Non solo Froome: Sagan, Nibali, l'Africa e tutti gli altri protagonisti del Tour de France
Aggiornato 27/07/2015 alle 11:01 GMT+2
Dalla maglia verde dell'acclamatissimo Peter Sagan alla fermezza di Vincenzo Nibali defending champion, passando per Purito, Hansen, Teklehaimanot, l'American Express, gli enfants du pays, il re veloce Andre Greipel e le gialle maledette di Martin e Cancellara: tutti i protagonisti della centoduesima edizione del Tour de France
É stato il Tour de France di Peter Sagan e della sua maglia verde che, quarta consecutiva a meno due da Zabel, ormai indossa a Parigi per elezione terrena. Golden boy del ciclismo mondiale, amatissimo in Italia per ragioni adottive, ovvero la lunga militanza in Liquigas-Cannondale, formidabile performer delle due ruote: Sagan attende il prossimo trionfo alla Grande Boucle con la calma della prima maturità e tutta la grazia mostrata in queste tre settimane. Tre giorni (consecutivi) in fuga, cinque volte secondo: come diceva Peter Pan, Dovete fare pensieri dolci e meravigliosi. Saranno loro a sollevarvi in aria.
É stato il Tour de France, anzi, è stato il dodicesimo Grande Giro consecutivo completato da Adam Hansen, iron man delle due ruote. Il record l'aveva già scritto a maggio in Italia, e con oggi sono 40.840 chilometri di fatica fra vittorie di tappa (al Giro e alla Vuelta) e doveri di gregariato, fughe e borracce, menate e traguardi sul filo del tempo massimo. Durante questo Tour, Adam Hansen ha visto uno spettro in Zelanda, una dura caduta sulla clavicola, e una strega sui Pirenei (isolato in coda all'ultimo gruppo) prima della birra sul traguardo dell'Alpe d'Huez. Vita da mediano, tempra da campione.
É stato il Tour de France di Joaquim Rodriguez, che ha firmato due traguardi d'autore come il Mur de Huy e Plateau de Beille, stretto ai suoi pois con tutto l'ardimento dello scalatore più romantico della Grande Boucle. É stato il Tour de France di Nairo Quintana quanto quello del centenario, ancora secondo sul podio di Parigi, e ancora in maglia bianca, sotto Chris Froome. Abbiamo però pochi dubbi: il colombiano dallo sguardo olimpico sarà il Grimpeur de l'avenir.
É stato il Tour de France di Daniel Teklehaimanot e della prima vittoria in un grande giro, con Steve Cummings, della MTN-Qhubeka, squadra africana debuttante al Tour de France, nel Mandela Day. Teklehaimanot è stato il primo corridore eritreo in maglia a pois e primo africano "puro" a ottenere nel ciclismo un risultato così prestigioso dopo la maglia gialla del sudafricano Daryl Impey (Montpellier 2013) e, naturalmente, i trionfi Jaune di Chris Froome keniota britannico.
É stato il Tour de France di Andre Greipel, il più veloce di questa Grande Boucle con 4 successi di tappa in volata (10 in carriera) e della 26esima vittoria “francese” di Mark Cavendish in 7 edizioni, 44esima volta a braccia alzate in un Grande Giro. É stato anche il Tour de France di Greg van Avermaet, che prima ha battuto Sagan a Rodez nel fotofinish degli eterni piazzati, e poi ha lasciato il Tour per assistere al parto della moglie.
É stato il Tour de France degli enfants du pays a braccia alzate sui grandi traguardi: Alexis Vuillermoz sul Mûr-de-Bretagne, Romain Bardet a Saint Jean de Maurienne e, dulcis in fundo, Thibaut Pinot sulla mitica Alpe d’Huez. Ed è stato, ça va sans dire, il Tour de France di tutti gli altri vincitori di tappa, da Zdenek Stybar a Ruben Plaza per l'italiana Lampre-Merida, da Rafal Majka nel giorno del Tourmalet a Simon Geschke nella prima alpina.
É stato il Tour de France della consacrazione a cronometro di Rohan Dennis, prima maglia gialla a Utrecht, e della sua BMC già iridata contro il tempo a Ponferrada. É stato il Tour de France delle “gialle maledette” di Fabian Cancellara e Tony Martin, de richesse a la misère: Spartacus ha vestito la maglia del leader per la ventinovesima volta in carriera dal 2004; Panzerwagen ha vinto per il secondo anno anche in linea alla Grande Boucle, ma entrambi sono caduti il giorno dopo e si sono ritirati infortunati.
É stato infine il difficile Tour de France di Vincenzo Nibalidefending champion fra ventagli, cadute, incidenti, crisi e forature per l’intero corso della Grande Boucle, dalla Zelanda all’Alpe d’Huez. Sulle Alpi, a La Toussuire, il graffio, anzi il morso dello squalo, la fierezza del campione in carica prima di rendere lo scettro a Froome sotto l’Arc du triomphe. Italia croce e delizia, come l’espulsione di Luca Paolini per positività alla cocaina (non ci voleva…) come il ritiro forzato di Ivan Basso per un tumore al testicolo, già operato, già guarito, #ForzaIvan e viva il Tour de France.
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