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Paolo Simoncelli ricorda il figlio Marco: "Sic, manchi come l'aria"

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Pubblicato 22/10/2022 alle 21:57 GMT+2

In un'accorata lettera pubblicata su La Repubblica, il padre di Marco, compianto centauro italiano, racconta le emozioni che gli dà il circuito di Sepang, quello dove il 23 ottobre di 11 anni fa suo figlio perse tragicamente la vita in un incidente di gara.

2013, Paolo Simoncelli, Foto Amato Ballante

Credit Foto Other Agency

Era il 23 ottobtre 2011 quando, a Sepang, Marco Simoncelli perse la vita. La piega che sfidava le leggi della fisica, il tentativo di tenere in piedi la moto, la pesante caduta, il casco che si slacciava e poi tutto il resto che ha segnato quegli interminabili minuti di angoscia e di dolore. Era domenica, il giorno della gara, e come 11 anni fa in Malesia si corre di nuovo il 23 ottobre. Da là, con un'accorata lettera pubblicata da La Repubblica, Paolo Simoncelli, papà di Marco, scrive le sue emozioni mentre aspetta che i ragazzi del team che guida gareggino a loro volta. Ecco il testo.

La lettera

Cercare di raccontarvi Marco in poche parole è come chiedere a Reinhold Messner di scalare tutti i quattordici Ottomila, le montagne da ottomila metri del mondo, in un giorno solo. Vi scrivo da un circuito che si chiama SIC, che ironia della sorte, non porta questo nome così perché è stato dedicato a mio figlio ma perché è l'abbreviativo di Sepang International Circuit, da molti anni tappa fissa del motomondiale. Io vi scrivo proprio dalla Malesia perché, come i più appassionati sapranno, dal 2012 gestisco un team in Moto3. Per molti la Malesia è terra di sole e di mare, dove il clima umido sprigiona questo inconfondibile odore di vacanze. Per me è inconfondibile tanto quanto lo sono le emozioni che mi legano a questo posto, a questo circuito che tanto mi ha regalato e tanto tolto.
Il bello che mi ha dato questo circuito: correva l'anno 2008 e il 19 ottobre un ricciolone tagliava il traguardo e si laureava Campione del mondo nella classe 250. Il brutto è storia nota. Quest'anno il 23 ottobre cade di nuovo di domenica e la gara si disputa su questa stessa pista. La Sic58 squadra corse, così si chiama il nostro team, sfilerà come sempre, con orgoglio, con i colori che erano di Marco. Se sono ancora in questo mondo nonostante sia una faticaccia, tra le più belle per carità, è perché il suo ricordo sia più forte del tempo che passa. Se sono ancora qui dopo undici anni, nonostante tutte le difficoltà, è perché lui è vivo dentro di noi, che lo ricordiamo come meglio sappiamo fare: correndo.
Mi è stato chiesto: "Paolo, hai voglia di scrivere di Marco per Repubblica?". Mi sarebbero bastate nove semplici parole: Manchi Come L'Aria Marco, no anzi di più.
Un ricordo struggente di quello che era un ragazzo talentuoso con un futuro di vittorie davanti e che ora sarebbe un veterano navigato, lo spilungone della MotoGP che non ha paura a buttarsi dentro e a dare gas, quello che alla fine della gara ha sempre un sorriso e una parola per tutti. Papà Marco non avrebbe potuto dirlo meglio, caro Sic: manchi davvero come l'aria.
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