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MotoGP 2022, nuova era senza Valentino Rossi: da Bagnaia e la Ducati a Marquez, i 4 motivi per guardarla

Stefano Dolci

Aggiornato 02/03/2022 alle 15:20 GMT+1

MOTOGP - Il Mondiale che scatta nel weekend da Losail per la prima volta dopo oltre 20 anni non vedrà ai nastri di partenza Valentino Rossi. Senza il Dottore, ci sarà un contraccolpo inevitabile oppure il Motomondiale sopravviverà nell'interesse e continuerà ad essere seguito alle nostre latitudini? Per la verità le ragioni per seguirla con attenzione ci sono: su tutte il tandem Bagnaia-Ducati.

7 italiani, 5 rookie e 8 Ducati in pista: i piloti della MotoGP 2022

Comunque lo si voglia tratteggiare il Mondiale MotoGP, che scatterà questo fine settimana sul tracciato di Losail (Qatar), segna l’inizio di una nuova nuova era e parte all’insegna di una domanda che, seppur antipatica, risulta inevitabile porsi: senza Valentino Rossi la MotoGP ha ancora appeal?
Dopo 26 anni in cui Rossi è stato il volto sorridente, scanzonato, vincente e magnetico del Motomondiale, l’eroe riuscito a trasformare uno sport per intenditori come il motociclismo in un fenomeno di massa, il fuoriclasse che a suon di vittorie, gag ed imprese si è guadagnato, il consenso, la stima e l’affetto di una amplissima fetta di adepti in Italia, in Europa e nel mondo; Valentino ha posto fine alla sua carriera da pilota di moto, dando il via a una seconda fase della sua carriera sportiva, sempre in pista ma sulle quattro ruote.
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Grazie Valentino, il campione infinito che ha segnato un'epoca

Nonostante i risultati in pista fossero da tempo lontani dai fasti del primo decennio del 2000, Vale anche in queste ultime annatecomplicate rappresentava sempre il biglietto da visita della MotoGP nel mondo. L’icona capace di rassicurare e accendere l’entusiasmo di pubblico, sponsor e media. Da quest’anno non sarà più cosi e sarà compito di altri riempire quel vuoto e dimostrare che la MotoGP è ancora uno spettacolo che merita di essere visto e soprattutto capace di emozionare ed offrire un carico di nel suo genere. Ma, allora, quali sono i motivi per cui – pur senza Rossi ai nastri di partenza – vale la pena seguire la MotoGP 2022? Ne abbiamo individuati 4.

1) Perché Bagnaia ha le carte in regola per regalare alla Ducati il Mondiale

L’Italia si presenta al via con un lotto di piloti come di consueto estremamente folto ma è su un nome che vertono le luci dei riflettori, Pecco Bagnaia. Cresciuto nella nidiata di talenti della VR46 Academy, a quattro anni esatti dalla vittoria del titolo iridato in Moto2, il 25enne piemontese si presenta al via come il leader di Ducati Corse e come la carta migliore per aspirare a quel titolo piloti, datato 2007, e che il popolo della Rossa di Borgo Panigale attende da 15 lunghi anni. "La moto è ad un livello incredibile, la squadra pure. Da parte mia arrivo più pronto rispetto all'anno scorso: ero più in difficoltà, ho dovuto fare più esperienza ed ho fatto alcuni errori, dai quali ho tratto degli insegnamenti” ha dichiarato Bagnaia, che a differenza di molti suoi colleghi avrà il vantaggio di potersi concentrare da subito solo sulla pista avendo già ufficializzato la permanenza in Ducati fino al 2024.
Dopo una prima parte di 2021 contrassegnata da grandi spunti in qualifica ma qualche caduta di troppo in gara, dopo la prima vittoria ottenuta ad Aragon – dopo un duello rusticano mozzafiato con un osso duro come Marc Marquez – Pecco ha chiuso l’annata in maniera impressionando conquistando quattro vittorie, un 3° posto e 4 pole position nelle ultime sei gare in cui mostra di saper sfruttare al massimo le potenzialità della sua Ducati, gestendo magistralmente l’insidiosa gomma posteriore Michelin e trovandosi estremamente a proprio agio sia su tracciati molto veloci che su piste con meno rettilinei e tanti tratti guidati. Al secondo anno nella squadra ufficiale, forte di un feeling totale con la GP22 e mostrato anche con gomme medie usate nei long run effettuati nei test di Sepang e Mandalika: Bagnaia è l’antagonista principale di Quartararo e indubbiamente il pilota italiano che ha le maggiori chance di competere per il titolo e succedere proprio a Valentino Rossi nell’albo d’oro dei rider tricolori capaci di laurearsi campioni del mondo nella top class, ponendo fine a un digiuno che dura ormai da 13 anni.
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Pecco Bagnaia insieme a Valentino Rossi, dopo 13 anni sarà il 25enne allievo dell'Academy VR46 a riportare l'Italia sul tetto del mondo in MotoGp?

Credit Foto Getty Images

2) Perché anche altri italiani vanno veloce e possono stupire

Se Pecco Bagnaia è l’uomo copertina della pletora di piloti italiani protagonisti della MotoGP d.v. (dopo Vale), va detto che non è l’unico nostro alfiere che può inserirsi nella lotta per le posizioni che contano. Già perché il 2022 è un anno importantissimo per capire a che ruolo possono aspirare nella top class, Franco Morbidelli ed Enea Bastianini. L’ex campione del mondo Moto2 nel 2017 ed elemento di spicco della VR46 Academy tanto cara al Dottore, quest’anno vivrà la sua prima reale annata da pilota ufficiale nel team Yamaha tanto caro al suo mentore e guru. Reduce da un 2021 funestato da un brutto infortunio al ginocchio e chiuso senza vittorie, Morbido deve tornare quel pilota capace di duellare e tante volte fare anche meglio dello scomodo compagno di squadra Fabio Quartararo.
Le qualità e il temperamento per tornare sui livelli mostrati nel 2020 ed inserirsi nel lotto degli outsider per il titolo c’è tutto, anche se non bisogna mai dimenticarsi che – al netto dell’assenza di un personaggio carismatico e capace di smuovere le folle – questa è forse l’epoca in cui il livello di competitività di moto e piloti in MotoGP ha raggiunto vette assurde. I distacchi sono sempre più contenuti, il livello di performance delle moto è molto sottile, i piloti che ogni domenica possono lottare per il podio sono potenzialmente non meno di 8/10 e sbagliando una modifica nel setting o un paio di giri nel turno di qualifica ti puoi tranquillamente ritrovare dal sognare la prima fila all’essere invischiato nella lotta per il 12° o il 13° posto. Per questo il compito che attende Franco Morbidelli è arduo ma anche estremamente stimolante. Tenetelo d’occhio.
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Franco Morbidelli, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Chi invece è atteso a consacrarsi dopo un’annata da rookie da 10 e lode in sella a una Ducati Desmosedici GP19 è Enea Bastianini – che ha mantenuto lo stesso capotecnico e gli stessi meccanici del 2021 ma in inverno ha fatto un piccolo ritorno al passato tornando a respirare l’aria di casa del team Gresini. Lanciato in Moto3 proprio dal compianto Fausto, Enea – che dividerà il box come nel 2016 con Fabio Di Giannantonio (debuttante in top class al pari di Marco Bezzecchi) – con la Desmosedici GP21 nei test invernali è stato velocissimo in tutte le condizioni sia sul passo gara, che sul giro secco. Dopo i due podi nell’annata d’esordio, il Bestia proverà ad andarsi a prendere la prima vittoria in top class e provare a ritagliarsi un ruolo di guastafeste inserendosi nel difficile lotto di piloti che possono giocarsi per la 5ª-6 ª posizione. Risultati che potrebbero convincere Ducati, ad affidargli una moto ufficiale nel 2023 magari anche al fianco di Pecco Bagnaia nel team ufficiale.
I test sono andati molto bene e l’affiatamento con la squadra è davvero incredibile. Il feeling con la GP21 è stato ottimale fin dai primi test in Malesia e non vedo davvero l’ora di scendere in pista e dare il massimo. [Enea Bastianini]
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Bastianini: "Tuffi? Ero bravo, ma sognavo la moto non i Giochi"

Per due giovani molto attesi c’è anche un vecchio leone come Andrea Dovizioso che proverà a togliersi delle rivincite con quella M1 che tanti problemi ha creato nelle ultime due annate ha regalato proprio a Valentino Rossi. Rientrato nel finale dell’anno scorso a sorpresa in MotoGP, dopo il divorzio fra Vinales e la Yamaha ufficiale, il Dovi dopo qualche interlocutoria gara con la moto clienti, in questa stagione proverà a cucirsi la M1 ufficiale provando almeno a restare a ridosso del gruppo di testa. Far meglio di Rossi – che lo scorso anno ha chiuso solo 4 gare nella top 10 – è l’obiettivo minimo per il 35enne forlivese che avrà il compito per nulla semplice di dimostrare di non essere sul viale del tramonto ma di essere ancora in grado di fare belle gare e togliersi qualche bella soddisfazione.

3) Perché Marquez sta bene e la Honda ha rivoluzionato la moto per dare l’assalto al 9° titolo

Senza più l’ingombrante e carismatica presenza di Valentino Rossi, chi è atteso al varco è colui che per anni ha vestito i panni della nemesi del Dottore: Marc Marquez. Reduce da due anni tormentati dal punto di vista fisico - prima a causa del bruttissimo infortunio all’omero rimediato nella prima gara del mondiale 2020 e poi dai problemi all’occhio destro (diplopia, ergo sdoppiamento della vista) emersi a fine ottobre 2021 e che si sono risolti solo dopo mesi complicati di riposo e terapie – il fuoriclasse di Cervera vuole riprendersi il trono e tornare ad essere il dominatore incontrastato della classe regina. Riuscirci sarebbe il capolavoro della sua carriera, un inno alla resilienza e al coraggio di un fuoriclasse - fin troppo bistrattato per lo screzio, infarcito di polemiche e veleni, con Rossi nel mondiale 2015 – che merita a prescindere da tutto di essere considerato per quello che è, uno dei più vincenti e talentuosi piloti della storia del Motomondiale.
Per aiutare Marquez in questa impresa per nulla semplice, la Honda ha rivoluzionato la RC213V rendendola una moto meno scorbutica, con un motore veloce ma allo stesso dolce e completata da soluzioni aerodinamiche e telaistiche che nei test invernali hanno permesso a tutti i piloti di andare molto forte e soprattutto di essere estremamente fluidi in staccata ed entrata di curva. Considerando che lo scorso anno – pur non essendo mai stato nemmeno vicino al top della forma - Marquez è riuscito comunque a vincere 3 gare e a collezionare un 2° posto con una RC213V parecchio imbizzarrita, se starà finalmente bene e potrà tornare a spingere ed avere la fiducia di osare come piace a lui, il 93 ci impiegherà poco a tramutarsi da aspirante pretendente a favorito indiscusso per il titolo di Quartararo.
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Francesco Bagnaia (Ducati), Fabio Quartararo (Yamaha), Marc Marquez (Honda) sono i tre favoriti per il titolo mondiale MotoGP 2022

Credit Foto Getty Images

4) Perché Quartararo è accerchiato ed atteso al varco

Detto di Bagnaia e di Marquez, inevitabilmente grande curiosità c’è anche per vedere come se la caverà il campione del mondo 2021, Fabio Quartararo. Confermarsi – da che mondo e mondo – in tutti gli sport è sempre più complicato che rompere il ghiaccio e vincere il primo titolo. Se ci aggiungiamo che la Yamaha M1 si presenta ai nastri di partenza come la moto più conservativa e meno ‘rivoluzionata’ del lotto, che il gap in termini di velocità pura sul rettilineo rispetto a Ducati e Honda è lì da vedere (nell’ordine di almeno 9-10 km/h) e che Quartararo nei test non ha nascosto il proprio malcontento per le perfomance del propulsore della sua M1 (“Dalla moto 2022 mi aspettavo di più, il motore non mi piace, era la priorità ma non abbiamo guadagnato nulla”) gli indizi per una leadership che potrebbe scricchiolare ci sono tutti.
Quartararo però anche nei test invernali ci ha messo sempre una pezza, mostrando una costanza, una consapevolezza nei propri mezzi e una forza mentale da numero uno. Se ci mettiamo l’ulteriore stimolo di essere in scadenza di contratto e di poter mettere ulteriore pepe alla Yamaha, che dopo il flop Vinales e la fine dell’era Rossi-Lorenzo non può permettersi di perdere un manico del calibro del ‘Diablo’, capiamo perché Quartararo ha le motivazioni e la grinta per mostrare di poter essere non un “campione per caso” ma un pluricampione capace di aprire un ciclo nella top class.
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Fabio Quartararo, i numeri di un mondiale storico

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