Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Ciclismo, Parigi-Roubaix: da Leuven a Roubaix nel nome di Wout van Aert e Mathieu van der Poel

Carlo Filippo Vardelli

Pubblicato 01/10/2021 alle 16:25 GMT+2

PARIGI-ROUBAIX - L'Enfer du Nord è la corsa giusta per le rivincite che stanno cercando Wout van Aert e Mathieu van der Poel, ma i due mostri sacri dovranno tener d'occhio tutti quanti: la Roubaix è imprevedibile.

Mathieu van der Poel & Wout Van Aert

Credit Foto Eurosport

"La miglior difesa è l'attacco". Fu questo il manifesto sventolato da ai -54 km dell'edizione 2018 della Parigi-Roubaix. Lo slovacco, in uno dei tipici momenti morti che accompagnano le corse in biciclette, decise di innestare il lungo rapporto e salutare il gruppo dei migliori per andare a vincere la sua prima (e finora unica) Regina delle classiche. Una fagianata, completamente out of nowhere e perfettamente letale.
Per quanto il ciclismo - e lo sport in generale - abbiano fatto passi da gigante per rendere prevedibile l'imprevedibile, la Parigi-Roubaix rimane sempre la stessa: bella e impronosticabile come sempre. Una corsa che si può vincere attaccando da lontano (Sagan nel 2018 o Cancellara nel 2010), ma anche regolando un gruppetto in volata (Degenkolb 2015). Dove si può attaccare sui tratti in pavé, ma anche nei momenti "tranquilli". Dove le ruote veloci possono abbandonare il loro status di attendisti, e i fuggitivi possono risparmiare energie sorprendendo tutti dentro al velodromo (Hayman 2016). È lo spettacolo più democratico che esista: faticoso, crudele e aperto a tutti.
Nello specifico, poi, questa edizione ottobrina arriva come l'oasi nel deserto per tutti gli appassionati in attesa. La Roubaix è stata una delle poche gare che ha saltato di netto il 2020, e con il persistere della pandemia ha dovuto cambiare sede anche nel 2021. Dal clima mite della primavera si è passati a quello freddino dell'autunno (che quest'anno promette pioggia e "massime" di 17 gradi). In più, si presenta alla porta degli atleti dopo le fatiche del Mondiale di Leuven, che ci ha regalato il solito Alaphilippe e qualche deluso di lusso.
Wout Van Aert (Jumbo-Visma) encore vainqueur d'une étape sur le Tour de Grande-Bretagne
Come abbiamo scritto anche nel pagellone, il Mondiale vissuto dalla mente e dallo spirito di Wout van Aert dev'essere stato un inferno. Il nativo di Herentals, oltre a 350mila persone festanti che hanno fatto (e fanno) del loro tifo una missione, si è dovuto portare sulle spalle anche una cronometro "persa" per pochi secondi e una serie di polemiche (in particolare tra Merckx ed Evenepoel) che hanno aiutato il giusto. Ovviamente ne è nata una prova in linea ad inseguire, in cui il Belgio voleva controllare tutto e alla fine non ha controllato niente. Lo stesso voto negativo, con delle riserve, si può ampliare anche a Mathieu van der Poel. L'olandese ce l'ha fatta a chiudere nei primi 10 (ottavo), ma ha corso sempre in apnea. Ci ha provato fino all'ultimo a mascherare i pochi giorni di gara - e una condizione rivedibile - ma mai come a Leuven ci è sembrato vulnerabile.
Sicuramente il podio completato da van Baarle e Valgren ha lasciato l'amaro in bocca alla coppia più bella del mondo. La miglior rivalità sportiva di oggi, secondo quello che scriveva a gennaio Jason Gay del Wall Street Journal, non ci ha fatto emozionare come al solito. È rimasta in disparte, senza partecipare alla festa, e ora si trova costretta ad aggredire quel poco che rimane.
Mathieu van der Poel esulta per il successo sul Mûr de Bretagne - Tour de France 2021, stage 2

Riscatto sulle pietre

In questo senso, il rendez-vous sulle strade della Parigi-Roubaix in programma questa domenica 3 ottobre rappresenta sicuramente lo stimolo giusto per quelle rivincite di cui parlavamo sopra. Certo, l'Enfer du Nord è imprevedibile, ma le luci del seguipersone saranno ancora su di loro: Wout e Mathieu. In primis, perché sono molto bravi a sopportare la fatica; in secondo luogo perché se davvero piove come dicono diventa una gara di ciclocross (sulle pietre) e loro sono i migliori al mondo nella disciplina, e in terza battuta perché nessuno dei due l'ha ancora vinta. Se tanto mi restituisce tanto, alla base della loro rivalità (come di tante altre rivalità tipo quella tra Federer e Nadal) c'è proprio questo: il fuoco sacro che ti spingere a superare l'avversario.
Però, se nella boxe e nel tennis si gioca 1 contro 1, nel ciclismo certi mind games non hanno proprio diritto di cittadinanza. Domenica pomeriggio, i due cacciatori di taglie si dovranno sedere al tavolo di Compiègne (sede di partenza) con gli occhi ben aperti. Attorno a loro, una schiera di dark horse pronti a cogliere ogni disattenzione. L'olandese ha il vantaggio della follia, che gli permette di attaccare anche 50km (o anche più) dall'arrivo senza la paura di essere ripreso; Wout invece sta meglio (a livello fisico, sul piano mentale non saprei), ma la sua proverbiale prudenza potrebbe fregarlo un'altra volta (do you remember Tokyo?).
Spesso e volentieri, alla Roubaix, il più controllato ha avuto il coraggio di sparigliare le carte e salutare la compagnia. In altre occasioni, invece, la paura di saltare in aria ha premiato qualche nome a sorpresa (Vansummeren 2011). Mathieu e Wout potrebbero vincerla o perderla in tanti modi, ma come sempre, all'inferno del nord, è vietato fare pronostici.
picture

Regina delle Classiche, Magrini e Gregorio rispondono: Giro delle Fiandre o Parigi-Roubaix?

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità