Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Giro d'Italia 2023, pagelle: Roglic alla riscossa, Milan esplode, Thomas un signore, Gee la rivelazione, Gaviria delude

Marco Castro

Aggiornato 24/07/2023 alle 01:33 GMT+2

GIRO D'ITALIA - La corsa rosa numero 106 chiude i battenti con la volata di Roma ed emana i suoi verdetti. Primoz Roglic batte Geraint Thomas quasi sul filo di lana e aggiunge a una bacheca già luminosa il quarto Grande Giro della sua carriera. Jonathan Milan si veste di ciclamino e si candida a essere il velocista da battere dei prossimi anni. Gee è la rivelazione, bocciati Fortunato e Gaviria.

Roglic premiato dal Presidente Mattarella e alza il Trofeo senza fine

La Costa dei Trabocchi ha aperto i battenti, Roma è stata l'ultimo capitolo. Il Giro d'Italia 2023 va in archivio dopo tre settimane di fughe, volate, sorprese, dolorosi ritiri, polemiche e scaramucce tra i favoriti prima di un finale elettrizzante. La strada ha cantato: Primoz Roglic conquista la prima corsa rosa della sua carriera, coprendo uno dei pochi buchi che mancavano nel suo glorioso palmarés. Geraint Thomas è il primo dei battuti, in una delle edizioni più equilibrate della storia. Jonathan Milan sfodera i muscoli ed entra in un'altra dimensione, un po' come il signore delle fughe Derek Gee. È stata anche l'ultima recita per i ritirandiThibaut Pinot e Mark Cavendish ed entrambi sono riusciti a lasciare il segno. Il Giro è sempre teatro di storie meravigliose e imprese da ricordare, ma anche di prestazioni deludenti rispetto alle aspettative: Fernando Gaviria e Lorenzo Fortunato, ad esempio, ne sanno qualcosa. Vediamo di riassumere a suon di voti quanto successo in queste tre settimane.
picture

Roglic esulta col Telemark insieme al figlio: ecco il podio di Roma

10 a re Primoz Roglic

Quando lo scorso autunno era finito sotto i ferri per sistemare la spalla malconcia, qualcuno si era chiesto se a 33 anni compiuti potesse ancora conquistare una grande corsa a tappe. La risposta di Primoz al Giro 2023 è eloquente. Qualche piccolo passaggio a vuoto c'è - vedi i secondi di troppo persi nella cronometro inaugurale e le difficoltà sul Bondone - ma lo sloveno dà sempre la sensazione di essere in controllo della situazione. La stilettata sulla salita dei Cappuccini, la gamba ritrovata a Val di Zoldo e sulle Tre Cime sono atti preparatori per il capolavoro finale: la cronoscalata del Lussari. Una salita drammatica, come quel problema alla bicicletta che sembra possa negargli la gloria davanti alla sua gente. Niente di tutto ciò. Al momento del dunque Roglic è dominante e, in assoluto, un estremo calcolatore. Dopo tre Vueltas, ecco il quarto Grande Giro di una carriera abbagliante. Un successo che sembra regalare la pace dei sensi a uno dei più grandi fuoriclasse di quest'epoca.
picture

Thomas si pianta all'ultimo km: Roglic vince il Giro! La rimonta è completa

9 alla classe di Geraint Thomas

In un Giro che parte con il duo Roglic-Evenepoel in prima fila per il successo finale, la sua INEOS si presenta come squadra più forte nel complesso, ma senza una gerarchia chiara. Dopo il doloroso ritiro di Tao Geoghegan Hart, Mister G diventa il capitano unico. E se fino a quel punto era stato già molto solido, nei giorni successivi si dimostra quasi inattaccabile, scortato dagli scatenati Thymen Arensman e Laurens De Plus. Roglic e Almeida perdono terreno a giornate alterne, mentre lui sembra andare quasi in crescendo. Ma il tesoretto accumulato prima del Lussari non basta a contenere la furia di Roglic, che alla fine lo precede in classifica generale di appena 14 secondi. Uno dei distacchi più ridotti di sempre, ma la sconfitta bruciante non spegne la sua immensa classe. Le congratulazioni a Primoz e alla Jumbo subito dopo la resa sono sincere e meravigliose. Il tutto a 37 anni e forse all'ultima occasione della carriera di vincere un GT. La ciliegina alla sua corsa è la trenata per l'amico Cavendish nella passerella di Roma. Avere a che fare con questo corridore è un privilegio.
picture

Il gran gesto di Geraint Thomas: va a complimentarsi con i compagni di Roglic

8,5 al primo podio di Joao Almeida

La storia d'amore tra il portoghese e il Giro d'Italia nasce nel 2020 e in questa edizione arriva allo step successivo. Joao vince la sua prima tappa alla corsa rosa (sul Monte Bondone) nel giorno in cui lo vediamo in una versione inedita. Non più stoico inseguitore sugli attacchi dei suoi avversari, ma arrembante in prima persona. In realtà quel martedì diventa il punto più alto della sua corsa, visto che nelle successive due piccole battaglie tra i big concede qualcosa a Thomas e Roglic. Il risultato finale è comunque un terzo posto assoluto con netto vantaggio su chi insegue. Il primo podio in un Grande Giro può (e deve) essere una tappa intermedia per un corridore con la sua qualità.
picture

Almeida batte Thomas sul Bondone e Roglic trema: rivivi l'arrivo

8 al frecciarossa Jonathan Milan

Signore e signori, che spettacolo! Il potenziale del 22enne di Buja era sotto gli occhi di tutti già alla vigilia, ma in queste tre settimane il friulano spicca letteralmente il volo. Vince la prima volata (a San Salvo) quasi per distacco e in tutto chiude altre quattro volte secondo. In due di queste c'è grande rammarico, perchè è costretto a una folle ma infruttuosa rimonta a causa di un cattivo posizionamento a inizio sprint. Insomma, i margini per crescere ci sono e siamo al cospetto del possibile numero 1 al mondo tra gli uomini-jet. Con i risultati e l'atteggiamento sempre puntuale anche ai traguardi volanti, conquista la maglia ciclamino polverizzando la concorrenza. Ha tutto per essere uno dei volti dei ciclismo italiano per i prossimi dieci anni.
picture

Milan da impazzire a San Salvo! Volata dominata, rivivi l'arrivo

8 all'inesauribile Derek Gee

Dalle pietre della Roubaix alle strade del Giro, non c'è fatica - in apparenza - nelle gambe e nel cuore di questo splendido corridore. Va in fuga in sette occasioni e colleziona quattro secondi e due quarti posti. Insomma, se l'attacco va in porto, lui si gioca quasi sempre il successo. Non vince, ma lascia il segno nel cuore degli appassionati come pochissimi altri in questo Giro, sospinto anche dall'eroico tifoso canadese arrivato sulle strade della corsa durante il viaggio di nozze per sostenerlo. Chiude secondo nelle classifiche della maglia ciclamino, della maglia azzurra e dei traguardi volanti, ma si prende il meritatissimo premio di super combattivo. La vera rivelazione di questa edizione, ormai un corridore di culto.
picture

"Vai Derek, sei un mostro!" Un tifoso scatenato incita Gee in salita

7,5 alla sicurezza Damiano Caruso

Perso Giulio Ciccone mezz'ora prima del via, il 35enne siciliano è ancora una volta l'ancora a cui aggrapparsi per un buon piazzamento in classifica generale. E lui, ancora una volta, risponde presente. In una Bahrain che sulla carta potrebbe scombinare i piani a molti con le sue tre punte, Damiano è l'unico a trovare alta continuità di rendimento nell'arco delle tre settimane. Vive la giornata più dura sul Bondone, ma si riscatta sulle Tre Cime e nella crono decisiva, respingendo gli assalti di Eddie Dunbar per il quarto posto finale. Di più, onestamente, era difficile.
picture

Che reazione di Damiano Caruso! Buona crono e rientra in classifica

7,5 alla last dance di Thibaut Pinot

Ha una voglia matta di lasciare il segno alla sua ultima apparizione al Giro, forse anche troppa. A Crans Montana è il più forte in salita, ma si fa gabbare da Rubio per litigare con Cepeda. Il francese, comunque, non molla. Attacca, va in fuga, torna in classifica. E grazie a una cronoscalata coi fiocchi agguanta una top 5 assoluta che probabilmente non era nei piani della vigilia. A questo, aggiunge la maglia azzurra strappata ad avversari non banali. Non vince, ma lascia il segno e la gente apprezza, come dimostrano i copiosi "allez Thibaut" lungo le strade della corsa rosa.
picture

Tutti i litigi tra Pinot e Cepeda... E Rubio ne approfitta

7 a Eddie Dunbar e Andreas Leknessund

Due delle note più liete nelle pieghe della top 10 finale. Il corridore della Jayco non sbaglia praticamente un colpo per due settimane e raggiunge l'apice dopo la tappa di Val di Zoldo, quando si issa al quarto posto in classifica. Nel finale perde brillantezza, ma la settima piazza resta un risultato di assoluto spessore. Una posizione più in basso si legge il nome del norvegese della DSM. Che grazie alla fuga di Lago Laceno veste per cinque giorni la maglia rosa (l'ultimo suo connazionale a riuscirci era stato Knut Knudsen nel 1981). Perso il simbolo del primato, non molla di certo e resta in alta classifica senza grossi affanni.
picture

42 anni dopo Knudsen un norvegese veste la maglia rosa: la premiazione di Leknessund

7 al Ben Healy show

Dopo lo spettacolo nelle Ardenne, l'irlandese è uno degli uomini attesi per "fare casino" in questo Giro e lui non si fa certo pregare. Vince la tappa di Fossombrone con un attacco a oltre 50 chilometri dal traguardo, alla maniera dei van der Poel, dei Pogacar, degli Evenepoel. Ci prova tante altre volte, vestendo anche la maglia azzurra. Si spegne nella terza settimana, ma il suo modo di correre è una benedizione per una corsa spesso poco spettacolare.
picture

Ben Healy, che vittoria dopo 50 km di fuga solitaria: rivivi l'arrivo

7 all'Italia del Giro

Di Milan e Caruso si è detto, ma ci sono anche altri motivi per sorridere dopo queste tre settimane. C'è Filippo Zana, che onora la maglia di campione italiano con una gamba esagerata e oltre a spendersi da gregario per i compagni conquista una splendida vittoria a Val di Zoldo e chiude 18° in classifica (primo italiano dopo Caruso). C'è Marco Frigo, grande protagonista nelle fughe più impegnative e a un passo dal successo a Bergamo. C'è Alberto Dainese, che quando non lavora per Mayrhofer e ha la sua occasione sprinta davanti a tutti nella volata di Caorle. C'è Davide Bais, al settimo cielo a Campo Imperatore e per diversi giorni in maglia azzurra. Ci sono la voglia di non mollare mai e l'esempio di Alessandro De Marchi.
picture

Brilla il tricolore e Filippo Zana batte Pinot a Val di Zoldo: rivivi l'arrivo

6,5 all'ultima corsa rosa di Mark Cavendish

Durante il secondo giorno di riposo annuncia che questa sarà la sua ultima stagione. Fino a quel punto ha ottenuto un quarto posto a Salerno (tagliando il traguardo in scivolata) e un terzo a Tortona. Sembra, però, che gli manchi il guizzo per primeggiare un'ultima volta sulle strade del Giro. Una sensazione spazzata via nella caotica volata finale di Roma, dove vince di tre biciclette e si congeda nel miglior modo possibile dalla corsa rosa. Semplicemente Cannonball.
picture

Cavendish eterno nella città eterna: rivivi la sua vittoria a Roma

6 all'invisibile Lennard Kämna

Per la prima volta riceve il via libera per fare classifica e una volta ritirato Vlasov diventa l'unica punta della BORA - hansgrohe. Il risultato finale è un nono posto non certo catastrofico, ma nemmeno mirabolante. Il tedesco non si vede MAI in queste tre settimane e a volte ci si chiede se sia ancora in corsa. La domanda è sempre la stessa: meglio puntare a un piazzamento nei dieci o andare a caccia di tappe? Visto il talento del corridore nella seconda delle due opzioni, non abbiamo grandi dubbi. Nella sua squadra spicca solo Nico Denz (7,5), due hurrà in tre giorni e plurivincitore di questa edizione insieme a Remco Evenepoel.
picture

