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Ciclismo, Mondiali Fiandre 2021: Resa dei conti al Nord: van Aert favorito, Colbrelli guida opposizione con Alaphilippe

Marco Castro

Aggiornato 25/09/2021 alle 21:38 GMT+2

MONDIALI CICLISMO – Domenica si chiude la rassegna iridata con la gara più attesa. Il Belgio di van Aert vuole essere il più inospitale dei padroni di casa e prendersi un oro che a domicilio manca dal 1963. Alaphilippe non ci sta, figuriamoci van der Poel, i danesi, la Slovenia e la parata di Nazionali pronte a sovvertire il pronostico. Come l’Italia, che ha un'enorme certezza: Sonny Colbrelli.

Sonny Colbrelli, Wout van Aert e Julian Alaphilippe

Credit Foto Eurosport

Chi ha seguito le prove in linea dei giorni precedenti, avrà fantasticato con un misto di trepidazione e sinistro fascino sulla gara regina di domenica. Tra le anse, erte, ciotoli e infidi risciacqui, la gara maschile élite promette di fare molti prigionieri, con i circuiti di Leuven e quello cosiddetto “fiammingo” a fare da giudici supremi per assegnare la nuova maglia di campione del mondo. La distanza, il meteo e la fortuna faranno il loro tradizionale gioco, ingredienti fondamentali più che mai in questo genere di corse. Spezie micidiali, amiche o velenose, per i 200 e rotti corridori che prenderanno il via. Ma facciamo un po’ d’ordine.
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Da van Aert a Colbrelli: i 10 favoriti per il Mondiale

Van Aert favorito, Belgio regale

Ci sono 2500 metri di dislivello e 42 muri, è vero, ma per come è disegnato il percorso l’ipotesi di un epilogo allo sprint, neanche così sparuto, non è fuori dal mondo. Comunque verranno scritti gli ultimi capitoli della gara, il favorito numero 1 di (quasi) tutti resta Wout van Aert. Uno che vince il tappone del Ventoux al Tour e una volata di gruppo, capace di fare la differenza sui muri o con una progressione da finisseur. O in grado di alzare le braccia in altri dieci modi. Il più completo in assoluto, tanto più con la forma che si ritrova. Ha ricevuto anche l’investitura del rivale di sempre van der Poel, probabilmente con più sincerità che tatticismo. L’argento nella cronometro di Ganna è stato il quarto di fila dopo i due di Imola 2020 e quello olimpico di Tokyo. Un conto aperto col destino e un Belgio stellare al suo fianco. Gente che se la cava egregiamente a queste latitudini come Yves Lampaert e Jasper Stuyven, cacciatori come Dylan Teuns e Tiesj Benoot. E poi il suo scudiero, Remco Evenepoel, che potrebbe sparigliare le carte se il suo capitano dovesse essere ingabbiato dai rivali. Uno squadrone in missione per provare a vincere l’oro in casa dopo quasi 60 anni. Wout favorito ma non padrone, perché corse di questo rango non hanno regole né catene.
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L'albo d'oro recente del Mondiale

2020J. ALAPHILIPPE (FRA)
2019M. PEDERSEN (DEN)
2018A. VALVERDE (ESP)
2017P. SAGAN (SVK)
2016P. SAGAN (SVK)
2015 P. SAGAN (SVK)
2014M. KWIATKOWSKI (POL)
2013RUI COSTA (POR)

