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Champions, Europa League: difesa a tre che va (Atalanta, Roma), difesa a tre che non va (Inter)

Roberto Beccantini

Aggiornato 27/11/2020 alle 10:54 GMT+1

CHAMPIONS LEAGUE - Era la quarta tappa, ha forato solo l’Inter, a forte rischio bocciatura. Per il resto, fra Champions ed Europa League, cinque vittorie e un pari, con Juventus e Roma già qualificate, Lazio, Napoli e Milan quasi, Atalanta nella morsa di Liverpool e Ajax.

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Credit Foto Eurosport

Era la quarta tappa, ha forato solo l’Inter, a forte rischio bocciatura. Per il resto, fra Champions ed Europa League, cinque vittorie e un pari, con Juventus e Roma già qualificate, Lazio, Napoli e Milan quasi, Atalanta nella morsa di Liverpool e Ajax.

JUVENTUS 5

Un passo "indietrissimo", rispetto al primo tempo con il Cagliari. Può darsi che il tribolato e grigio 2-1 dello Stadium, al Ferencvaros, sia figlio del comodo 4-1 di Budapest. Certo, gli ottavi di Champions con due turni di anticipo non sono mancia banale. Pirlo immaginava un impatto arrembante: è stata, viceversa, una Madama pigra, molle, sazia. E svagata persino in Szczesny (ma non in De Ligt, per fortuna). L’hanno salvata le solite crocerossine, Cristiano & Morata. Due parole su capitan Dybala: è ancora indietro, terribilmente indietro, ma bene fa il tecnico a recuperarlo "dal vivo".

LAZIO 7

Fuori campo, fra liti e tamponi non c’è che l’imbarazzo del titolo. In campo, fra Immobile e Luis Aberto (proprio lui, il discolo) non c’è che l’imbarazzo delle coccole. La Lazio ha liquidato di slancio lo Zenit, e il 3-1 le va addirittura stretto. A Dortmund, modestamente, giocherà per il primo posto. Inzaghino ha restaurato fior di titolari e il motore canta che è un piacere, da Parolo a Lucas Leiva. L’arcobaleno di Immobile è un manifesto del calcio: per l’azione, per la scelta balistica. L’errore di Acerbi sul gol di Dzyuba mi ha ricordato uno stop sbagliato di Liedholm: così «strano» che tutto San Siro applaudì.

INTER 4

Ci è cascata un’altra volta, senza se e senza ma. Il Real era privo di Sergio Ramos e Benzema, i suoi totem, Conte gli ha "regalato" la consueta difesa a tre e Vidal ha dato di fuori per un rigore non concesso, dopo che a Nacho invece l’avevano dato (e Hazard l’aveva trasformato). Espulso il cileno, fine della trasmissione. Continua a tradire il mercato - Vidal, Hakimi, non meno suicida che all’andata - continua a sentirsi tradito Eriksen, i cui spiccioli assomigliano sempre più alle staffette messicane di Rivera. Un’Inter monotona, prevedibile (anche in Lukaku). Serve un’impresa. E domani, col Sassuolo, occhio.

ATALANTA 8

D’accordo, Anfield deserto non è Anfield pieno ma per spiegare il trasloco dallo 0-5 di Bergamo a "questo" 2-0 il contesto non basta, urge il testo. Klopp ha centellinato i califfi, e per un tempo le idee del Gasp l’hanno ingessato. Non tutti i 3-4-1-2 sono uguali, evidentemente: quello di Conte non ha pagato, quello della Dea sì. Alla grande. Felice la mossa di Gomez e Ilicic liberi d’attacco, con Zapata in panca. Il Papu ha tracciato il solco, Ilicic (eccolo di nuovo) e Gosens hanno scavato le distanze. E De Roon, da buon olandese, diga tosta. Futuro non ancora in tasca, ma che notti, fra Goodison Park e Anfield.

MILAN 6

A San Siro, con Ibra, 0-3 e Lilla padrone. In Francia, senza, 1-1. E’ una lettura da bar sport, ma tant’è. Il vuoto di Zlatan è stato riempito da una prestazione dignitosa. Sia Galtier sia Bonera avevano effettuato congrue rotazioni. Si qualificheranno entrambi. L’equilibrio l’aveva spaccato Castillejo, servito da Rebic. Bamba ha poi timbrato la pratica. Il turco Yazici è precipitato dalla tripletta del Meazza al cambio in corsa: sic transit gloria mundi. Tonali e Bennacer, più di un dondolante Calhanoglu, hanno cercato di animare il centrocampo. In zona tiro, fatali le esitazioni di Hauge.

NAPOLI 6

Nel nome di Diego, con quella distesa di "dieci" che sembrava una messa, più che un minuto di silenzio. E, quindi, il Rijeka: 2-0, scivolata-harakiri di Anastasio su Politano e, dopo il turnover del turnover di Gattuso, Lozano. Con Insigne, entrato anch’egli, due volte vicino al gol: quanto ci teneva! Lo 0-0 fra AZ e Real Sociedad consegna il primato al Napoli, che veniva da tre sconfitte casalinghe (AZ, Sassuolo, Milan): un cerottino non guasta mai. Bisognava vincere, si è vinto. E se le parate di Meret invitano a non dormire, lo spunto con cui Zielinski ha spalancato la porta a Politano potrebbe rappresentare la sveglia.

ROMA 6,5

Un autogol e un rigore, Fonseca passa in Romania e si fionda nei sedicesimi. Lo strappo lo firma Veretout, inserito nella ripresa. Provoca la carambola di Debeljuh e trasforma dal dischetto. Aveva sostituito Pellegrini. Molte riserve, pilota automatico, tanta noia e modiche turbolenze. Da notare, piuttosto, l’ennesima partita senza reti subìte (la quinta nelle ultime sei: modulo a tre ci cova?); il ritorno di Dzeko; e il debutto assoluto di Filippo Tripi, mezzo centrale e mezzo mediano, classe 2002. Sotterrato di "manita" all’Olimpico, il Cluj non ha avuto la forza di medicare almeno l’orgoglio. Troppa differenza.
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