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Ducati e Bagnaia campioni del mondo MotoGP: come dall'Igna ha fatto diventare la Desmosedici la moto top e più invidiata

Fabio Psoroulas

Aggiornato 07/11/2022 alle 12:12 GMT+1

MOTOGP - Dopo 15 anni la Ducati torna sul tetto del mondo in MotoGP. Tre lustri fa fu Casey Stoner a regalare il titolo piloti al team di Borgo Panigale, ora è Francesco Bagnaia a laurearsi campione del mondo. Un intervallo di tempo lunghissimo per la Desmosedici, che in questi anni è passata dal flop di Valentino Rossi, all'arrivo di Dall'Igna, alle vittorie di Dovizioso fino al trionfo di Pecco.

🏍Bagnaia campione, l'epica cavalcata verso il titolo MotoGP in 280"

Un'attesa lunga 15 anni. Tre lustri ricchi di pole position, di podi e di vittorie. Stagioni con grandi nomi a bordo delle moto di Borgo Panigale, tra Hayden, Melandri, Rossi, Iannone, Lorenzo e Dovizioso. Alla fine però il successo finale è sempre mancato alla Ducati. Sino ad ora. Si perché nell'albo d'oro dei campioni del mondo della MotoGP da domenica 6 novembre 2022 c'è anche Francesco Bagnaia con la Desmosedici. Il torinese succede a Fabio Quartararo vincitore lo scorso anno a bordo della Yamaha, ma soprattutto viene dopo Casey Stoner, unico fino ad oggi in grado di portare la Ducati sul tetto del mondo nel 2007.

Vittoria totalmente diversa da quella di 15 anni fa

Difficile trovare somiglianze tra il successo di una leggenda come quella di Stoner nel 2007 e quello di Bagnaia, che non è ancora leggenda ma è sicuramente l'astro nascente di questa disciplina. Casey era un funambolo a bordo di una moto scorbutica e complicata, sicuramente veloce ma costruita a immagine e somiglianza del rider australiano. Il mondiale di quindici anni fa è stato un vero dominio di Stoner, con 10 vittorie e 14 podi in 18 gare. Un trionfo spaziale, un sogno per il team di Borgo Panigale che aveva debuttato in questa categoria solo quattro anni prima con Capirossi e Bayliss.
Questa stagione è tutta un'altra storia. Una vittoria meritatissima quella di Pecco, insperata a metà 2022 ma ottenuta con rabbia e forza, dimostrando uno strapotere incredibile sui rivali a bordo di un mezzo perfetto, sicuramente il migliore del circus. Dopo anni e anni di lavoro, la Desmosedici è attualmente la moto di riferimento del paddock, quella da cui tutti copiano. Ed è anche la più facile da portare al massimo, come lo dimostrano i tanti piloti nelle alte posizioni di classifica. Un moto diametralmente opposta a quello del 2007, con il solo Stoner in grado di guidarla veramente al limite.
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Gli uomini Ducati festeggiano il trionfo di Pecco Bagnaia a Valencia, Getty Images

Credit Foto Getty Images

In questi 15 anni è cambiato tutto. Abbiamo assistito agli ultimi titoli di Rossi, all'era Lorenzo, alla nascita del fenomeno Marquez, sino ai mondiali di Mir e Quartararo. La Ducati però in tutto questo periodo, tra alti e bassi, c'è sempre stata. E' riuscita anche a togliersi diverse soddisfazioni (soprattutto i tre mondiali costruttori vinti), ma mai a bissare il successo del 2007. Come ha fatto la Ducati a tornare alla vittoria dopo ben tre lustri? Ripercorriamo un po' questa storia fatta di delusioni, stravolgimenti e rivoluzioni, fino al successo targato Pecco Bagnaia.

Dall'era Stoner a Valentino Rossi

Dopo il titolo mondiale 2007, Stoner è rimasto in Ducati altri tre anni cogliendo molte vittorie, ma chiudendo secondo o quarto nella generale. Con il passaggio dell'australiano in Honda, Ducati cerca di cambiare pagina, affidandosi a Valentino Rossi. Sembra una storia d'amore grandiosa, con il Dottore a bordo della Rossa italiana. Purtroppo il sodalizio nasce male e finisce peggio: in due anni Vale porta a casa solo tre podi con la Ducati, cercando il più possibile di cambiare strada allo sviluppo di una moto unica nel suo genere, estremamente complessa da portare al limite. Un cavallo imbizzarrito con un motore stellare, ma troppo scorbutica da domare. Dopo due anni di delusioni, Rossi torna in Yamaha e la Ducati rimane senza una vera guida.

