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Le pagelle del Tour de France 2020: Pogacar fenomeno, Roglic rimandato. Caruso salva l'Italia

Luca Stamerra

Pubblicato 21/09/2020 alle 19:32 GMT+2

176 corridori e 22 squadre. Non potevamo dare a tutti un voto, ma abbiamo provato a segnalare e a commentare i protagonisti dell'edizione 107 del Tour. Lo possiamo dire, è stato un disastro per l'Italia: 16 corridori ai nastri di partenza, ma nessuno di questi ha centrato una vittoria di tappa. Bravo però Damiano Caruso a guidare Landa e a prendersi un 10° posto nella generale. Chapeau a Pogacar.

PARIS, FRANCE - SEPTEMBER 20: Podium / Primoz Roglic of Slovenia and Team Jumbo - Visma and his son Levom / Tadej Pogacar of Slovenia and UAE Team Emirates Yellow Leader Jersey / Richie Porte of Australia and Team Trek - Segafredo / Celebration / Trophy /

Credit Foto Getty Images

Avviso ai naviganti: il voto non viene dato solo in base al piazzamento in classifica generale. Come parametri ci sono anche le vittorie di tappa, i piazzamenti, i tentativi, lo stato di forma, la completezza della squadra, gli obiettivi prima della corsa ecc ecc.

Voto 10 e lode... Al coraggio e al talento di Pogacar

21 anni e 365 giorni. Alle spalle un solo Grande Giro, la Vuelta dove si piazzò 3° lo scorso anno. Chi avrebbe mai potuto pensare che il talento sloveno potesse vincere questo Tour de France, con questa concorrenza, da esordiente? Ci si aspettava uno sloveno sul gradino più alto del podio, Roglic, ma a scalzarlo è stato proprio l'amico Pogacar che ha dato davvero tutto in questa Grande Boucle. E dire che aveva perso 1'21'' nella tappa dei ventagli, ma ha recuperato tutto, scattando in ogni frazione di montagna. Poi il capolavoro a cronometro, in quello che doveva essere il "territorio” di Roglic. È casa anche per Pogacar che ha realizzato una rimonta spaziale che si è vista poche volte nel mondo del ciclismo: l'ultima al Tour fu addirittura nel 1989, con lo scontro LeMond-Fignon. Ma è tutto meritato, perché Pogacar ha collezionato una serie infinita di scatti per tutte e tre le settimane, oltre ad aver migliorato il record di scalata di ben 5 GPM a questo Tour.
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Quando Pogacar sfilò la gialla Roglic a La Planche des Belles Filles

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Il discorso di Pogacar sul podio di Parigi: "Sono qui grazie al duro lavoro"

Voto 10... Al fenomeno van Aert

Spaziale anche il belga che, se dovesse mantenere questo stato di forma, potrebbe essere il favorito per il Mondiale di Imola. Ex velocista, in realtà è un corridore che nel futuro potrà farsi valere nelle corse a tappe brevi. A fare l'andatura in salita per Roglic e la Jumbo Visma era proprio Wout van Aert con un ritmo che faceva male a tanti. Non solo, ha avuto comunque il tempo per provare le volate e a conquistare ben due successi di tappa. Non proprio un cosa da poco per il corridore che ad Agosto aveva vinto Strade Bianche, Milano-Sanremo e una tappa del Giro del Delfinato. Un fenomeno.
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Voto 9... Ai cacciatori di 'taglie' Hirschi e Andersen e a Sam Bennett

Oltre all'UAE Emirates (4) e la Jumbo Visma (3), c'è un'altra squadra che ha vinto diverse tappe in questo Tour de France. È la Sunweb che non aveva né uomini di classifica né il velocista titolare (Kelderman e Matthews, per intenderci, faranno il Giro). Eppure, il team tedesco ha fatto il diavolo a quattro in questo Tour, conquistando ben tre frazioni oltre a tante altre fughe ben congegniate. Il frontman è stato sicuramente Marc Hirschi che ha provato 4 fughe, vincendo poi la tappa di Sarran con un gran numero. E nelle altre giornate in cui era partito all'attacco, la vittoria l'ha solo sfiorata: ecco perché è stato premiato come super combattivo di questo Tour. Bravissimo anche Kragh Andersen che di tappe ne ha vinte due con le 'celebri' fagianate di Lione e Champagnole.
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La fagianata di Kragh Andersen: Trentin e Sagan possono solo guardare

Si merita un 9 anche Sam Bennett della Deceuninck Quick Step. Due vittorie per lo sprinter irlandese che, oltre al fatto di essersi imposto nelle volate di Île de Ré e di Parigi, è riuscito a strappare la maglia verde a Peter Sagan, che l'aveva conquistata 7 volte negli ultimi 8 anni. Roba non da poco. Complimenti Sam.
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L'urlo di gioia di Bennett: la sua reazione quando ha scoperto di aver vinto al Tour

Voto 8... Alla rimonta di Richie Porte e alle fatiche di Damiano Caruso

A salire sul podio anche uno storico Richie Porte. Dopo anni a vuoto dove provava a fare il capitano, ma gli succedeva davvero di tutto, finalmente il corridore australiano è riuscito ad arrivare a Parigi in festa. È vero, la cronometro gli ha dato una grande mano, ma c'è da dire che l'ex gregario di Froome è sempre stato con i migliori, soprattutto durante l'ultima settimana. Nell'ultima tappa di montagna aveva perso anche terreno sullo sterrato a causa di una foratura: ha mantenuto la calma e con grande caparbietà è riuscito a rientrare. Chapeau!
Menzione speciale anche per Damiano Caruso. È vero che gli italiani del Tour erano più o meno tutti gregari, ma quanto fatto dal siciliano è stato importantissimo. Caruso era l'ultimo uomo di Mikel Landa, e ha cercato di spronare a più non posso il basco che, volente o nolente, si è piazzato comunque 4° nella generale. Beh, Damiano Caruso ha fatto invece 10° scalzando corridori come Guillaume Martin, Carapaz e Valverde. E che cronometro a La Planche des Belles Filles, con uno spettacolare 7° posto.
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Damiano Caruso: "Il bilancio del mio Tour è estremamente positivo"

Voto 7... All'immagine strappa-lacrime Carapaz-Kwiatkowski

Il Tour della Ineos Grenadiers sarebbe da dimenticare non fosse per Carapaz e Kwiatkowski. Bernal si è ritirato, e ha rischiato di farlo anche Carapaz dopo una caduta nel giorno precedente all'ultimo giorno di riposo. Si era mormorato che l'ecuadoriano potesse lasciare per recuperare le energie in vista del Giro d'Italia, invece la maglia rosa del 2019 si è rimesso in pista ed è andato in fuga per tre giorni consecutivi. È entrato nella classifica scalatori e ha anche rischiato di vincerla non fosse stato per Pogacar. Poi, con Kwiatkowski, è partito all'attacco nell'ultima tappa di montagna, arrivando in tandem sul traguardo di La Roche-sur-Foron. Carapaz era da tre giorni che andava in fuga, non aveva mai vinto al Tour, ma ha voluto lasciare il successo a Kwiatkowski che gli aveva fatto l'andatura per tutto il giorno e che non aveva mai vinto una tappa in un Grande Giro. E dire che il polacco ha vinto in carriera Strade Bianche, Milano-Sanremo, Clásica San Sebastián e un Mondiale. L'immagine di loro due, abbracciati, all'arrivo è stata molto bella ed emozionante e la Ineos ha saputo così riscattarsi (in qualche modo).
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Voto 6... Al Tour di Alaphilippe che si sblocca nel 2020

La stagione 2020 non era partita benissimo per Alaphilippe, anche se sarebbe stato davvero difficile poter replicare quanto fatto nel 2019 dove il francese vinceva di tutto e di più. È stato sfortunato alla Strade Bianche, con mille forature, e alla Milano-Sanremo ha perso solo da van Aert. Alla fine riesce però a sbloccarsi in quel di Nizza dove fa il doppio colpo: tappa e maglia. La gialla, questa volta, la indosserà solo per quattro giorni perché è stato poi penalizzato per una borraccia galeotta (i corridori non si possono rifornire di borracce ai -20 km dal traguardo). Ci ha provato altre volte, ma le sue azioni in fuga non sono state efficaci. Non sono arrivate altre vittorie, non è entrato nella classifica scalatori, ma ha ottenuto comunque un successo in Tour durissimo come quello di quest'anno. E ha messo un po' di condizione in vista dei Mondiali. Chissà.
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Voto 5... Al crollo clamoroso di Roglic

Aveva dominato il Tour, trovando nel solo Pogacar un degno avversario. Era arrivato alla cronometro finale con 57'' di vantaggio sul connazionale, bottino ritenuto più che sufficiente per portare la gialla a Parigi, considerando le proprie doti a crono. E invece... Clamorosa debacle di Roglic che proprio nell'ultimo giorno utile per stravolgere la classifica ha vissuto il suo momento di crisi. Clamoroso in tutti i sensi, perché colpito proprio nel terreno più congeniale al corridore della Jumbo Visma. Col senno di poi, si vanno a verificare tutte le situazioni non gestite perfettamente durante la tre settimane, ma quei 57'' sembravano sufficienti... Però è vero: lasciar andare Pogacar a Loudenvielle solo perché era fuori classifica è stato un errore (poi è rientrato in classifica recuperando 40'') oppure non dando tutto sul Col de la Loze dove Roglic aveva dato addirittura semaforo verde a Kuss per vincere la tappa. Altro sbaglio, vedendo che Pogacar stava faticando, bisognava fare andatura dura e guadagnare più di quei 15'' che Roglic aveva accumulato. Se il vantaggio fosse stato più ampio a La Planche des Belles Filles, non solo avresti amministrato meglio, ma avresti anche dato un messaggio di tipo psicologico al tuo avversario. Detto questo, Roglic non è diventato di punto in bianco un asino. Ha trovato qualcuno che è stato più forte di lui a cronometro. Vedremo, però, se avrà la forza di riprovarci perché è stata una batosta davvero difficile da digerire.
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Voto 4... All'astinenza di Sagan

