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Aru e Lampre sugli scudi, Movistar così così: da 0 a 10, il pagellone della Vuelta 2015

Luca Stamerra

Aggiornato 15/09/2015 alle 12:40 GMT+2

Tornati da Madrid, dopo aver visto il podio di Fabio Aru, assegnamo i voti per la nostra pagella finale. Gli italiani brillano, l'organizzazione di corsa no vista la neutralizzazione della cronosquadre inziale e le molteplici cadute e incidenti causate dalle moto ausiliarie.

Fabio Aru lors de la 20e étape

Credit Foto AFP

Andiamo alla scoperta dei migliori e dei peggiori della Vuelta 2015. Ovviamente facciamo i complimenti a Fabio Aru e alla Lampre e a tutti gli italiani che hanno portato grandi risultati in questa tre settimane spagnola. Menzione speciale invece per Dumoulin, nonostante l'olandese - alla fine - abbia perso tutto. Qualche punto di domanda comunque resta, un'organizzazione da rivedere, un Rollad e un Meintjes che devono imparare a gestirsi e una Movistar che sbaglia ancora una volta la sua strategia.
Voto 10 e lode...al vincitore: Fabio ARU
Non si poteva dare un voto diverso al Cavaliere dei quattro Mori che porta a casa una Vuelta quasi insperata prima della partenza. Il corridore dell'Astana ha combattuto duramente contro tutti e tutto, considerando che nel finale dell'ultima settimana è caduto riportando diverse escoriazioni al gomito e c'era chi voleva una sua penalizzazione per il presunto lancio all'americana di Luis León Sánchez. Invece il sardo ce l'ha fatta ripescando quella maglia rossa che aveva perso a Quirós grazie ad una grande cronometro (il momento chiave per far fuori Purito) e grazie ad un'ottima strategia di squadra sul Puerto de la Morcuera per mettere fuori dai giochi Dumoulin.

Voto 10...all'Italia che torna protagonista
Ci siamo sempre lamentati in questi anni di un'Italia poco presente nel Mondo del ciclismo. Non è cambiato tanto visto che ci resta una sola squadra nel circuito World Tour, ma in questa Vuelta abbiamo visto l'affermazione di tanti bei talenti azzurri. Dal ritorno alla vittoria per Alessandro De Marchi al primo successo in un Grande Giro per Kristian Sbaragli che dal canto suo si è permesso di battere uno come Degenkolb. Dai fantastici gregari come Montaguti (per Pozzovivo), Cataldo, Rosa e Vanotti (per Aru), Visconti (per Quintana e Valverde) alla straordinaria affermazione di Fabio Aru. Il tutto, senza dimenticare i piazzamenti di Pozzovivo e Brambilla nella top 15 della generale e la voglia di fare di Salvatore Puccio. Un ottimo segnale per la Nazionale di Cassani....
Voto 9...al super combattivo Tom Dumoulin
Chi l'avrebbe mai detto, ma si è giocato alla pari la Vuelta. Uno straordinario avvio con una prima settimana spumeggiante visto il secondo posto a Caminito del Rey e la maglia rossa portata dopo la tappa ad Alcalá de Guadaíra. Tutti a dire, “ma tanto si staccherà alla prima salita”, ma Dumoulin ha rilanciato ed è andato a vincere una tappa a dir poco fantastica a Cumbre del Sol/Benitatxell superando con un colpo di reni addirittura Froome. Dopo la crono individuale Dumoulin ha fatto capire a tutti di poter competere con i migliori sulle pendenze spagnole ma la penultima salita lo ha beffato, il triste destino di chi non ha una grande squadra a supporto. E' stato, però, il vero combattivo di questa Vuelta e con una squadra ad hoc per le montagne e una preparazione fisica alla Wiggins (bisognerà perdere almeno 7/8 kg) potrà davvero tentare il colpaccio nei prossimi anni. Noi tifavamo Italia e Fabio Aru ma Dumoulin merita assolutamente il nostro rispetto per il suo fantastico lavoro fatto in questa tre settimane. Chapeau!


