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Europei 2023 - Italia-Polonia, in palio c'è l'oro: punti di forza e debolezze dei nostri avversari

Marco Arcari

Aggiornato 16/09/2023 alle 13:59 GMT+2

PALLAVOLO, EUROPEI 2023 (M) - Italia e Polonia si sfideranno sabato 16 settembre 2023, dalle ore 21:00 sul gerflor del Palazzo dello Sport di Roma, per la finale 1°/2° posto. Analizziamo nel dettaglio questa sfida, attraverso percorsi, punti di forza e di debolezza, giocatori chiave e confronti diretti tra queste due stupende nazionali, allenate da Fefè De Giorgi e Nikola Grbic.

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Ancora finale con in palio una medaglia d'oro. Di nuovo sfida tra Italia e Polonia. Come già successo ai Mondiali 2022, queste due nazionali si ritroveranno sabato 16 settembre 2023, dalle ore 21:00 sul gerflor del Palazzo dello Sport di Roma, per contendersi il titolo agli Europei maschili 2023. In quella che sembra essere ormai diventata la classica del volley mondiale contemporaneo, potremo assistere a due collettivi fenomenali, costruiti su individualità atleticamente debordanti o tecnicamente sopraffine e gestiti da due veri e propri maghi della panchina.
Entrambi ex palleggiatori, ambedue con carriere stellari da giocatori alle spalle, Fefè De Giorgi e Nikola Grbic sono infatti i CT di due formazioni che mostrano pochissimi punti deboli e praticamente infiniti punti di forza. Quasi tutti i bookmakers offrono le due nazionali alla stessa quota, il che può significare soltanto una cosa: estremo equilibrio atteso nella finale 1°/2° posto. Andiamo però a scoprire insieme il percorso finora compiuto da Italia e Polonia, i rispettivi fondamentali tecnici e i giocatori-chiave, che potrebbero risultare protagonisti.

Il cammino degli Azzurri

Otto partite giocate, altrettante vittorie e soltanto 4 set lasciati agli avversari, peraltro in due partite, viste e considerate le vittorie al tie-break contro Germania e Paesi Bassi. Un percorso iniziato con qualche dolorosa rinuncia, come quella forzata a Simone Anzani - il quale però ha finalmente riottenuto l'idoneità per la pratica sportiva agonistica - ma proseguito in crescendo da un gruppo che fa della coesione il suo ormai evidente marchio di fabbrica. Una fase a gironi tutt'altro che agevole sulla carta, date le presenze di Germania e Serbia, affrontata però con la consapevolezza di avere il talento necessario a bissare l'impresa del 2021. Ecco allora i 3-0 rifilati, nell'ordine, a Belgio, Estonia, Serbia e Svizzera, prima della vittoria di carattere contro una Germania un po' rimaneggiata ma altrettanto spavalda e vivace: Pool A vinta così con 5 successi di fila e 14 punti. Negli ottavi di finale, la vittoria (3-0) sulla Macedonia del Nord ha confermato la tenuta mentale di questo gruppo, molto attento e preciso anche durante sfide contro avversarie decisamente abbordabili, mentre ai quarti è maturato il primo capolavoro. Paesi Bassi sulla carta sicuramente inferiori agli Azzurri, ma l'infortunio occorso a Roberto Russo rischiava di mescolare tutte le carte in tavola e rifilare un tiro mancino all'Italvolley. Ne è invece scaturita l'ennesima prova d'autore di una squadra tanto giovane quanto esperta, specie nel gestire questo tipo di partite. Bissata poi dal 3-0 rifilato alla Francia in semifinale, un trionfo che ribalta anche un bel po' la cabala sfavorevole nella storia recente dei confronti con la nazionale transalpina agli Europei e che certifica il ruolo di vertice mondiale, ormai stabile, dell'Italia.
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Il percorso della Polonia

Per ritornare a sedersi sul trono europeo, peraltro a distanza di ben quattordici anni, serviva ovviamente lanciare un messaggio fin dalla fase a gironi, cosa che la nazionale di coach Grbic ha effettivamente fatto. 5 vittorie, un solo set perso (contro i Paesi Bassi) e rotazioni del roster praticamente continue per tenere qualsiasi convocato in ritmo-gara, pronto a cambiare il volto di ognuna delle successive sfide. Tutto scontato, allora? Ovviamente no. Nella fase a eliminazione diretta, qualche ingranaggio dell'orologio polacco non ha infatti funzionato alla perfezione. Prima il set perso col Belgio negli ottavi di finale, al termine di un match con ben 26 errori tra battuta e attacco. Poi la maratona contro la Serbia, conclusasi sempre con una vittoria per 3-1 ma con grandi rimpianti per la nazionale capitanata da Uros Kovacevic, che avrebbe potuto strappare il provvisorio 2-1 con un po' più di attenzione generalizzata. Infine la prestazione un po' altalenante contro la Slovenia in semifinale, sfida però vinta da uno straripante Leon e utile a porre fine a una sorta di maledizione: nel 2019 e nel 2021 la Slovenia aveva infatti estromesso la Polonia dalla corsa all'oro, rifilandole un doppio 3-1 che brucia ancora tantissimo nell'orgoglio di chi è nato e vive sulle rive della Vistola. In definitiva, otto vittorie di fila e soltanto quattro set persi, proprio come l'Italvolley, ma pure la sensazione di una squadra ancora alla ricerca del suo assetto migliore e finora incapace di indossare l'abito più elegante per ogni occasione.
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Squadre a confronto: punti di forza e di debolezza