L'ultima vittoria risale proprio al Tour dello scorso anno. L'astinenza di Sagan continua dopo aver raccolto solo piazzamenti in questa edizione. Lo slovacco, tre volte campione del mondo, sta vivendo una fase calante della sua carriera? Nessuno è eterno e tutti possono perdere un po' di colpi. Lui ci ha messo del suo, non riuscendo ad avere il giusto spunto nonostante il grande lavoro fatto per molti giorni dalla Bora Hansgrohe. Non a tirargli la volata, ma sicuramente a muovere le carte durante le tappe per stancare gli altri velocisti. Non è riuscito neanche a competere per la maglia verde che lo vede per la prima volta sconfitto: a vincerla è stato il suo ex compagno di squadra Sam Bennett. In una volata è stato addirittura declassato per aver spinto van Aert. Insomma, un Tour quasi da dimenticare ma siamo sicuri che ci riproverà al Giro.
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La volata alla moviola: Sagan spinge col gomito van Aert

Voto 3... Alla preparazione di Bernal

Bernal non è riuscito a difendere il titolo conquistato nel 2019. È vero, ha avuto questo mal di schiena che ha condizionato il rendimento e la stessa preparazione, fino a peggiorare la sua condizione con un forte dolore al ginocchio. Ma come ha preparato questo Tour Bernal? C'era il covid ok, ma il colombiano ha fatto tantissimi km tra la fine dell'inverno e la primavera in Colombia. 200, anche 250 km al giorno durante i diversi mesi del lockdown. Il risultato? Essere arrivato stanco e acciaccato nel momento clou, quando la stagione ripartiva. Non proprio il massimo. Oltre a questo, aveva dato le giuste rassicurazioni al team che poteva farcela, perché il problema alla schiena se lo portava dietro già dal Giro del Delfinato... La Ineos ha così costruito una squadra solo per lui, lasciando a casa Froome e Geraint Thomas. Col senno di poi, una scelta pesantissima, visto quanto fatto dal gallese durante la Tirreno-Adriatico.
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Giornata no per Bernal: il vincitore del Tour 2019 si stacca con i velocisti

Voto 2... Alle volate di Elia Viviani e al filosofo Martin

Prima da World Tour per la Cofidis che in questa stagione aveva grandi propositi. Intanto aveva ingaggiato il campione europeo e sperava di fare una grande classifica con Guillaume Martin. Nessuno dei due obiettivi però è stato raggiunto: Viviani ha collezionato qualche piazzamento in volata, ma in alcune tappe non è neanche riuscito a fare gli sprint. Martin, dopo una buona prima settimana, è crollato in maniera verticale finendo a 16'58'' da Pogacar. È 11°, meglio del 12° posto dello scorso, ma ci si aspettava qualcosa di più. Tornando sul tema Viviani, le colpe sono anche del corridore ma molte sono da attribuire allo stesso team. Non si è capita la scelta di non convocare Fabio Sabatini, l'ultimo uomo storico di Viviani, e non c'è mai stata chiarezza. Chi tira le volate? Consonni o Laporte? Chi fa le volate? Laporte o Viviani? E in questo clima di confusione generale, questo è stato il risultato. Anche qui speriamo di vedere qualcosa di più al Giro.
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Vince ancora Sam Bennett! Viviani è 5°: rivivi l'ultima volata del Tour

Voto 1... Alla batosta di Miguel Ángel López. Che botta tra crono e poco coraggio

Può essere negativo il Tour di uno che ha vinto la tappa regina? Sì se ti chiami Miguel Ángel López e dai, di nuovo, la prova di non poter vincere un Grande Giro. Il colombiano rischia di diventare "Quintana 2 la vendetta”, con poco coraggio negli scatti e una competitività a crono pari a zero. López era stato bravissimo sul Col de la Loze andandosi a prendere quella salita in barba a Roglic e Pogacar, ma poi si è accontentato di quel timbro. Ha vinto una tappa, era terzo classifica. Un podio al Tour fa curriculum. Peccato che alla cronoscalata di La Planche des Belles Filles ha perso 6'17'' da Pogacar: 6 minuti e 17''. Fosse solo quello, ha perso il podio perché rimontato da Porte. Fosse solo quello, ha perso ben tre posizioni con il colombiano che ha poi chiuso 6° venendo scavalcato anche da Mikel Landa e Enric Mas. Un disastro totale.
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L'attacco di Miguel Angel Lopez a 3 km dal traguardo: Magrini impazzisce

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Lopez, che spavento! Cade in curva e finisce contro un cartello stradale

Voto 0... Alla carovana pubblicitaria di Nizza

E non potrebbe essere altrimenti. Ok la pioggia e le condizioni del manto stradale, ma la carovana pubblicitaria - durante la prima tappa - si è persa una sorta di schiuma che ha reso ancora più instabili le strade del Tour, causando cadute a ripetizione. Si sono contante più di 100 cadute durante quella tappa e molti corridori avevano già cancellato le loro ambizioni al 29 agosto (Pinot, Gaudu e Sivakov su tutti). Non è tollerabile in una competizione così importante come il Tour.
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