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Pallavolo, Coppa Italia (F) - Conegliano-Novara è ormai una sfida infinita: le 5 verità di una splendida finale

Marco Arcari

Aggiornato 07/01/2022 alle 13:14 GMT+1

PALLAVOLO, COPPA ITALIA FEMMINILE - Conegliano vince al tie-break, dopo una rimonta epica, ma Novara è ormai sullo stesso piano dell'Imoco. Dall'imprescindibilità dell'opposto, alla regia di Micha Hancock e Joanna Wolosz, passando per il dominio di Raphaela Folie e il futuro nel ruolo di libero, rappresentato da Eleonora Fersino. Ecco le 5 verità della finale.

Focus Egonu

Credit Foto Eurosport

Oltre due anni. Questo il lasso di tempo in cui la rivalità tra Imoco Volley Conegliano e Igor Gorgonzola Novara ha portato a un livello superiore la pallavolo italiana, non solo femminile. Per ora le Pantere hanno sempre vinto - in questa stagione sono 3-0, dopo la vittoria della Supercoppa Italiana e il netto successo nel posticipo del 3° turno di campionato - ma le Igorine di coach Lavarini sono sempre più vicine al dream team e confermano di essere squadra fortissima, a 360°. La finale di Coppa Italia 2022 ha rappresentato uno spot per la pallavolo italiana e non unicamente per lo spettacolo offerto sul taraflex dalle dodici pallavoliste. La presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, conferma non solo l'amore viscerale del capo dello Stato verso il volley, ma anche una ritrovata importanza dello sport a livello istituzionale, dopo un 2021 da incorniciare quanto a vittorie e record ottenuti dagli Azzurri. Andiamo allora ad analizzare insieme le cinque verità che ci ha lasciato l'atto conclusivo della manifestazione, con Conegliano che ha celebrato la 4ª Coppa Italia della sua storia.

Paola Egonu ed Ebrar Karakurt: l'opposto è imprescindibile

Se nel volley maschile c'è chi, da anni, fa a meno dell'opposto - citofonare ad Angelo Lorenzetti per conferma, con uno schema a tre schiacciatori riproposto ora all'Itas Trentino, dopo averlo perfezionato all'allora Copra Piacenza - nella pallavolo femminile ciò non sembra possibile. Specialmente se si hanno due talenti assoluti nel ruolo. Negli ultimi mesi, su Paola Egonu abbiamo scritto davvero tanto: ci rimane comunque un po' di amaro in bocca nel leggere ancora opinioni che, per valutarne le performance sul taraflex, si limitano a considerarne gli errori. Ieri sono stati 11 (7 in attacco, 4 al servizio), a fronte però di 26 punti e uno strapotere atletico lampante dal 3° set in poi. Da quando esiste il ruolo, l'opposto ha licenza di sbagliare ma obbligo di mettere a terra i palloni che scottano davvero: Paola lo fa nel 98% dei casi, con buona pace dei soliti detrattori. A brillare, in una finale bellissima, è stata però anche Ebrar Karakurt. La turca, classe 2000, è stata una delle poche pallavoliste a lasciare il proprio Paese per trovare continuità di rendimento altrove. Novara ha fiutato la ghiotta occasione e le ha affidato il ruolo da titolare, con Rosamaria Montibeller a farle da backup per comporre una coppia che nessun altro club può vantare. 23 punti, 48% in attacco e tanta intra-rotazione da posto 1, 2 e 6, per una giocatrice che non smette di migliorare a vista d'occhio. L'Igor Gorgonzola sa bene di avere in casa il futuro mondiale nel ruolo e coach Lavarini ha intenzione di valorizzarlo ulteriormente.
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Egonu eletta MVP contro il Police

L'arte del palleggio nelle mani di Micha Hancock e Joanna Wolosz

Con tutta probabilità, ieri pomeriggio abbiamo assistito al duello, sotto rete, tra due delle migliori palleggiatrici al mondo. I risultati di Conegliano e Novara passano ampiamente dalle mani delle due registe, capaci di alternare sempre bene le proprie bocche da fuoco e di trasformare in oro - in termini di alzata - anche ricezioni tutt'altro che perfette. Quando è a posto fisicamente, Joanna Wolosz è autentica maestra nel ruolo e ha definitivamente raccolto il testimone sui generis da Maja Ognjenovic, anche se la serba continua a incantare nell'Eczacibasi, insieme a Tijana Boskovic. Micha Hancock si è invece definitivamente consacrata in maglia AGIL, godendosi anche un oro olimpico da vice di Jordyn Poulter (palleggiatrice di Busto Arsizio) e scalzando Lauren Carlini nelle gerarchie di coach Karch Kiraly. Tra tocchi di seconda, battute al fulmicotone o intelligenti salto-flot e alzate a una mano a filo rete, ieri abbiamo assistito davvero a uno spettacolo nello spettacolo. La differenza è stata quasi unicamente nella possibilità di giocare veloce al centro, col 1° tempo o con la fast: la coppia De Kruijf-Folie garantisce infatti a Wolosz una continuità di rendimento impressionante, mentre l'assenza prolungata di Haleigh Washington - sebbene ieri la statunitense si sia rivista sul taraflex per qualche rally - toglie certezze a Hancock. Non è così bastata Cristina Chirichella, leader assoluta dell'Igor Gorgonzola, non solo in quanto capitana, e centrale che non potrà restare fuori dalle rotazioni dell'Italvolley di Davide Mazzanti neppure in questo 2022.
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Il muro di Novara è insuperabile: monster-block di Chirichella!

Come ti svolto una finale: a lezione da Raphaela Folie

A proposito di centrali, un capitolo a parte va indiscutibilmente dedicato a Raphaela Folie. Fermandosi al tabellino della finale, la numero 7 ha infatti realizzato 15 punti, con 2 ace, 4 muri-punto e il 69% in attacco; oltre questi dati statistici, c'è però molto altro nella prestazione di una delle più forti centrali nella storia del volley azzurro. Dopo tre anni tra inferno e purgatorio, a causa di un grave infortunio al ginocchio sinistro, Folie è tornata di prepotenza per comporre, con Robin De Kruijf, una coppia di centrali perfettamente amalgamata e versatile. Capacità di anticipare tantissimo il 1° tempo, grande senso della posizione e dell'orientamento del piano di rimbalzo a muro, battuta solida e spesso efficace, come testimoniato dai due ace che erano sembrati indirizzare il tie-break sul 4-1. Un mix esplosivo, per una giocatrice completamente ritrovata e ora pronta a prendersi tutte le rivincite personali dopo un calvario che l'aveva quasi portata al ritiro, a causa dell'assunzione praticamente costante di antidolorifici. La connection con Wolosz è una delle innumerevoli certezze dell'Imoco di coach Santarelli, ma ciò che stupisce maggiormente è la capacità della centrale di essere decisiva in tutti i momenti che contano davvero, non solo a muro. Notizia importante anche in vista del Mondiale 2022: in coppia con Chirichella, Folie garantisce affidabilità totale nel ruolo e, a 31 anni, ha tutte le intenzioni di essere protagonista anche nella prossima rassegna iridata.
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1° tempo + monster block: che scambi di Folie!

Eleonora Fersino, è qui il futuro

Se nella metà campo avversaria è schierata Moki De Gennaro, ma l'occhio dello spettatore cade quasi sempre dall'altra parte della rete, significa che la "secolare" tradizione di liberi italiani è destinata a continuare a lungo. A soli 21 anni, Eleonora Fersino sta mantenendo livelli di rendimento incredibili - anche ieri 83% di ricezione positiva, 54% di eccellenza - ed è sempre più erede designata del miglior libero al mondo (parole di Kiraly, non nostre), dalla quale ha imparato il mestiere tra 2018 e 2020, vincendo anche cinque trofei. Solidità assoluta in ricezione, ma anche tanta intelligenza nelle coperture e difese spettacolari, sia sulla diagonale che in parallela. In questa stagione, almeno finora, vedendo giocare l'Igor Gorgonzola Novara ci si accorge dopo pochissimi scambi della qualità di Eleonora, quasi sempre impeccabile anche quando è chiamata ad alzare perché la ricezione di qualche compagna è saltata troppo. L'abbondanza nel ruolo, per l'Italvolley, è pressoché illimitata: oltre a De Gennaro e Fersino, anche Beatrice Parrocchiale (classe 1995, Monza), Sara Panetoni (2000, Firenze), Chiara De Bortoli (1997, Chieri) e Giorgia Zannoni (1998, Busto Arsizio) stanno dando spettacolo in una Serie A1 peraltro ricca di giovanissime interpreti (2003 e 2004). Oggi come oggi, Fersino sta però impressionando più di tutte, anche della stessa De Gennaro - la quale rimane comunque titolare della cattedra di "storia e fenomenologia del libero" - confermando il gran colpo di mercato fatto da Novara in estate.
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Difesa super di Fersino, poi ci pensa Herbots da seconda linea

Caterina Bosetti e il suo manuale pallavolistico

16 punti, 75% di ricezione positiva e 56% di eccellenza, ma anche un'intramontabile classe cristallina. Caterina Bosetti ha incantato anche nella finale di Coppa Italia 2022, confermandosi pallavolista unica nel panorama italiano grazie a un IQ fuori dal comune. Alternare colpi a tutto braccio con scaltri mani-out quando il muro avversario è scomposto, non è abilità che chiunque possiede. Bosetti la trasforma però in un'arte, riuscendo a mandare in tilt le triplicazioni del muro di Conegliano - cosa riuscita spesso anche a Nika Daalderop, per onestà intellettuale - e non lesinando quando ha trovato spazio sufficiente per tirare forte, sia in diagonale che in parallela. Nel tie-break è diventata terminale offensivo di riferimento, non sbagliando neppure un colpo in attacco e infilando ben 5 punti, compresi i due che sembravano poter allungare la sfida ai vantaggi ma poi vanificati dal 1° tempo di De Kruijf. A livello personale, altra prova sontuosa per una giocatrice imprescindibile nello scacchiere dell'Igor Gorgonzola Novara: non solo per la sua solidità in ricezione, ma anche e soprattutto per la capacità di scardinare le resistenze avversarie nel momento in cui le compagne non riescono più a passare "forte". Chiunque si approcciasse oggi, per la prima volta, alla pallavolo, dovrebbe necessariamente guardare il modo in cui gioca Caterina per avere idea della perfetta esecuzione di ogni fondamentale. Semplicemente meravigliosa.
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Bosetti regala lezioni di pallonetto spinto

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