Si farebbe indubbiamente prima ad analizzare soltanto quelli di debolezza, visto che i punti di forza sono pressoché infiniti. La Polonia è una squadra contro cui l'Italia si "accoppia" abbastanza bene; le popolazioni anglofone userebbero il termine matchup, particolarmente in voga da anni nella pallacanestro per indicare un confronto diretto tra due cestisti nell'economia delle scelte difensive e offensive delle rispettive squadre. La nazionale di coach Grbic potrebbe però pure trasformarsi nell'avversaria potenzialmente più ostica per gli Azzurri, specie se dovesse riuscire a trovare ottimi turni in battuta e serate di grazia dei suoi centrali. Non è infatti un mistero che, nel roster polacco, i giocatori incapaci di andare sopra i 120 km/h col servizio si contino sulle dita di una mano e, al netto di tutto ciò, le loro salto-float o salto top-spin restano comunque tremendamente insidiose. Al centro della rete, la coppia formata da Norbert Huber e Jakub Kochanowski rappresenta poi un pericolo costante. Entrambi giocatori dotati di braccio potentissimo ed elevata capacità di anticipare il colpo in 1° tempo, ma in possesso pure di un piano di rimbalzo granitico a muro e di una battuta davvero ficcante. L'assenza per infortunio di Mateusz Bieniek, giocatore devastante ma che ricordiamo con immenso affetto poiché il suo errore in battuta sul match-point del 4° set diede avvio alla festa Azzurra ai Mondiali 2022, sembrava poter privare la Polonia di un punto di riferimento, ma così non è stato.
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Se al centro della rete la Polonia sembra avere qualcosa in più degli Azzurri, stante anche la precaria condizione fisica di Russo, al palleggio la bilancia pende ovviamente a favore dell'Italia, sebbene non così tanto come si potrebbe pensare a prima vista. Simone Giannelli è, da almeno due anni, il giocatore più determinante (non forte, si noti bene) del pianeta Terra, ma Marcin Janusz è pallavolista sottovalutatissimo. Alzatore molto solido e preciso, quasi mai carente d'inventiva e anzi a tratti spettacolare, non avrà la struttura fisica propria di Giannelli ma quanto a educazione delle mani non è secondo poi a tanti pari-ruolo a livello mondiale. In aggiunta, Janusz può vantare un'affinata conoscenza reciproca con diversi compagni di nazionale che, insieme a lui, costituiscono l'ossatura pure dello ZAKSA Kedzierzyn-Kozle, club polacco che ha vinto le ultime tre edizioni consecutive della CEV Champions League. La possibilità di "giocare a memoria", inserendo nell'economia della squadra un atleta debordante quale Wilfredo Leon, potrebbe risultare decisiva in una finale che si deciderà ovviamente sul filo dei dettagli, salvo improbabili (a oggi) débâcle di una o dell'altra nazionale. Attenzione però all'aspetto della ricezione e a quello della concentrazione. La scelta tattica di bersagliare Leon dai nove metri potrebbe pagare enormi dividendi - anche se il fenomeno in forza a Perugia è migliorato sensibilmente nel fondamentale - e mandare un po' in cortocircuito il gioco polacco. Grbic ha però pronto l'asso nella manica, che risponde ai nomi di Tomasz Fornal o Kamil Semeniuk: due giocatori meno debordanti a livello offensivo, ma più equilibrati complessivamente in ogni fondamentale.

I giocatori chiave

Avendo già anticipato di centrali e palleggiatori, impossibile non partire dai due giocatori più tecnici di questa finale: Daniele Lavia e Aleksander Sliwka. Lo schiacciatore calabrese è, a detta dello stesso De Giorgi, quanto di più simile si sia visto rispetto ai tempi di Lorenzo Bernardi, alias "Mister Secolo" per i più giovani che non lo sapessero. Un diamante purissimo, dotato di una varietà sterminata di colpi in attacco oltre che di enormi qualità nei fondamentali di seconda linea, quali difesa e ricezione. Sliwka tuttavia non gli è da meno, non soltanto perché da anni è giocatore-faro del già citato ZAKSA. Il pallavolista polacco è un autentico trasformista del gerflor, capace di indirizzare qualsiasi partita con giocate decisive, racchiuse in pochissimi rally, ma anche un agonista con pochi eguali. Restando nel reparto degli schiacciatori ricevitori, se di Leon si sa praticamente tutto, arcinoto è ormai pure il talento di Alessandro Michieletto. Un fenomeno generazionale, destinato a riscrivere le regole del ruolo poiché dotato di un'altezza incredibile (213 centimetri), combinata però con coordinazione e rapidità di movimenti degni di un ballerino di break-dance. Su un campo da pallavolo, Michieletto sa fare di tutto e lo fa tremendamente bene: situazione che, a soli ventuno anni lo ha portato a essere già tra i migliori giocatori del mondo. Duello nel duello sarà poi quello tra Fabio Balaso e Pawel Zatorski. La "macchina", come è da tempo soprannominato il libero Azzurro, vorrà proseguire nel suo moto perpetuo, volando alla Spiderman su qualsiasi pallone, ma dall'altra parte della rete c'è un super Zatorski, MVP dell'ultima Volleyball Nations League (1ª volta per un libero in questo torneo) e atleta nel pieno della sua maturazione, anche perché cinque anni più grande di Balaso.
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