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Classic Pogacar: alla Doyenne resta lui l'uomo da battere, a caccia del bis dopo il successo del 2021

Marco Castro

Aggiornato 21/04/2022 alle 23:16 GMT+2

LIEGI-BASTOGNE-LIEGI - Se alla Freccia-Vallone si è spento sul più bello, in una corsa completamente diversa come la Doyenne sarà tutta un'altra storia per Tadej Pogacar. Lo sloveno è campione uscente e parte favorito per il bis nell'ultimo appuntamento di una Primavera delle Classiche in cui è stato quasi sempre protagonista.

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Se la stagione del grande ciclismo su strada fosse un libro in corso d'opera, domenica 24 aprile si scriverebbe la pagina che chiude un capitolo pregno di significato. Fiumi d'inchiostro hanno raccontato fin qui le gesta mirabolanti che i protagonisti del pedale hanno regalato nei due esaltanti mesi di Classiche, che salutano la Primavera con l'ingresso in scena della loro capostipite: è la Doyenne, la Liegi-Bastogne-Liegi. Dopo un dominio quasi secolare da parte dei belgi, questa corsa è esplosa di internazionalità da quasi un quarantennio e l'idioma che va per la maggiore in tempi recenti è lo sloveno. La lingua di Primoz Roglic, vincitore nel 2020, e del Re Sole di questa età dell'oro della bicicletta: Tadej Pogacar. Campione uscente, nonchè uomo da battere anche in questa 108esima edizione.
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Il nativo di Komenda è un atleta talmente forte da brillare in tutte le stagioni (o capitoli di un libro, per restare nella metafora). Una supernova di talento i cui confini sono ancora da esplorare e che dopo aver illuminato il mondo con due vittorie di fila al Tour de France, ha cominciato a brillare anche nelle grandi corse di un giorno. Una storia decollata nelle Ardenne già nel 2019, la stagione del debutto tra i pro, e con la Liegi diventata presto la sua corsa ideale. Diciottesimo all'esordio in una sorta di prova generale, terzo nel 2020 nella volata-diatriba con Alaphilippe e insuperabile nel 2021, dove fu autore di una volata di rara bellezza proprio contro il campione del mondo e a seguire David Gaudu, Alejandro Valverde e Michael Woods. La sua prima Monumento, a cui è seguito (per il momento) il Giro di Lombardia di qualche mese più tardi.
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Tadej nel frattempo si è evoluto e la sua campagna di primavera è emblematica. La cavalcata di 40 chilometri nella polvere della Strade Bianche è impresa da annali e che, senza voler scomodare nessuno, ha fatto gridare al cannibalismo. Alla Milano-Sanremo ha forse pagato di presunzione e fiducia (più che giustificata) vista la sua condizione da urlo: tre attacchi respinti sul Poggio, prima di inchinarsi a quel folle del connazionale Matej Mohoric e ottenere un quinto posto che alla Classicissima, soprattutto di questi tempi, vuol dire che sei stato protagonista. Il trasferimento al Nord non ha portato vittorie, ma svelato al mondo che questo satanasso può dominare anche sul pavè. Alla Attraverso le Fiandre, prima volta sulle pietre, solo una caduta dal pessimo tempismo gli ha negato la possibilità di giocarsi il successo col gruppetto di testa. Alla Ronde, beh, è stato semplicemente il più forte sui muri e solo il padrone di casa van der Poel gli ha tenuto testa, prima di quella beffa finale che nulla toglie alla sua gara.
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Pogacar nelle gare di un giorno nel 2022

Freccia Vallone (20 aprile)12°
Giro delle Fiandre (3 aprile)
Attraverso le Fiandre (30 marzo)10°
Milano-Sanremo (19 marzo)
Strade Bianche (5 marzo)
All'appello manca la Freccia-Vallone, l'apparizione più recente. Una gara che, cinicamente, potremmo chiamare "Mur de Huy Challenge", visto che come accade ormai sempre si è deciso tutto con una volatona sulla breve e tremenda rampa finale. Pogacar si è piantato sul più bello, chiudendo 12esimo. Un risultato che ha fatto scrivere la parola "delusione" su parecchie testate e canali social di sorta, visto che dallo sloveno ci si attende sempre il massimo possibile. Lui, nel commentare il risultato, non si è detto preoccupato. Anzi: "Ho fatto del mio meglio, andando oltre i miei limiti. Negli ultimi 200 metri sono esploso, speravo di arrivare in cima, ma avevo lattato sino alle orecchie. Tuttavia, non lo vedo come un momento di debolezza. È una corsa di un giorno e a volte può capitare che tu non sia nel tuo giorno migliore, così come a volte sei fortissimo. Ora non vedo l’ora arrivi la Liegi, non penso che quanto successo sia un problema".
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Alla Doyenne (257 chilometri, 10 cotes ufficiali, più altre difficoltà altimetriche non di categoria), la musica potrebbe tornare quella a lui più gradita. Cambierà tanto, se non tutto: dal chilometraggio alle difficoltà, passando per la tipologia di finale e le possibili tattiche di gara. Nelle ultime due edizioni, la corsa è esplosa sulla cote de la Roche-aux-Faucons e si è chiusa con due sprint a cinque corridori. Se avrà le gambe, lo sloveno potrebbe mettersi in proprio sull'ultima asperità di giornata o anche portare via un gruppetto e giocarsi le sue preziose carte in un'altra volata ristretta. O, chissà, provarci anche da più lontano, stuzzicato dai commenti sulla sua Freccia-Vallone (corsa in cui peraltro è stato al massimo nono). Gli scenari sono molteplici e in ognuno di questi lui ha credenziali. Dopotutto parliamo di Tadej Pogacar, l'uomo che va forte da febbraio ad ottobre.
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