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Celebrity Djokovic: un altro grido d'amore per il tennis nel nome del Grande Slam

Fabio Disingrini

Aggiornato 29/01/2019 alle 18:30 GMT+1

Wimbledon, New York, Melbourne. Un anno fa la sua già enorme carriera sembrava finita, oggi Novak Djokovic è detentore di tre slam e sogna il Grande per diventare il migliore di sempre sulla strada del mito.

Novak Djokovic of Serbia celebrates after winning championship point in his Men's Singles Final match against Rafael Nadal of Spain during day 14 of the 2019 Australian Open at Melbourne Park on January 27, 2019 in Melbourne, Australia.

Credit Foto Getty Images

Celebrare Djokovic oggi è un esercizio semplice. Facile come battere Rafael Nadal, che perde la sua prima finale slam in tre set dopo aver giocato un tennis superbo. Comodo come baciare il campo della Rod Laver Arena, toccare il cielo di Melbourne con le dita, alzare la settima coppa degli Australian Open, ringraziare tutti, abbracciare Vajda.
Marian Vajda. L’amore che Novak prova per lui ha fatto un giro immenso e oggi immensi sono certi suoi numeri: 7 Australian Open, 15 titoli slam, detentore di tre. Nell’epoca dei primati, Djokovic ha vinto 25 volte con Federer, che non lo supera da quattro anni, e 28 contro Nadal che, sul veloce, non lo batte da sei. Dallo scorso Wimbledon, Nole ha giocato 5 finali nettissime: con Anderson a Londra (6-2 6-2 7-6), Federer a Cincinnati (6-4 6-4), Del Potro agli US Open (6-3 7-6 6-3), Coric a Shanghai (6-3 6-4) e Nadal a Melbourne (6-3 6-2 6-3), cedendo solo Bercy a Khachanov e le Finals a Zverev.
Un anno fa a Melbourne, Djokovic perdeva da Chung al quarto turno. Oggi, con un netto colpo di racchetta armata, s’è ripreso tutto rovesciando la diarchia dei maestri, tornando l’invincibile. Come prima che la sua carriera sembrasse finita, il suo tennis è una risorsa totale e automatica, un equilibrio perfetto di ordine e costanza. Il suo corpo è una sintesi meccanica di forza, velocità e resistenza. La sua testa è come un cavo elettrico senza cali di tensione. Venuto dalla Serbia per conquistare il mondo, Novak è un prototipo in linea evolutiva e insieme una macchina finita.
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Melbourne, Australian Open 2019: Novak Djokovic posa con la Norman Brookes Challenge Cup nello spogliatoio della Rod Laver Arena

Credit Foto Getty Images

Nel 2018, Djokovic è tornato vincendo le due partite più belle dell'anno: contro Nadal a Wimbledon e contro Federer a Bercy. Non avrà la grazia poetica di Roger e nemmeno il tessuto emozionale di Rafa, però con questi score, e buona pace dei puristi del tennis oltre il tifo globale, può diventare il giocatore più forte di ogni tempo. Per esserlo deve superarli anche negli slam e, a 31 anni, ne ha due in meno di Nadal (17) e cinque di Federer (20) che già non vantano il Career Mille di Nole.
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Highlights: tutto il meglio della finale Djokovic-Nadal in 180 secondi

Sensazione diffusa è che se domani si giocasse la finale del Roland Garros, sarebbe Djokovic-Nadal e ancora vincerebbe Djokovic. Parigi, la sua magnifica ossessione, gli ha dato e tolto tutto nello stesso giorno: oggi, ancora lei bellissima, aprirebbe a un’impresa mai più compiuta da Rod Laver. Essere il migliore di sempre è nutrire il mito del Grande Slam con tutta la sua pienezza dis-umana e sportiva.
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