Basket, Eurolega: Milano ferita di fronte al muro dello Zenit: out Delaney e Mitoglou
Aggiornato 18/11/2021 alle 19:23 GMT+1
BASKET, EUROLEGA - L'AX Armani Exchange Milano chiude il trittico di trasferte europee consecutive scendendo sul parquet dello Zenit San Pietroburgo, quarta in classifica al diretto inseguimento del terzetto in testa. L'Olimpia affronta una squadra compatta, quadrata e tignosa nella metacampo difensiva, con rotazioni e chimica da ritrovare per le pesanti assenze di Malcolm Delaney e Dinos Mitoglou
Dopo il trionfo di Istanbul e il tonfo di Kazan, ecco San Pietroburgo, terza e ultima trasferta consecutiva del tour de force che ha costringerà l'AX Armani Exchange Milano a viaggiare per quasi 8.200 km in una sola settimana. L'Olimpia si presenta all'appuntamento della Sibur Arena venerdì, ore 18.45, con i lividi ancora freschi del -26 incassato dall'Unics e un'infermeria sempre più affollata. A Malcolm Delaney, convalescente e in procinto di rientrare venerdì 26 novembre nel match casalingo contro l'Olympiacos, si è aggiunto Dinos Mitoglou, un forfait ancora più pesante in termini clinici e tempi di recupero: frattura del quinto metatarso del piede sinistro, con intervento chirurgico necessario e almeno due-tre mesi di stop.
Ad attendere Milano al varco ci sarà uno Zenit in palla. La squadra di coach Xavi Pascual è al diretto inseguimento del terzetto di testa in compagnia del Maccabi Tel Aviv (record di 7-3, a una sola vittoria di distanza dall'Olimpia) e forte di una striscia vincente di quattro gare consecutive (battute Baskonia, Efes, Olympiacos e Alba). Affrontando l'Armani, lo Zenit chiuderà un trittico di gare interne in fila, con grande risparmio di forze ed energie rispetto all'avversaria.
Zenit San Pietroburgo: il roster 2021-22
# | Giocatore | Ruolo | Altezza |
2 | Jordan Loyd | playmaker | 193 |
3 | Denis Zakharov | guardia | 192 |
7 | Sergey Karasev | guardia | 201 |
8 | Igor Volkhin | ala | 199 |
9 | Dmitry Kulagin | guardia | 198 |
12 | Billy Baron | guardia | 188 |
14 | Anton Pushkov | centro | 208 |
19 | Mindaugas Kuzminskas | ala | 205 |
20 | Andrey Zubkhov | ala | 206 |
22 | Alex Poythress | ala | 206 |
25 | Mateusz Ponitka | ala | 198 |
33 | Conner Frankamp | guardia | 185 |
55 | Jordan Mickey | ala | 203 |
67 | Shabazz Napier | playmaker | 185 |
77 | Arturas Gudaitis | centro | 208 |
Coach | Xavi Pascual | - | - |
Mercato, punti di forza e debolezze: com'è cambiato lo Zenit San Pietroburgo
Grande sorpresa della scorsa stagione, coronata con la qualificazione ai playoff e una serie combattutissima contro il Barcellona portata fino a gara-5, lo Zenit punta ad alzare ancora l'asticella. Coach Xavi Pascual, artefice della metamorfosi di una squadra priva di esperienza in Eurolega prima della qualificazione ottenuta due anni fa tramite wild-card, resta l'asse portante. Il roster, però, ha subito grosse modifiche in estate.
L'addio doloroso di Kevin Pangos, sbarcato in NBA, si è affiancato a quelli di Austin Hollins, Tarik Black e a un'operazione di svecchiamento dettata dai saluti a KC Rivers, Will Thomas e Vitaly Fridzon. Lo Zenit ha cambiato molto nel reparto local (dentro Sergey Karasev e Dmitry Kulagin), ha scommesso sul riciclo di Mindaugas Kuzminskas, ma, soprattutto, è intervenuto in maniera pesante in vernice e sul perimetro. Jordan Mickey, arrivato dalla dissoluzione del Khimki, ha finalmente trovato un posto per esprimere il suo grande potenziale, tornando a occupare il suo ruolo naturale di 4 al fianco di un vero centro come Arturas Gudaitis. Conner Frankamp è l'uomo scelto per rimpiazzare Pangos in regia: fisico di ragioniere, ma ottimo ball-handling (forse anche eccessivo a tratti...) e mortifero dall'arco (47%, sesto miglior tiratore del torneo). Al suo fianco trova spazio Jordan Loyd, scevro da compiti di playmaking e libero di attaccare il canestro con carta bianca. E all'appello manca ancora Shabazz Napier, forse l'acquisto più intrigante, ma costretto a lungo ai box per un grave infortunio sofferto a inizio stagione.
