dei tre punti a vittoria, Ademola Lookman è il quarto giocatore dell’Atalanta con almeno 7 gol segnati nelle prime 15 partite della Dea in Serie A nella sua stagione di debutto in nerazzurro, dopo Luis Muriel, German Denis e Filippo Inzaghi. Basterebbe questo per capire l’impatto dell’ex Leicester, ma con un giocatore di questo calibro occorre andare oltre, e allora lo candidiamo al premio di rookie of the year, per il miglior esordiente in Serie A. Certo, la sua carriera non è iniziata da appena un anno, non è appena sbocciata dopo il periodo trascorso al college, come invece succede in America per meritare il titolo di rookie, ma questo poco conta. Impatto devastante, è forse la nota più lieta di questo primo trimestre degli orobici.

4) L’Atalanta si sta sgonfiando

Era partita bene l’avventura dell’Atalanta, ma c’era un sacco di polvere sotto al tappeto persiano che reggeva il tavolino dove erano appoggiate tutte le vittorie di inizio stagione. C’era un po’ di polvere lasciata da Malinovskyj e dalla sua querelle estiva, c’erano delle partite vinte giocando un calcio diverso, più attendista, c’era meno intensità. Insomma, non era la solita Atalanta, e infatti tutti i difetti sono emersi in un colpo solo, come quando fuoriesce l’acqua dallo sfiatatoio delle balene. Nelle ultime cinque gare sono arrivate quattro sconfitte, di cui tre contro Inter, Lazio e Napoli: big match pesantissimi. Forse è un po’ presto per scrivere la parola fine sulla stagione dei nerazzurri, ma certamente serve un’inversione di rotta. La pausa arriva nel momento ideale, al ritorno di campo dovremo vedere un’altra Atalanta. La vecchia Atalanta di Gasperini.
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Italiano: "L'Atalanta è il nostro esempio per crescere in Europa"

5) Scalvini e Dimarco, gente da nazionale

Giorgio Scalvini e Federico Dimarco. Federico Dimarco e Giorgio Scalvini. Non che servisse l’ennesima prova, ma questi due giocatori sono fatti e finiti per la nazionale di Roberto Mancini. Ma non due semplici giocatori di rotazione, da schierare ogni tanto nelle amichevoli: due titolari. In difesa, dopo l’addio di Giorgio Chiellini e la fase calante di Leonardo Bonucci, il mister fantastic dell’Atalanta sarebbe un ottimo elemento da cui ripartire, magari insieme ad Alessandro Bastoni, mentre a sinistra, con Emerson poco continuo nel suo rendimento e Leonardo Spinazzola lontano dagli standard raggiunti nel 2021, il nativo di Milano ha tutte le carte di regola per impossessarsi dalla fascia. Sono scelte coraggiose, sì, ma il Mancio non si è mai tirato indietro. Forza, schieriamoli.
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