Il pagellone dei Mondiali di Saalbach 2025: Brignone stellare, Svizzera padrona anche con meno Odermatt, Vonn rivedibile

MONDIALI SCI ALPINO - Cala il sipario sulla rassegna iridata di Saalbach, che consacra nuovi campioni ma anche stelle "evergreen". Come la tigre valdostana, che a 34 anni si ritaglia uno spazio sempre più importante nella storia dello sci azzurro. Dominio totale della Svizzera tra gli uomini nonostante Odermatt conquisti "solo" un oro. Shiffrin fa più di quel che può, rimandato il ritorno di Vonn.

Brignone con la medaglia d'oro: "Mi sono goduta la giornata. Voto? 9 e mezzo..."

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Due settimane di intenso spettacolo e ricche di emozioni a Saalbach, ma anche la 48ª edizione dei Mondiali di sci alpino vede calare il sipario. È dunque giunto il momento di dare i voti per capire meglio che Mondiale abbiamo vissuto sulle nevi austriache, ma soprattutto quali protagonisti sono emersi in positivo e chi in negativo. L'Italia non è riuscita a eguagliare il bottino dell'edizione precedente per numero di medaglie, ma ha pareggiato il conteggio degli ori chiudendo al terzo posto del medagliere dietro alla fortissima Svizzera e ai padroni di casa dell'Austria. Degli undici titoli messi in palio, accanto alle imprese delle principali stelle del circo bianco non sono mancate numerose sorprese come in ogni edizione che si rispetti, e alla fine questi Mondiali di sci alpino 2025 lasciano in dote numerosi temi d'interesse. Andiamoli a snocciolare uno a uno attraverso il consueto pagellone.
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Brignone Oro in gigante: la reazione di mamma Ninna è da brividi

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Voto 10 alla Svizzera maschile

Dominato in lungo e in largo il medagliere, lasciando quasi solo le briciole tra gli uomini per mezzo di una prestazione corale con pochi precedenti. Al maschile quattro ori su cinque eventi e otto atleti diversi a spartirsi le nove medaglie conquistate. È mancato il titolo solo in gigante - dove però ha occupato i restanti gradini del podio - riscattato prontamente il giorno dopo dalle donne con la doppietta nello slalom, dove le elvetiche non salivano sul tetto del mondo dal 1991, l’ultima volta che i Mondiali si disputarono proprio qui a Saalbach. 
Lo squadrone rossocrociato si presentava con chance per l’oro praticamente in tutte le gare: rispettare le enormi aspettative non era affatto semplice nel loro caso. Marco Odermatt ha dato l’esempio, tutti gli altri hanno risposto presente anche quando è "mancato" il loro capitano (ci torneremo su questo aspetto). Fotografia di questo Mondiale la tripletta nella combinata "a coppie" maschile. Loic Meillard il più decorato di tutti a Saalbach, unico a conquistare tre medaglie di cui due del metallo più pregiato; stesso numero di ori per il futuro della velocità Franjo Von Allmen, dove non va dimenticato anche l’apporto di Alexis Monney. Il trionfo più sorprendente, più che altro per la numerosità dei pretendenti all’oro, è arrivato nello slalom maschile, dove appunto Meillard ha infranto un tabù lungo 75 anni mettendo la ciliegina finale sulla torta. 
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Meillard fenomenale, Svizzera d'oro anche in slalom maschile

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Il futuro è tutto dalla loro parte, perché come ricordato dal telecronista di Eurosport Zoran Filicic, a eccezione di Thomas Tumler argento in gigante tutti gli altri saliti sul podio nelle gare individuali hanno età compresa tra 23 e 28 anni. E il prossimo appuntamento iridato è a casa loro, nel 2027 a Crans-Montana.
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La discesa perfetta di Von Allmen vale l'oro mondiale: riguardalo

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Voto 9,5 a Federica Brignone, autentica leggenda italiana

Nelle gare in cui partiva con reali speranze da medaglia, ha sempre sfoderato prestazioni oltre la perfezione. Tra le atlete copertina di Saalbach, a 34 anni e mezzo trascina quasi da sola l’Italia ai Mondiali 2025 con un supersonico argento in Super G e l’oro "per dispersione" nel prediletto gigante, - e quasi certamente su qualunque altra pista diversa dalla "Ulli Maier" avrebbe centrato un’altra pesantissima medaglia in discesa - confermandosi sempre più certezza nelle gare di peso maggiore e salendo sempre più ai vertici della storia dello sci azzurro. Perché tra le eccellenze sportive che il Bel Paese può coccolarsi, per troppo tempo il pubblico italiano ha trascurato la Tigre di La Salle, che nella sua seconda giovinezza si sta riprendendo tutto con gli interessi: sulle nevi iridate austriache, dove nessuna azzurra era mai riuscita a laurearsi campionessa del mondo in passato, diventa la sciatrice italiana più premiata nei grandi eventi (otto medaglie tra Mondiali e Olimpiadi) e in più specialità diverse. Al termine di questa edizione il suo nome finalmente verrà accostato senza pensarci più due volte a quelli di Deborah Compagnoni, Isolde Kostner o persino la compagna-rivale Sofia Goggia tra le icone di questo sport. Se l’Italia (a cui diamo un 7 pieno come voto complessivo) ha chiuso terza nel medagliere ai Mondiali di Saalbach, gran parte del merito va a lei.
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CapolavORO di Brignone: regina mondiale in gigante, riguardala

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Voto 9 al Mondiale delle prime volte: da Breezy Johnson a Camille Rast

In una stagione caratterizzata dalle numerose prime vittorie in carriera, anche i Mondiali non sono stati da meno, permettendo di far conoscere a un pubblico più ampio nuovi volti e fantastiche storie (non è sempre un male se a vincere non sono gli stessi). Ben sei atleti hanno conquistato il loro primo oro iridato, spesso coinciso anche con la prima medaglia. La 29enne statunitense Breezy Johnson per esempio ha saputo sfruttare nel migliore dei modi la propria occasione su una pista cucita su misura, prendendosi un posto in copertina dopo due anni e mezzo tribolati che l’avevano fatta sparire dai radar quando stava raggiungendo il picco della carriera. Consacrazione definitiva per le nuove rivelazioni Franjo Von Allmen nella velocità e Camille Rast nelle prove tecniche, campioni del mondo rispettivamente in discesa maschile e slalom femminile. Nella sua Austria si è assistito alla fiaba del "brutto anatroccolo" Raphael Haaser, dal rischio di non qualificarsi per il Mondiale di casa all’inaspettato oro in gigante unito all’argento in Super G rivendicando l’infortunio della sorella Ricarda, oltre all’agognato titolo di Stephanie Venier a 31 anni in Super G femminile (ma sulla nazionale austriaca ci soffermeremo subito dopo). Infine i primi successi iridati di una carriera stellare anche per il già citato Meillard, autentico professore di questo sport. 
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La redenzione di Breezy Johnson: scende con l'1 ed è oro in discesa

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Non solo ori, a Saalbach meritano una menzione speciale persino alcune prime storiche medaglie, come quella che Alice Robinson regala alla Nuova Zelanda in gigante femminile. In un’edizione in cui ce n’è per tutte le età: dall’esplosione definitiva della frizzante classe 2002 statunitense Lauren Macuga (bronzo in supergigante), alla prima volta sul podio mondiale di Thomas Tumler dopo che sempre a 35 anni aveva festeggiato la sua prima vittoria in Coppa del Mondo. Prima medaglia iridata della carriera anche per Linus Strasser, che col bronzo in slalom alla sua sesta partecipazione salva in extremis la spedizione della Germania.
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Macuga sorprende tutte: Usa comandano la Combinata. Guarda la prova

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Voto 8,5 all’Austria padrona di casa

Il fu Wunderteam si presentava alla rassegna di casa con numerose incognite, guardando ai risultati della prima parte di stagione, e quello zero alla casella degli ori nella precedente edizione da cancellare. A quest’ultimo obiettivo ci ha pensato subito Stephanie Venier alla prima gara individuale della rassegna, sfoggiando la prestazione della carriera nel Super G femminile, l’unica capace di domare la tigre Brignone nelle gare in cui l’azzurra poteva giocarsi per davvero il titolo. A seguire la settimana successiva il pubblico di casa è esploso per la favola d’oro di Raphael Haaser in gigante. Sono loro i mattatori quasi a sorpresa della spedizione austriaca sulle nevi salisburghesi, entrambi con due medaglie a testa. Ma più in generale i padroni di casa timbrano un posto sul podio in 7 delle 11 gare, grazie al riscatto di esperti del gruppo come il vecchio leone Vincent Kriechmayr, Mirjam Puchner e Katharina Liensberger. Non vanno poi dimenticati i quarti posti dello stesso Kriechmayr in Super G, Cornelia Hütter in discesa e Manuel Feller nello slalom finale. Per quelle che erano le premesse della vigilia, il bilancio finale va abbondantemente oltre l’asticella delle più rosee aspettative. 
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La favola di Haaser fa esplodere il pubblico di Saalbach