Nonostante i cambiamenti nel roster, lo Zenit non ha cambiato filosofia rispetto alla scorsa stagione. Resta una squadra compatta, solida, quadrata, poco spettacolare ma ordinata e concreta in attacco ma soprattutto molto tignosa nella metacampo difensiva. Lo Zenit gioca a un ritmo relativamente basso (è soltanto il decimo attacco con 74.4 punti di media), con controllo del pallone e ricerca della qualità e della forza dei lunghi grazie al trittico composto da Jordan Mickey (8.4 punti, 5.0 rimbalzi), Arturas Gudaitis (6.0, 4.1) e Alex Poythress (6.4, 4.3), ma sul perimetro può contare sulla creatività di Jordan Loyd (miglior realizzatore con 14.0 punti e 3.5 assist di media), sulla scintilla di Billy Baron dalla panchina (10.2 punti ma con percentuali dall'arco in calo, 29%) e sulla quadratura di Conner Frankamp (9.0 punti con scelta chirurgica delle conclusioni che lo porta a viaggiare con il 63% da due e il 47% da tre).
La squadra ha pericolosità diffusa sull'arco (è terza per percentuale da tre con il 37.2%), ha stazza e forza a rimbalzo (terza con 35.7 catturati a partita), ma, come detto, ha soprattutto grande struttura difensiva. Lo Zenit è la quarta miglior difesa del torneo, con soli 71.7 punti subiti in media a partita (Milano è terza con 70.8, ma molto peggiorata dopo i 97 subiti a Kazan), e ha grande capacità di schermare l'area, concedendo soltanto il 49.6% da due agli avversari (terza nella speciale classifica).
Le chiavi della partita: come Milano può battere lo Zenit
L'Olimpia non parte favorita. Sia per il momento particolare della stagione, alla terza trasferta consecutiva e reduce da una sconfitta pesantissima per il morale, sia per la qualità dell'organico, gambizzato dalle assenze di Malcolm Delaney e Dinos Mitoglou. Se Milano ha in qualche modo tamponato l'infortunio di MD riadattando Devon Hall nel ruolo di playmaker, il forfait del greco, che si prospetta essere molto lungo, metterà in crisi le rotazioni di coach Ettore Messina, assottigliando la profondità e la qualità di una panchina già di per sé poco prolifica.
L'assenza di Mitoglou renderà molto spinosa la questione principale della partita: controllare area e tabelloni contro uno dei front-court più pesanti, tecnici e produttivi d'Europa. Nik Melli e Kyle Hines forniscono garanzie, ma la panchina dovrà dare grande supporto con Pippo Ricci e Kaleb Tarczewski, atteso a recuperare quella brillantezza mentale vista nelle uscite precedenti al tracollo di Kazan.
Sul perimetro, mani piene per Shavon Shields per mettere la museruola a Jordan Loyd, punto focale dell'attacco dello Zenit. Ma grossa attenzione anche a Billy Baron: vietato permettergli di entrare in ritmo partita, o rischia di trasformarsi in una scheggia impazzita a suon di triple, come già fatto da OJ Mayo e Isaiah Canaan mercoledì sera.
Più in generale, servirà un approccio differente rispetto a quello di Kazan. Milano dovrà pareggiare l'intensità e la fisicità dell'avversaria sin dalla palla a due, e mantenere la qualità alta per gli interi 40 minuti. E, con il core così smembrato, gli osservati speciali in panchina non possono sbagliare: Jerian Grant e Troy Daniels, è la vostra serata.
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