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Perché Investcorp (e il Bahrain) ha deciso di puntare sul Milan: le domande per capire meglio la trattativa del momento

Enrico Turcato

Aggiornato 23/04/2022 alle 12:52 GMT+2

Serie A – La trattativa con Elliott è ben avviata e sta procedendo spedita. La chiusura potrebbe arrivare nel giro di 10 giorni. Ma perché questo fondo mediorientale ha deciso di puntare sul club rossonero? Quali sono i margini economici? Cosa c’è dietro? Proviamo a scoprirlo punto per per punto.

Perché Investcorp vuole il Milan, Getty Images

Credit Foto Getty Images

La trattativa è avviata da mesi e, dopo aver agito nell’ombra, Investcorp è pronto all’azione finale. Dopo la lunga epopea Berlusconiana, dopo la parentesi annuale di Yonghong Li, che durò poco più di un anno dall’aprile 2017 al luglio 2018, e dopo i quattro anni dell’era Elliott, l’AC Milan è ormai prossimo al nuovo passaggio di proprietà.
L’approdo ai vertici del club del fondo d’investimento sovrano del Barhain rappresenta un evento epocale non solo per la società milanese, ma anche per tutto il calcio italiano. Proviamo a capire punto per punto la situazione, gli sviluppi, il futuro e quello che c’è dietro a questa nuova acquisizione.

Chi è Investcorp e perché è tanto potente?

Il fondo arabo Investcorp è un colosso degli investimenti a livello mondiale e ha un patrimonio di oltre 40 miliardi di dollari. Ha origine in Bahrain e dal 1982 (anno della fondazione) dal Medio-Oriente investe sui mercati e su progetti di sviluppo, per poi spesso rivendere a prezzi decisamente più elevati l’asset creato. Ha sedi sparse un po' in tutto il mondo: New York, Londra, Singapore, Doha, Mumbai. Il suo presidente, Mohammed Mahfoodh Al Ardhi (o Alardhi), omanita, è un ex militare (pilota di caccia) attualmente presidente esecutivo di questo fondo e di Bank Sohar. Inoltre è stato presidente della National Bank of Oman.
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Milan-Investcorp

Credit Foto Eurosport

Perché vuole investire sullo sport?

Investcorp non è un fondo sovrano nazionale, come ad esempio Public Investment Fund (Pif) saudita che ha rilevato lo scorso autunno l’80% del Newcastle United o Qatar Sports Investments (di Qatar Investment Authority, sovrano del Qatar, che governa il Psg) o l’esempio del Manchester City emiro, la cui proprietà è di City Football Group, società la cui maggioranza è di Abu Dhabi Group, collegato con il fondo sovrano del Paese degli Emirati. Arriva dal Barhain e vuole competere, appunto, con emiri e sauditi a livello mondiale, soprattutto per un discorso di visibilità. Lo sport può generare ricchezza trasversa, la notorietà che garantisce il calcio apre altri spiragli in altri settori. Politica, geopolitica, Politica, fama, immagine e business: sono queste le motivazioni.

E perché proprio sul Milan e in Italia?

Perché il Milan rappresenta un’occasione, perché non ci sono altri “brand calcistici” liberi con la gloria e la fama di cui gode ancora il club rossonero. Perché Elliott vuole monetizzare l’investimento fatto circa quattro anni fa e perché l’Italia rappresenta un Paese “vergine” dal punto di vista delle proprietà medio-orientali. Lo scorso settembre, durante una intervista con Bloomberg, il presidente esecutivo Mohammed Alardhi aveva spiegato che l’obiettivo del fondo è di arrivare a gestire 100 miliardi di dollari in asset (attualmente in portafoglio ce ne sono 41,2), attraverso acquisizioni, crescita organica e joint venture, anche nel settore sportivo.

Ma Investcorp non ha ancora investito nello sport?

Lo ha fatto in maniera minore, giusto per sperimentare. Non si tratterebbe infatti di un esordio assoluto nel calcio europeo, dato che il fondo d’investimento sovrano del Bahrain ha rilevato poco meno di due anni fa il 20% delle quote del Paris FC, società di Parigi che milita attualmente in Ligue 2. Un piccolo inizio, ma il Milan rappresenta un’occasione troppo succulenta.
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Un contrasto fra un giocatore del Paris FC e uno del Lorient in Coppa di Francia

Credit Foto Getty Images

Quanto sarebbe l’investimento e cosa comporterebbe

La cifra è quella di cui si parla in questi giorni ed è stata confermata direttamente con un tweet dall’ambasciata del Bahrain nel Regno Unito: “L’asset manager Investcorp basata in Bahrain ha avviato trattative esclusive per l’acquisto del club italiano AC Milan per 1,1 miliardi di dollari”. Una somma altissima, ma “innocua” per un fondo del genere.

L’esempio italiano di Gucci di circa 30 anni fa

Investcorp ha anche già messo piede in Italia, conosce il nostro Paese e la nostra tradizione. Il capitolo con il noto marchio di alta moda Gucci è durato ben nove anni: il fondo entrò nel 1987, fino a diventarne in breve tempo azionista di maggioranza e rilanciandolo sotto la direzione creativa di Tom Ford e la gestione manageriale dell’allora a.d. Domenico De Sole. Nel 1994 acquistò il 100% di Gucci, sborsando circa 300 miliardi di lire; due anni dopo, al momento della cessione delle ultime quote, la casa di moda fiorentina valeva dieci volte di più. Un’operazione dal punto di vista finanziario spettacolare.
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Gucci, fino ad oggi, è stato uno dei grandi investimenti di Investcorp in Italia

Credit Foto Getty Images

Scenari futuri: dallo stadio ai top player, il Milan punterebbe le big d’Europa

Se Investcorp acquisisce il Milan, lo fa con un unico scopo. Investire per rilanciare il club, portarlo ai vertici mondiali e magari rivenderlo nel momento di più fulgido splendore. Denaro porta denaro, visibilità porta visibilità. Nell’ultima classifica delle squadre più ricche stilata da Forbes nel 2021 in testa c’erano il Barcellona, con un valore di 4,76 miliardi di dollari, poi il Real Madrid (4,75) e il Bayern Monaco (4,215). Le italiane erano tutte fuori dalla top ten e anche la Juventus, valore di 1,95 miliardi, inseguiva da lontano. Investcorp punta a questo: a portare il Milan in quell’élite, a migliorare il marketing e il merchandising internazionale, a completare il discorso stadio e ad acquisire top player che riportino il Diavolo dove era una quindicina di anni fa. Ambizioso, ma non affatto impossibile, considerando il bacino d’utenza rossonera e la quantità di tifosi nel mondo.
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