Alaphilippe e van der Poel alla finestra

Lo scacco arriva da più parti, ma il Re non ha intenzione di abdicare. Julian Alaphilippe si ritrova sotto le ruote un buon Mondiale per confermarsi campione dopo il capolavoro di dodici mesi fa a Imola. LouLou ha fatto spallucce e dichiarato che vestire l’iride è un fardello importante, una calamita di pressione e attenzioni non semplici da gestire. Ma siamo sicuri che il 29enne di Saint-Amand-Montrond si giocherà ogni carta a disposizione per tornare ad ascoltare la Marsigliese sul podio e il fatto che si parli più di altri corridori potrebbe giocare a suo favore. Con lui una squadra di qualità e con un uomo in più in dote grazie al trionfo dell’edizione passata. Su tutti spiccano talento e smalto di Benoit Cosnefroy. Dal blu mare Francia all’arancione brillante dei Paesi Bassi, per parlare dell’ultimo componente della Santissima Trinità che ha segnato la storia recente di gare così: Mathieu van der Poel. Che a questa gara rischiava seriamente di non esserci, per quel mal di schiena figlio della caduta in mountain bike ai Giochi di Tokyo. Le ultime uscite ci hanno detto che il figlio di Adrie è tornato a buoni livelli, anche se va testato sui 270 chilometri. Il percorso gli piace: “Mi ricorda la Freccia del Brabante”. Gara che lui ha vinto, come il francese di cui parliamo qua sopra. Intanto la curva olandese ha già trovato posto in un passaggio strategico della corsa, manco fosse l’Alpe d’Huez. Ci sbilanciamo: sarà la componente più rumorosa del milione di tifosi attesi.
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Colbrelli al massimo, l’Italia ci crede

Ma veniamo a noi. I nove uomini (uno di questi sarà riserva) dell’ultima selezione di Davide Cassani da CT hanno provato il percorso giovedì, nel giorno di buco della rassegna iridata. A guidare il gruppo c’era Sonny Colbrelli, capitano designato degli azzurri. Il 31enne bresciano arriva dalla stagione più incredibile della sua carriera, per numero di successi e qualità di questi. Campione europeo, in forma e fiducia oltre ogni limite immaginabile solo pochi mesi fa: fattori che fanno di lui uno dei tre o quattro uomini forti alla vigilia della gara. Un treno così probabilmente non passerà più, lui lo sa. E magari sabato sera reciterà una preghiera agli dèi di pioggia e vento, lui che più di molti altri sa destreggiarsi in queste condizioni (le previsioni parlano del 40-50% di possibilità di rovesci già dal mattino). In un curioso sondaggio del quotidiano belga Het Belang van Limburg tra i 14 ciclisti professionisti provenienti dal Limburgo, nove di questi vedono il Cobra sul podio e uno addirittura lo profetizza vincente. Vuol dire poco, pochissimo, quasi niente. Ma forse qualcosa sì, ad esempio sullo status che ha raggiunto il corridore della Bahrain-Victorious. In una Nazionale che ha diversi corridori in grado di fungere da mine vaganti, il suo luogotenente sarà Matteo Trentin. Veterano azzurro, argento mondiale ad Harrogate, tornato alla vittoria al Trofeo Matteotti dopo due anni di digiuno. Il regista migliore che si possa avere su questo palcoscenico.
Percorso difficile e tecnico, con tante curve e in cui bisogna rilanciare di continuo. Se dovesse esserci vento sarà complicato, così come con la pioggia. Non ci sono grandi salite, ma cinque strappi insidiosi. Sono contento della squadra perché è forte e sono tutti in forma. Sappiamo che il Belgio è supersonico e anche altre nazionali hanno grandi campioni ma noi su un percorso del genere possiamo dire la nostra [Davide Cassani]
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Vari ed eventuali, Danimarca super

I temi che ruotano intorno a un Mondiale sono infiniti, ma appare d’obbligo spendere due parole per la qualità che metterà sulla strada la Danimarca. Dal re del Fiandre Kasper Asgreen all’ex iridato Mads Pedersen, da Magnus Cort Nielsen (indemoniato all’ultima Vuelta) a Michael Valgren e alla sua doppietta d’autore della scorsa settimana in Toscana. Tosti, preparati, eclettici. Meritano tanta attenzione. Come ovviamente la Slovenia. Perché se hai in squadra Tadej Pogacar e Primoz Roglic e la tua terza opzione si chiama Matej Mohoric, beh, tutti sull’attenti senza neanche guardare altimetrie e percorso. Potrebbero essere proprio loro una delle squadre desiderose di indurire la corsa. Tom Pidcock guiderà la Gran Bretagna pur non essendo al top, anche se è lui l’ultimo campione del Brabante. Marc Hirschi ha ritrovato la gamba migliore nel periodo perfetto, dopo un anno in cui non è arrivato l’atteso salto di qualità. E chiudiamo con Peter Sagan. Sornione, silenzioso, in disparte. Ma siamo al Mondiale, e non serve aggiungere altro.
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