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Voto 8 al magico oro dell’Italia nel Team Parallel

Parlavamo di prime volte. E allora non si può dimenticare lo strepitoso quanto inatteso oro dell’Italia nel parallelo a squadre con cui si è aperta la rassegna di Saalbach. Alex Vinatzer, Filippo Della Vite, Lara Della Mea e la 18enne Giorgia Collomb (all’esordio assoluto in un grande evento, voto 7) autori di una magnifica cavalcata culminata con il primo trionfo azzurro in questa specialità, tutti importanti in egual modo nella conquista del titolo. Pur trattandosi di un evento che non rientra più nel format olimpico, l’Italia ha scoperto un valido quartetto dotato di grande talento che può regalare in futuro grandi soddisfazioni anche individualmente nelle specialità tecniche, nelle quali il movimento azzurro latita da diverso tempo. D’altronde stiamo parlando di atleti nati tra il 1999 e il 2006 con ancora tanto potenziale nascosto.
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ITALIA ORO NEL TEAM EVENT! Riguarda l'intera finale

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Voto 7,5 al debutto della combinata a squadre

La grande novità dei Mondiali di sci alpino era attesa al primo banco di prova a un anno dal suo inserimento nel programma olimpico di Milano Cortina 2026. Per quanto sia distaccato dalla concezione di combinata che gli appassionati di questo sport di lunga data erano abituati a conoscere, trasformandosi più in una sorta di staffetta a coppie composta da un discesista e uno slalomista, il nuovo format di gara della Team Combined è stato particolarmente apprezzato a Saalbach: porta freschezza, diverte gli atleti che hanno risposto partecipando in gran numero e offre pathos al pubblico. Finalmente un esperimento che può funzionare e provare a "svecchiare" questa disciplina, dopo il fallimento del parallelo.
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Apoteosi Svizzera nella Combinata a squadre: il podio è tutto rossocrociato

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Voto 7 a Shiffrin, che timbra comunque l’oro anche in questi Mondiali

Un gran Mondiale per il Team USA femminile (meritano un bel 9 di squadra), ancor di più tenendo conto che la loro regina si è presentata all’appuntamento lontana dalla miglior condizione. La rassegna iridata di Mikaela Shiffrin merita un capitolo a parte: vittima di una brutta caduta in gara lo scorso novembre che le ha provocato una perforazione all’addome con conseguenti complicazioni, Her Majesty arrivava ai Mondiali di Saalbach con una sola gara nelle gambe la settimana precedente, in cui si era capito quanto necessitasse di più tempo per ritornare al massimo splendore. All’ultimo istante ha dovuto cambiare i piani, rendendosi conto di non essere ancora mentalmente pronta per tornare in gigante e focalizzandosi solo sui pali stretti. Ha colto l’opportunità della combinata a squadre come allenamento per lo slalom iridato, finendo per centrare l’oro in rimonta pur sciando al 60-70%. Risultato che le ha permesso di eguagliare il primato di medaglie mondiali, prima a raggiungere la leggendaria Christl Cranz a novant’anni di distanza. Non è arrivata purtroppo la medaglia in slalom per la settima edizione consecutiva, ma anche in questo Mondiale il suo nome nell'albo c'è. Tutt’altro che scontato per come si erano complicate le cose alla vigilia.
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Shiffrin: "Ho affrontato delle sfide difficili, voglio tornare sul podio in Coppa"

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Voto 7 alla grinta di Dominik Paris

Non è arrivata la medaglia (anzi, il conto in sospeso con i quarti posti lievita ulteriormente) ma Domme ci ha provato in tutti i modi. L’ha mancata per 16 centesimi in supergigante e poi quarto in discesa sfiorandola per 14 centesimi. All’ultima occasione nella combinata a squadre il 36enne altoatesino ci ha messo tutto sé stesso, portando l’Italia sul podio provvisorio dopo la prima manche grazie alla sua migliore prestazione sulla "Schneekristall", prima che l’inforcata di Alex Vinatzer mandasse all’aria le ultime speranze. In un’edizione senza podi per il settore azzurro, merita di essere premiata la garra mostrata in pista da Paris per tutta la prima settimana e mezzo. 
Oltre a lui, buoni segnali in campo maschile anche per il polivalente classe 2001 Giovanni Franzoni (voto 7 anche per lui), sul tempo dei migliori prima di uscire in Super G e in top20 in gigante. Bocciatura pesante invece per un altro velocista italiano molto atteso al grande appuntamento, Mattia Casse (voto 4,5). 
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Paris quarto e arrabbiato per un errore sulla traversa: rivivilo

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Voto 6,5 all’esordio iridato di Lara Colturi 

L’abbiamo detto, quello di Saalbach è stato il Mondiale dei nuovi volti, tra cui tanti giovani che stanno spingendo verso un prepotente ricambio generazionale. Due anni fa Lara Colturi aveva già mosso i primi passi tra le grandi, ma non poté partecipare causa rottura del crociato pochi giorni prima delle sue gare. La piemontese figlia d’arte che gareggia sotto i colori dell’Albania si è presentata al grande appuntamento in Austria dopo aver centrato i primi podi in Coppa del Mondo nelle specialità tecniche a 18 anni, ma debilitata da un forte malanno. Al suo vero e proprio debutto ai Mondiali ha comunque centrato un 7° posto storico per il suo Paese rappresentante nel gigante donne. Non si è ripetuta in slalom, ma la classe 2006 può portarsi a casa una buona esperienza da aggiungere al proprio bagaglio dal potenziale infinito.
Tra i talenti della nuova generazione che hanno cercato di farsi spazio in questa edizione, una nota di merito va anche alla tedesca classe 2003 Emma Aicher (voto 7), unica a prendere parte a tutte e quattro le prove individuali sfiorando il colpaccio in discesa e andando a un passo dalla medaglia nella combinata a squadre.
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Lara Colturi: "Sto sciando bene in gigante e slalom ma non mi creo stress"

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Voto 6 al Mondiale di Marco Odermatt post-oro in Super G

Difficile dare un giudizio complessivo a una delle star più attese di questo Mondiale. Dopo aver dipinto un’altra delle sue gemme laureandosi subito campione in Super G alla sua prima uscita a Saalbach, il fenomeno elvetico leader della classifica generale maschile sembrava destinato a vivere due settimane da protagonista indiscusso. Invece è rimasta l’unica medaglia conquistata in tutta la rassegna, mancando persino l’appuntamento col podio nelle altre due gare in cui difendeva il titolo. Ha finito per subire in primis la concorrenza interna dello squadrone rossocrociato, di cui abbiamo già speso grandi parole, ma in generale né in discesa né in gigante ha fatto saltare il pubblico dal divano e dai seggiolini delle tribune come ci ha abituato di solito. Come se dopo quello spaziale oro in supergigante fosse tornato umano. Capita, specialmente in un’edizione così "equilibrata" dal punto di vista della distribuzione degli ori nelle gare individuali dove, per le leggi della matematica, ad avere la peggio sono i più forti. Quello di Odermatt resta comunque un Mondiale abbondantemente sopra la sufficienza che gli abbiamo dato, campione del mondo per la terza volta in tre specialità diverse e sempre nelle prime cinque posizioni a tutte le gare a cui ha preso parte.
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Capolavoro di Odermatt, lo svizzero domina il Super G! Rivedi la prova perfetta

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Voto 6* al ritorno di Lindsey Vonn

Non è stato il Mondiale dei grandi ritorni, tema che ha aleggiato nel circo bianco per tutto l’inizio di stagione. Marcel Hirscher ha assistito al grande evento in tribuna dopo il serio infortunio al ginocchio, Lucas Pinheiro Braathen non è riuscito a portare la prima storica medaglia al Brasile (sufficienza "politica" anche per lui, giustificato dall'attacco influenzale che l’ha colpito proprio nella seconda settimana di gare). E poi c’è Lindsey Vonn che a 40 anni ha provato a rimettersi in gioco, con discrete attenzioni sul suo conto dopo gli entusiasmanti risultati alle prime gare dal ritorno in Coppa del Mondo. Se credeva davvero di puntare a una medaglia come aveva lasciato intuire in conferenza pre-Mondiali, allora la regina della velocità statunitense ne esce bruscamente ridimensionata. Ma rimaniamo col beneficio del dubbio riflettendo se sarebbe potuta andare diversamente senza il raffreddore che l’ha colpita nei primissimi giorni del Mondiale e quella botta al palo col braccio nel primo Super G (fino a quel momento poteva giocarsi un piazzamento nelle prime cinque, ma ancora troppo poco per giudicarla) che probabilmente l’ha frenata nelle successive gare. Resta il fatto che essere tornata a gareggiare dopo l’operazione al ginocchio rappresenta già un’impresa per la stellare classe 1984 statunitense. Peccato che l’ultimo ricordo del suo Mondiale resti la frecciatina sugli accoppiamenti nella combinata a squadre, condita da una prestazione mediocre. Rimandata a Milano Cortina 2026?
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Vonn prende la porta in pieno: gran botta al braccio, era veloce

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Voto 5,5 a Sofia Goggia

Che Mondiale incredibile dell’Italia avremmo raccontato se non fosse mancato il contributo dell’altra colonna della forte squadra azzurra! La 32enne bergamasca se ne va da Saalbach a mani vuote, il quinto posto a sei centesimi dalla medaglia in Super G come miglior risultato non è abbastanza per soddisfarla. Sul suo conto vanno però tenuti in considerazione numerosi alibi che alleggeriscono l’insufficienza: una pista molto atipica nelle gare veloci e indigesta a quasi tutte le italiane, a cui ci aggiungiamo anche la caduta nella prova cronometrata alla vigilia della discesa, il tutto in una stagione particolare per la campionessa olimpica 2018, che in questa annata rientra da un infortunio talmente grave da averle fatto meditare l’ipotesi del ritiro. Rimpianti anche in gigante dove è uscita in prima manche insieme a Marta Bassino (voto 4 per una delle peggiori azzurre nella spedizione iridata salisburghese, che necessita al più presto di una terapia "alla Vittozzi"). Ma rimane la speranza più grande di poter ancora inseguire quell’unico trionfo che ancora le manca nella prossima edizione, a Crans-Montana 2027: una sede che strizza l’occhio alla sciatrice bergamasca. La sua compagna-rivale Federica Brignone ha dimostrato che a quell’età si può.
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Spavento per Goggia: cade su un salto, ma si rialza e arriva al traguardo

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Voto 5 all’ultimo Mondiale di Lara Gut-Behrami

La fuoriclasse ticinese tra le principali delusioni di questa edizione, consapevole da subito che si sarebbe trattato del suo ultimo Mondiale, come da lei dichiarato. Da medaglia in almeno tre specialità individuali, resta lontana dal podio in Super G, esce in discesa e infine in gigante accusa oltre due secondi e mezzo di distacco da Brignone. Arriva comunque il nono podio iridato in carriera, ma i meriti dell’argento nella combinata a squadre vanno principalmente alla gran rimonta della compagna Wendy Holdener in slalom, dopo che Gut-Behrami aveva rischiato di mandare in fumo anche questa chance a metà gara. 
Bocciate anche altre due "signore dello sci" come la svedese Sara Hector - ancora nessuna medaglia iridata nelle prove individuali a fare da contraltare al bronzo nel Team Parallel - e la tedesca Lena Dürr che butta via una papabile medaglia per la Germania in Team Combined e non difende il bronzo in slalom già dalla prima manche. Oltre alla stellina classe 2004 croata Zrinka Ljutic, che dopo essere definitivamente sbocciata in slalom con tre vittorie nell’ultimo mese e mezzo cede alla pressione del grande appuntamento. Si rifarà.
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Lara Gut-Behrami in esclusiva: "Ho capito che è importante andare oltre al risultato"

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Voto 4 alla seconda settimana di Vinatzer

Dopo aver portato l’Italia sul tetto del mondo nel parallelo a squadre al primo giorno di gare, pareva lanciato verso un’edizione da favola, invece resta l’unico barlume in tutta la durata dell’evento. Dominik Paris gli aveva servito sul piatto la possibilità di replicare con l'inedita combinata a squadre, ma ha inforcato mandando all’aria la più ghiotta possibilità di medaglia per il settore azzurro maschile. Nel gigante in cui si presentava da possibile outsider non trova mai ritmo (lotta e ci prova invece il suo compagno di squadra De Aliprandini, voto 6,5), così come nello slalom dove era chiamato a difendere il bronzo di due anni prima finendo addirittura fuori in seconda manche (solo il classe 1989 Stefano Gross, anche per lui 6,5, salva l’Italia da una figuraccia tra i pali stretti). I Mondiali di Saalbach 2025 come perfetta rappresentazione della sua prima parte di carriera: quando sembra aver trovato la quadra, nuove ombre tornano a offuscarlo. Può comunque consolarsi con il primo oro della carriera.
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Vinatzer: "Deluso da me, soprattutto per la prima manche"

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Voto 3 alla pista "Ulli Maier"

L’unica macchia su un Mondiale di sci alpino organizzato e gestito alla perfezione è per il tracciato che ha ospitato le gare di velocità femminili (oltre agli slalom, che fanno storia a parte), troppo semplice rispetto a quelli in cui solitamente gareggia il circo bianco in rosa. Un disegno quasi privo di tratti tecnici in discesa che ha finito per mostrare valori in campo totalmente diversi rispetto a quelli visti nei mesi precedenti in Coppa del Mondo, rivelandosi inadeguato per una discesa iridata, al di là del risultato delle azzurre. Nemmeno le atlete l’hanno apprezzata (Brignone ad esempio l’ha definita più una pista "da skicross"), rischiando in futuro di finire inutilizzata. Per la sua facilità e i lunghi tratti in scorrevolezza sarebbe il tracciato ideale per ospitare uno speed opening, ma l’altitudine e il cambiamento climatico rendono impossibile inserirla in calendario a novembre.
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Federica Brignone: "È stata più una prova di ski cross che di discesa"

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Voto 2 alla gestione di Clement Noel, che lascia la Francia a bocca asciutta

Forte di quattro vittorie su nove slalom stagionali, Clement Noel rappresentava la più importante carta da medaglia di una Francia arrivata incerottata a Saalbach, orfana di Cyprien Sarrazin e Alexis Pinturault tra gli altri. Il campione olimpico tra i pali stretti sembrava proiettato verso l’oro nell’ultimo giorno di gare, leader della prima manche dopo una convincente prova col pettorale numero 1 che i diretti rivali non hanno saputo replicare. Ma nella decisiva run riaffiorano i vizi del passato: scende con troppo timore per la posta in palio e inforca, lasciando la nazionale transalpina fuori dal medagliere per la prima volta nelle ultime dieci edizioni dei Mondiali di sci alpino.
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Noel inforca, Meillard non ci crede: oro all'elvetico, francese in lacrime

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Infine 0… come gli ori della Norvegia e le medaglie del Canada

Chiudiamo il pagellone non con un voto, ma più che altro un paio di considerazioni statistiche che tuttavia non rendono onore a due nazioni che si presentavano all’appuntamento iridato con determinate ambizioni. Ai norge va quasi tutto al contrario di come si erano immaginati: senza Kilde l’attenzione era tutta focalizzata sulle gare tecniche al maschile, schierando una prima linea di assoluto livello da Henrik Kristoffersen a Timon Haugan, finendo però per raccogliere solo un argento in slalom con Atle Lie McGrath e dover ringraziare Adrian Smiseth Sejersted per il terzo posto a sorpresa in supergigante nella prima settimana. Insieme all’altro bronzo di Kajsa Lie, la Norvegia raccoglie un bottino di tre medaglie senza però conquistare quella del metallo più pregiato: non capitava dal 2017. 
Il Canada invece era reduce da due sorprendenti ori nella precedente edizione, ma Saalbach è maledetta per la selezione nordamericana: James Crawford impalpabile nella velocità, Laurence St-Germain reduce da un periodo travagliato a livello fisico, inoltre una valida speranza di medaglia come Cameron Alexander si fa male nelle prove cronometrate. Dall’exploit di Courcevel/Meirbel 2023 ai soli decimi posti di Jeffrey Read in Super G maschile e della giovane Britt Richardson in gigante da salvare.
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Pesca a strascico in pista: Steudle si porta via una rete

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