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Serie A, Inter-Napoli 1-0, le 5 verità: per Conte tre punti d'oro, ma basta?

Francesco Sessa

Aggiornato 17/12/2020 alle 10:20 GMT+1

SERIE A - L'Inter ha vinto una partita fondamentale per puntare al titolo, ma gli episodi sono stati decisivi per il risultato finale. E i nerazzurri hanno mostrato un atteggiamento troppo prudente, anche nei cambi: può bastare per arrivare in fondo? Il Napoli dimostra di avere un grande potenziale, ma deve migliorare in attenzione.

Conte e Lukaku, Inter-Napoli

Credit Foto Getty Images

Dopo una partita di attesa e di battaglia, l’Inter di Antonio Conte conquista tre punti pesantissimi nello scontro diretto contro il Napoli. Un 1-0 firmato da un rigore di Lukaku. E’ l’episodio che cambia la partita: al 70’ Ospina stende Darmian, Massa assegna rigore ed espelle Insigne per proteste. Il belga trasforma, i partonopei rimangono in dieci ma nel finale spingono a testa bassa: l’Inter si abbassa troppo, anche in virtù del passaggio a un bloccato 5-4-1. E' un redivivo capitan Handanovic a salvare più volte i nerazzurri e il palo dice di no a Petagna proprio in pieno recupero: (che trema anche per le condizioni di Mertens uscito in lacrime per un infortunio alla caviglia) mentre Conte invece si gode tre punti sudatissimi e che gli permettono di portarsi a -1 dal Milan capolista. Ecco le 5 verità che ci ha lasciato questo match.
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1) Inter: tre punti d’oro, ma che fatica

I tre punti conquistati contro il Napoli allungano a cinque la striscia di vittorie consecutive dell’Inter in campionato e portano i nerazzurri a -1 dal Milan. Sulla carta la serata di San Siro dovrebbe portare con sé solo notizie positive per Conte, ma la realtà è che i nerazzurri devono ringraziare Handanovic, il palo e forse un po’ anche il cielo per essere usciti con una vittoria dallo scontro diretto contro gli uomini di Gattuso. L’Inter cercava la vittoria in uno scontro diretto dopo aver faticato nelle ultime occasioni, ma il risultato non può essere l’unica chiave di lettura per analizzare la partita: i partenopei avrebbero meritato quantomeno il pareggio se non addirittura la vittoria. Il primo a doverne essere consapevole è Conte stesso, che però ha anche tutto il diritto di godersi tre punti che rischiano di pesare tantissimo nell’economia del campionato. Perché come dice il tecnico, “solo chi vince passa alla storia”. E il fine giustifica i mezzi.
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Romelu Lukaku trasforma il rigore che regala all'Inter la vittoria, Inter-Napoli, Getty Images

Credit Foto Getty Images

2) Inter sulla difensiva: questa versione di Conte basterà?

Conte è un tecnico che va dritto per la sua strada, in bilico tra orgoglio e reali convinzioni. L’Inter in panchina ha l’allenatore che sa come si vince e, soprattutto, sa come si porta una squadra alla vittoria partendo dal basso: è successo con la Juventus e con il Chelsea, addirittura al primo anno. Nessuno, dunque, può mettere in discussione le capacità dell’ex commissario tecnico della Nazionale di ottenere risultati in campionato (in Europa, lo sappiamo, la musica cambia). A inizio stagione si è vista un’Inter poco contiana, più spavalda e meno equilibrata: non a caso i risultati non arrivavano. Ma quella vista contro il Napoli è una squadra forse eccessivamente abbottonata: può una formazione dalle potenzialità dei nerazzurri pensare solo a chiudersi e ripartire? Per non parlare del cambio Hakimi-Lautaro con un uomo in più, mossa che ha abbassato l’Inter e ha spalancato le porte all’assedio finale del Napoli. Conte sa come si fa per arrivare in fondo da primo della classe e ha le sue ragioni per procedere su questa strada: basterà, considerando che gli episodi (e solo quelli) hanno regalato i tre punti ai suoi?
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3) Barella in mezzo e Sensi mezz'ala: tutta un’altra linfa

Entrando più nei particolari, l’Inter si è scossa con l’uscita di Brozovic e l’ingresso di Sensi. Cambio forse casuale, visto che il croato è uscito per infortunio e ha fatto di tutto per rimanere in campo su richiesta dello stesso Conte. L’ingresso di Sensi ha portato Barella nel ruolo di vertice basso nel centrocampo a tre, come si era visto a sorpresa contro il Sassuolo, nella partita della svolta per i nerazzurri dopo la sosta per le nazionali: soluzione che ha dato più dinamismo davanti alla difesa e più qualità a tutto il centrocampo. L’azione del rigore è partita proprio dall’asse Barella-Sensi: che sia una soluzione da proporre con più continuità?

4) Napoli, che potenziale: ma serve più attenzione

Capitolo Napoli. Gattuso esce da San Siro con l’amaro in bocca, dopo una partita controllata soprattutto nel secondo tempo e non riacciuffata dopo il vantaggio dell’Inter solamente per caso. Il tecnico dovrà essere bravo ad analizzare la prestazione senza guardare il bottino con cui i suoi sono usciti dal Meazza: i partenopei hanno imposto il loro gioco, preparato benissimo la partita, messo in pratica le contromisure per limitare gli avversari e creato tanto. Lozano si dimostra un giocatore in salute, Petagna un attaccante affidabile, Zielinski un centrocampista totale e sempre pericoloso. Non si può nemmeno parlare di poca concretezza: quelli sotto porta non sono stati errori, quanto episodi sfortunati. Ma c’è un aspetto su cui il Napoli deve ancora lavorare per diventare grande: la concentrazione in tutto l’arco della partita. Il rigore e l’espulsione nel giro di pochi secondi hanno compromesso quanto di buono fatto vedere in campo.
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L'espulsione a Insigne di Massa, Inter-Napoli, Getty Images

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5) Rosso a Insigne: giusto o non giusto, perché rischiare?

Subito dopo aver visto il cartellino rosso rivolto ai suoi confronti, Insigne ha negato con convinzione di aver pronunciato quando gli è stato accusato. E nel post partita Gattuso ha criticato la decisione di espellere il suo capitano: "Solo in Italia gli arbitri ti mandano fuori perché li mandi a ca***e. Se dici 'fuck off' in Inghilterra nessuno ti dice niente”. Italia o non Italia, Inghilterra o non Inghilterra: perché pronunciare parole fuori luogo all’indirizzo dell’arbitro e rischiare, soprattutto in un episodio che non ammette discussioni come quello del fallo di Ospina su Darmian? Discorso che vale anche per Vidal, la cui espulsione contro il Real è stata una mazzata per l’Inter. Il problema non sono quali parole si pronunciano ai danni dell’arbitro in questo o quel Paese, quanto una mentalità secondo cui un episodio contrario è sempre da mettere in discussione. Anche quando è sacrosanto. Meglio prevenire, che curare.
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