Denz balla ancora, Bettiol e Ballerini beffati: rivivi la volata

5,5 a Matthew Riccitello

Nato il 5 marzo 2002, lo statunitense è il più giovane tra i 176 corridori al via del Giro d'Italia 2023. Da lui non ci si aspetta la Luna, ovviamente, ma viste le buone prestazioni nelle brevi corse a tappe dei mesi precedenti è lecito attendersi qualche squillo. Invece, in una Israel - Premier Tech che dà spettacolo con diversi interpreti, Matthew fatica molto e resta ai margini della corsa. L'unica recita degna di nota è la cronoscalata del Lussari, dove la sua leggerezza lo lancia sulle tremende rampe finali e gli fa segnare un clamoroso miglior tempo provvisorio, prima di essere battuto dai big della generale.

5 a Cofidis e Arkea

In ventuno tappe, ogni squadra ha spazio abbondante per mettersi in mostra. Le "invitate" Israel, EOLO, Corratec e Bardiani riescono ampiamente nell'intento, affrontando di petto la corsa quasi tutti i giorni. Lo stesso non si può dire delle due World Tour francesi, più volte incapaci di entrare nell'attacco di giornata e in generale di ottenere piazzamenti rilevanti a fine corsa. Salviamo il coraggioso Thomas Champion per la Cofidis, mentre nella Arkea si segnalano il terzo posto di Warren Barguil a Val di Zoldo e il secondo di David Dekker a San Salvo. Per il resto poca roba.
picture

Siparietto tra Champion e Roberto Damiani: il corridore gli fa il dito medio

5 a Hugh Carthy e Jack Haig

Due corridori che puntavano senza remore almeno alla top 10 e che escono dal Giro 2023 con le ossa rotte. Haig fatica già nelle prime due cronometro ed esce definitivamente di scena a Crans Montana, salvo cercare la redenzione con un paio di fughe senza gloria nella terza settimana. Anche Carthy non parte a razzo, ma nella seconda settimana sembra in ripresa e risale qualche posizione. Poi si sgonfia ancora e finisce col ritirarsi per problemi di stomaco dopo la débâcle di Val di Zoldo.

4,5 a Fernando Gaviria

La sfida tra i velocisti al Giro 2023 prende risvolti estremamente democratici. Su sette volate più o meno a ranghi compatti, esultano sette corridori diversi: Milan, Matthews, Groves, Pedersen, Ackermann, Dainese e Cavendish. Che Fernando Gaviria non sia in questa lista stride non poco. Il colombiano ci prova, fa lavorare spesso la squadra ma si scioglie sempre al momento della verità. Viene coinvolto in qualche sfortunata caduta, ma non basta questo a giustificarlo. Il suo miglior risultato è il 5° posto di Napoli.
picture

Si fa dura per Gaviria: si stacca ancor prima delle salite

4 a Lorenzo Fortunato

Forse la delusione più grande, per i nostri colori, in questa edizione. La vittoria alla Vuelta Asturias e gli ottimi piazzamenti in una corsa competitiva come il Tour of the Alps avevano fatto sperare in un Giro da protagonista per il corridore della EOLO, in cerca del salto di qualità. I risultati sono andati nella direzione opposta. Staccato praticamente sempre in salita, non solo dall'elite della classifica, non trova la forza per mettersi in mostra nemmeno con le fughe nonostante gli incitamenti di Alberto Contador e chiude le sue fatiche al 21° posto a 38'37'' da Roglic. Le sue controprestazioni stonano anche se confrontate a quelle di diversi suoi compagni, capaci stare al centro della corsa in più occasioni. Peccato.

NG a tanti, troppi corridori

Solo 125 corridori dei 176 partenti riescono a finire il Giro. Dispiace non poter giudicare l'operato degli altri 51 fino in fondo, dispiace soprattutto per l'economia e lo spettacolo della corsa. Su tutti spicca un Remco Evenepoel da otto abbondante nei nove giorni in cui è stato in gara, con tanto di due vittorie a cronometro e la maglia rosa. E poi Tao Geoghegan Hart, Filippo Ganna, Mads Pedersen, Aleksander Vlasov, giusto per citarne alcuni.
picture

Evenepoel torna a vestire la maglia rosa: rivivi la premiazione di Cesena

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità