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Le pagelle di un anno di ciclismo: i britannici e Valverde, Sagan, Viviani e Nibali

Aggiornato 16/10/2018 alle 08:47 GMT+2

Si chiude al Lombardia un anno di grande ciclismo, dominato in salita dall'impero britannico, in volata da Elia Viviani, ovunque dalla QuickStep. Alejandro Valverde vince il premio Mondiale alla carriera; le Monumento sono di Nibali, Terpstra, Sagan, Jungels e Thibaut Pinot; il "secondo" è Dumoulin, i grandi bocciati sono Aru e Quintana. L'altra Italia resiste e a Sanremo si riparte.

Geraint Thomas e Chris Froome del Team Sky: il ciclismo britannico ha dominato tutti i grandi giri del 2018.

Credit Foto Getty Images

Voto 10… Al ciclismo britannico che vince tutti i grandi giri

Pinte rosate di champagne e sangria. I vincitori dei grandi giri battono tutti la stessa bandiera da Chris Froome che scrive sul Colle delle Finestre la più bella impresa dell’anno, conquista la sua Tripla Corona al Giro e poi divide l’impero britannico in parti uguali: al fido Geraint Thomas il Tour de France, a Simon Yates la Vuelta di Spagna. Monte Zoncolan, Bardonecchia; La Rosière e l’Alpe d’Huez sono i nomi delle battaglie alpine che consegnano a Froome e Thomas la gloria terrena, mentre Yates riscatta fra le Asturie e i Pirenei un Giro per metà vissuto in maglia rosa. È stata gloriosa questa stagione per il ciclismo d’oltremanica… E se solo il Team Sky non avesse "ritirato” i suoi capitani prima del Mondiale di Innsbruck.
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Chris Froome è il vincitore del Giro d'Italia 2018: eccolo in maglia rosa, con il Trofeo Senza Fine, sul palco finale di Roma.

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Voto 10... Ai 71 successi di una Quick-Step da record

Stagione storica e ai limiti dell’irripetibile per una squadra che pur ci ha abituato bene già da tanti anni. In questo momento, se pensi al ciclismo pensi alla squadra di Lefevere, che ha cominciato a vincere il 18 gennaio e non si è più fermata. Due Classiche Monumento (Fiandre e Liegi), 13 vittorie di tappa tra Giro, Tour e Vuelta e 71 successi totali. Avete letto bene, 71. Dalle corse in Sudamerica di inizio stagione alle sacre gare di casa in primavera, dai successi a pioggia nei Grandi Giri agli ultimi acuti in terra di Turchia. E se le prove di un giorno sono storicamente terra di conquista in casa Quick-Step, i giovani Mas e Schachmann si candidano ad ampliare lo strapotere del team belga anche nelle corse a tappe. Gli avversari sono avvisati.

Voto 9... A Elia Viviani miglior velocista dell'anno

Dal Tour Down Under alla Vuelta a España, da gennaio a settembre: una straordinaria stagione di continuità e di vittorie, la migliore della sua carriera. 18 sigilli che lo hanno reso il più titolato del 2018 e lo hanno elevato al ruolo di sprinter da battere. È rinato in maglia Quick-Step dopo le difficili annate al Team Sky, ha vinto al Giro, alla Vuelta, si è ripetuto ad Amburgo dopo il 2017, ha superato tutti i migliori velocisti pur non partecipando al Tour de France. È diventato campione italiano. Ha pianto sul traguardo della Gent-Wevelgem dopo aver perso nientemeno che da Peter Sagan. Nel libro degli appunti del 2019 ci sono tanti obiettivi e altrettanti sogni: la Milano-Sanremo, la rivincita alla Gent-Wevelgem, il Tour de France ma soprattutto il Mondiale nello Yorkshire.

Voto 9... A Valverde arcobaleno: una carriera Mondiale

Il sogno di una vita realizzato, la tacca che mancava in un palmarès che già prima era da brividi. L’arcobaleno splende nel cielo di Alejandro Valverde, El Imbatido che sulle rampe infernali di Innsbruck si prende quella rivincita su un Mondiale che tante (troppe) volte gli aveva strizzato l’occhio prima di voltarsi dall’altra parte. Un trionfo atteso da una vita e per questo ancora più dolce per il murciano, che a 38 anni diventa il secondo più “anziano” di sempre a vestire la maglia più bella e ambita. E, onestamente, sarebbe stato un peccato non vederla addosso a uno così. Ah, prima della rassegna iridata Valverde aveva alzato le braccia al cielo sul traguardo altre 13 volte in stagione. I fuoriclasse non hanno età e lui è il primo meraviglioso interprete di questa categoria.
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Sagan premia Valverde: il nuovo campione del mondo è lui

Voto 8… A Peter Sagan che diventa leggenda a Roubaix

Dai sacri sassi della Foresta di Arenberg alle braccia alzate sul traguardo di Roubaix, vincere la corsa più bella del mondo nel velodromo più famoso del mondo. Così, in fuga per 54 chilometri di pura passione, con la maglia iridata come Hinault: ecco il momento che unge Peter Sagan nella settimana santa delle Fiandre, dopo la terza Gent-Wevelgem. Per quest’anno doveva far pace col Tour e cedere il Mondiale, così ha portato la “sua” maglia verde a Parigi, con 3 successi di tappa alla Grande Boucle, e premiato Valverde sul podio di Innsbruck. Vero che ha vinto “solo” 8 corse e perso qualcosa negli sprint, chiudendo una Vuelta dietro Viviani, però Sagan ha mirato al bersaglio grande sposando la Regina del Nord. Si riparte dalla maledetta Sanremo e, ci speriamo tanto, dal Giro d’Italia.

Voto 7... A Nibali, tra Monumento e sfortuna

Dare un voto alla stagione dello Squalo non è cosa facile. Ci sono due date fondamentali. La prima è il 17 marzo, quando con un attacco sul Poggio e una strenua resistenza verso via Roma, Vincenzo ha fregiato sé stesso e l’Italia di un trionfo alla Milano Sanremo che mancava da troppo tempo e che l’ha inserito definitivamente nell’esclusivissimo club dei campioni del pedale. La seconda è il 19 luglio, quando le gloriose pendenze dell’Alpe d’Huez si sono trasformate in un inferno beffardo da cui il siciliano è uscito con una vertebra rotta. Da lì è cambiato tutto e la rincorsa verso il vero obiettivo stagionale, il Mondiale di Innsbruck, si è trasformata in una salita troppo grande da scalare. E impossibile da giudicare. Il finale di stagione in crescita e soprattutto il Giro di Lombardia, però, regalano una certezza: di corridori come lui, per classe, coraggio e grinta, non ne fanno più.

Voto 7… Ai pois di Alaphilippe e la dolce Italia di Pinot

L’enfant prodige è sbocciato. A 26 anni, Julian Alaphilippe incanta sul Mur de Huy e di grazia, in maglia a pois, fa impazzire la Francia sulle strade della Grande Boucle. Va forte tutto l’anno Julian, trascinato dalla corazzata QuickStep: in estate vince la Clásica San Sebastián, il Tour of Britain, il Giro di Slovacchia a casa dell’altro fuoriclasse. Per questo si presenta ai Mondiali di Innsbruck favoritissimo da ogni pronostico, ma l’Inferno di Höll lo respinge e qui inizia il prestigio di Thibaut Pinot. Lui che ama l’Italia e l’Italia ricambia con la settimana più bella della sua vita: secondo a Varese (Tre Valli), primo a Superga (Milano-Torino), in trionfo al Lombardia. Non è una variazione sul tema dei grandi giri perché Thibaut veniva dalle tappe simbolo della Vuelta, i Lagos de Covadonga e la pirenaica di Andorra. È piuttosto la sublimazione di un grande corridore che da domenica può dirsi signore delle classiche.
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Thibaut Pinot of France and Team Groupama - FDJ / Celebration / Champagne / during the 112th Il Lombardia 2018

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Voto 6... A Tom Dumoulin secondo dell'anno

Il suo 2018 è di una continuità quasi disarmante: secondo al Giro d’Italia, secondo al Tour de France, secondo nella cronosquadre Mondiale, secondo nella cronometro individuale Mondiale e quarto nella prova su strada dopo una rimonta all’arma bianca. Una domanda: cambierebbe tutti questi piazzamenti con una sola grande vittoria? La risposta probabilmente è sì. Il fil rouge è una presenza costante e competitiva in ogni appuntamento cerchiato in rosso, ciò che è mancato è la grande vittoria. Che nello sport purtroppo non è un dettaglio, e non lo è neanche per lui, che nel 2019 avrà il grande obiettivo della maglia gialla al Tour de France. Siamo di fronte a uno dei campioni più grandi ed eclettici di questi anni, a patto che non si attacchi addosso quella fastidiosa etichetta di eterno secondo.

Voto 6... All'Italia che resiste: Moscon, Trentin, De Marchi

C'è Moscon che cade prima delle classiche e si guasta la stagione con un'altra stupidata, però poi al Mondiale si prende una certa responsabilità e il suo quarto posto è davvero positivo: nel 2019 si diventa grandi. C'è Trentin che fa il contrario di Dumoulin: vive una stagione difficilissima ma la corona con il titolo di campione europeo a Glasgow, che lo rimborsa del podio sfiorato di pochi centimetri al Mondiale di Bergen 2017. C’è Alessandro De Marchi, schivo e di poche parole, ma fenomenale nel finale di stagione: a Luintra il 5 settembre riassapora il gusto della vittoria esattamente 3 anni dopo l’ultima volta, al Mondiale è straordinario protagonista, al Giro dell’Emilia corona il 2018 con una cavalcata solitaria ed errante sotto l’acqua del San Luca. C’è Domenico Pozzovivo che fa bella figura al Giro ed è il migliore degli italiani e si piazza per tutto l’anno. C’è Franco Pellizotti che tira fino all’ultimo metro per Vincenzo Nibali al Mondiale e al Lombardia, saluta la telecamera e scende di bicicletta all’alba dei 40 anni: grazie Campione.

Voto 5... Alle stagioni incompiute di Bardet e Van Avermaet

Stesso voto per il francese e per il belga, ma con crismi diversi. Per il primo è un giudizio provocatorio. Se guardiamo alle corse di un giorno, Bardet avrebbe la sufficienza piena. Secondo alle Strade Bianche, secondo al Mondiale, terzo alla Liegi. Ma se poniamo l’occhio sul Tour, notiamo un deciso passo indietro per colui che doveva essere l’enfant du pays in grado di riportare la Francia sul tetto della Grande Boucle dopo 30 anni. In generale chiude con un solo successo, alla Classic de l'Ardèche, Era febbraio. E se per uscire da un senso di incompiutezza, dal 2019 si dedicasse principalmente alle Classiche? A proposito di gare secche, il 2018 non è stato l’anno più glorioso di Greg Van Avermaet. Anzi, non lo è stato in senso assoluto. Certo, arrivare nei 5 a Fiandre e Roubaix non è da tutti, ma due sole vittorie e di modesta caratura (tappa in Oman e Tour of Yorkshire) per uno come lui non saranno mai abbastanza.

Voto 4... Agli scalatori bocciati: Fabio Aru e Nairo Quintana

Le note dolenti, molto dolenti. Se il Condor di Colombia condisce una stagione orrenda con una vittoria di tappa al Tour de France, il bottino di Fabio Aru nella prima stagione in maglia UAE Emirates è misero e preoccupante. Il sardo crolla al Giro d’Italia e si ritira, soffre alla Vuelta e corre lontano dai migliori, si chiama fuori dal Mondiale. Tristezza e frustrazione di due campioni in difficoltà a 28 anni, aspettative tradite per due talenti che sembravano pronti a mangiarsi il futuro. Cosa è accaduto a Aru e Quintana? Fabio non vince da La Planche de Belles Filles, Tour de France 2017. Involuzione preoccupante, speriamo che il 2019 segni una rinascita per tutti e due.
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Vincenzo Nibali, Matteo Trentin e il campione del mondo Alejandro Valverde alla partenza della Tre Valli Varesine 2018

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Voto 4… Ai veterani velocisti: Kittel, Cavendish e Greipel

Marcel Kittel: la sua stagione “finisce” alla Tirreno-Adriatico. Mark Cavendish: vince solo una corsa a Dubai. André Greipel un po’ meglio: Down Under, Dunkerque, Belgio. Kristoff sì che anche lui sbatte sempre i pugni sul manubrio, però poi vince la volata più bella del ciclismo sugli Champs-Élysées. C’è un’intera generazione di re veloci ormai scalzata sui traguardi del mondo da Viviani, Sagan e Fernando Gaviria. Questione d’anagrafe con nota di merito a John Degenkolb che, dopo un paio d’anni complicati, vince la “piccola Roubaix” del Tour de France. Buon riposo e all’anno prossimo: in fondo splende un sole che sembra già d’essere lungomare a Sanremo.
Le pagelle dell'anno di ciclismo sono di Fabio Disingrini, Alberto Coriele e Marco Castro.
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