L'arrivo di Dall'Igna e le tante innovazioni

La Desmosedici continua ad essere una moto molto veloce e con un motore potentissimo, ma semplicemente inguidabile. La rivoluzione però inizia con Gigi Dall'Igna che prende il posto di Filippo Preziosi nel 2014. L'ingegnere arriva da Aprilia e da subito apporta cambiamenti, puntando tantissimo allo sviluppo dell'aerodinamica della moto, che da qui in poi influenzerà notevolmente il motomondiale.
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Luigi Dall'Igna, head of Ducati Corse

Credit Foto Ducati Motor Holding S.p.A

Arrivano le ali, si provano tante novità e qualcosa si muove. Il distacco dai primi diminuisce, cominciano a rivedersi moto rosse sul podio fino al ritorno alla vittoria con Iannone in Austria nel 2016. Successo che mancava da 5 anni. esattamente da 2128 giorni. Sembra l'alba di una nuova era.

L'era Dovizioso e le otto moto in pista

Da qui partono anni importanti per il team di Borgo Panigale, guidati da un super Andrea Dovizioso. Il forlivese regala sprazzi di classe sopraffina, portando la Desmosedici a lottare per il mondiale contro Sua Maestà Marc Marquez. I duelli, soprattutto quelli del 2017 sono leggendari, con il Dovi addirittura vincente in diverse occasioni nel duello contro l'alieno di Cervera, che però riesce sempre a spuntarla a fine stagione.
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Ducati Team's Italian rider Andrea Dovizioso (L) and Repsol Honda Team's Spanish rider Marc Marquez compete during the MotoGP Austrian Grand Prix

Credit Foto Getty Images

Ducati le prova tutte per cercare di vincere. Si affida a un grandissimo team clienti come quello Pramac, stipula un contratto onerosissimo in termini di cifre con Jorge Lorenzo, addirittura nel 2016 e 2018 scende in pista con otto moto (come poi torna a fare dal 2022). Investimenti a non finire nella categoria, ma il mondiale rimane sempre un tabù. Nel mentre Lorenzo se ne va e Dovizioso viene messo alla porta dopo 8 anni e 3 titoli di vicecampione del mondo consecutivi. La nuova era non è ancora matura.
LE 14 VITTORIE DI DOVIZIOSO IN DUCATI
GRAN PREMIOANNO
Sepang2016
Mugello 2017
Barcellona 2017
Spielberg 2017
Silverstone 2017
Motegi 2017
Sepang2017
Losail2018
Brno 2018
Misano 2018
Valencia 2018
Losail 2019
Spielberg 2019
Spielberg2020

Bagnaia riporta il titolo in Italia

Si arriva ai giorni d'oggi. Dall'Igna, Tardozzi e compagnia si affidano a due piloti della nuova generazione come Jack Miller e Pecco Bagnaia per rompere l'incantesimo e riportare finalmente il titolo in Italia. Soprattutto Pecco si mette in luce nel 2021, ma è troppo incostante e incline all'errore, così il mondiale va in Francia a casa Quartararo. El Diablo è perfetto anche ad inizio 2022 e sembra avere il mondiale in tasca. Ma da metà stagione Pecco cambia marcia e se ne va. L'alfiere di Chivasso conquista vittorie seriali e, sfruttando i passi falsi di Quartararo, si riporta in testa alla generale, vincendo il titolo nell'ultimo atto di Valencia.
  • Gli straordinari numeri di Ducati in questa stagione: dal GP di Aragon 2021 sempre una Desmosedici sul podio (26 GP)
Vittorie 12 (7 Bagnaia, 4 Bastianini, 1 Miller)
Podi32
Pole position16
Prime file40
GP consecutivi a podio26
Punti classifica costruttori448 punti (1° posto)
Punti team ufficiale 454 punti
Punti team Pramac318 punti (1° team clienti)
Punti complessivi Ducati (ufficiale + team clienti)1246 punti
Un successo targato Pecco, ma tutto il mondo Ducati ha faticato a lungo per questo trionfo. In fabbrica hanno lavorato anni e anni per trasformare il cavallo imbizzarrito dei tempi di Stoner al mezzo più facile da guidare, veloce e vincente della classe regina. Una trasformazione complessa, voluta fortemente da Gigi Dall'Igna. L'ingegnere è stato l'artefice della trasformazione, ma anche delle rivoluzioni tecniche e di piloti, sino al dolce successo di Bagnaia. Pionierie del cambiamento aerodinamico di questa disciplina, criticato da più parti per la scellerata gestione dei suoi piloti in passato, ha tramutato la Desmosedici da moto con un prupolsore spaziale ma ingestibile in curva, a moto completa, versatile e competitiva in ogni situazione e tracciato, guidata al meglio dal mitico GoFree ma anche da tutti gli altri piloti di Borgo Panigale e aiutata nello sviluppo ancora dalle otto moto in pista anche in questa stagione. E così dopo tanto lavoro e sudore, dopo molte delusioni tra MotoGP e SBK (dove prossima settimana potrebbe arrivare un altro titolo), finalmente l'alba di una nuova era è giunta.
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