Voto 8...ad un'ottima Lampre
Ci piacerebbe vedere una Lampre che combatte per i Grandi Giri ma negli ultimi anni la squadra italiana non ha trovato ancora il suo campione. E' stata comunque una squadra d'attacco e dopo l'ottimo Giro e la vittoria di Plaza Molina al Tour, la compagine guidata da Orlando Maini ha colto due preziosissimi successi alla Vuelta con la generosità di Nélson Oliveira (partito ai -30 da una fuga corposa alla caccia del traguardo di Tarazona) e di Plaza Molina (fuga di 114 km in solitaria alla penultima tappa). Non solo, si sono confermati ad alto livello due giovani italiani come Mattia Cattaneo e Valerio Conti che fanno ben sperare per il futuro. Un 2015 da incorniciare per la Lampre.


Voto 7...a un generoso ma inefficace Joaquim Rodríguez e al sorriso di Chaves
Dalla Vuelta 2010 a un’altra Roja sfumata nella crono di Burgos, da Vincenzo Nibali a Fabio Aru, due italiani al suo posto in trionfo a Madrid. Aggiungiamoci la Fatal Fuente Dé della Vuelta 2012, un Giro d’Italia perso drammaticamente a Milano pochi mesi prima, il Mondiale di Firenze e avremo il quadro completo del suo triste eroismo, ritmato da podi e severi verdetti contro il tempo. Un successo di tappa e un giorno in maglia rossa fra le rampe asturiane: il cuore di Purito è grande così, ma le crono si sa sono sorde a certi romanticismi. Complimenti anche a Chaves Rubio che ha finalmente dimostrato di poter essere alla pari dei big per un'intera 3 settimane e non solo nei primi 7 giorni come accaduto nella scorsa stagione
di Fabio Disingrini
Voto 6...alla grinta di Sagan, al primo podio di Majka e alla voglia della Trek
Sorprese e ritorni a questa Vuelta. Dopo più di due anni di 'maledizione' Sagan torna a vincere una tappa in un Grande Giro, nella sua squadra festeggia invece il primo podio in carriera Majka anche se il polacco si può rammiricare per il risultato della cronometro di Burgos. Lì si è giocato veramente tanto, ma questo 3° posto fa comunque morale per il suo percorso di crescita. Che dire poi della Trek che si è dovuta reinventare dopo il ritiro di Cancellara: la squadra statunitense ha saputo portare a casa addirittura tre tappe con le volate di Jasper Stuyven e Danny van Poppel oltre alla grande impresa di Fränk Schleck che torna a vincere a 6 anni dall'ultima affermazione al Tour de France. Poco male davvero.
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Rafal Majka (Tinkoff-Saxo), vainqueur de la 11e étape du Tour de France 2015

Credit Foto AFP

Voto 5...all'inesperienza di Louis Meintjes
E' sicuramente difficile dare un voto negativo a qualcuno che si è comunque piazzato nella top 10. Il corridore sudafricano ha sicuramente fatto vedere grandi cose e di possedere ottimi mezzi ma ha sbagliato diverse volte la propria strategia. Da attacchi forzati, dove è rimbalzato su sé stesso, a posizioni scorrette in gruppo dove era colui che si prendeva il vento in faccia salvando la gamba ai suoi stessi rivali. Meintjes deve fare ancora tanta esperienza, con una condizione di gara diversa potrebbe diventare anche lui uno dei grandi.
Voto 4...alla Movistar che si accontenta
Un 4° posto per Quintana che stava per ritirarsi all'undicesima tappa e la maglia verde di Valverde sembrano un ottimo bottino da portare a casa. In più ci aggiungiamo la classifica a squadre e immaginiamo che Unzué e la sua Movistar siano contente di questa Vuelta, soprattutto dopo il podio raggiunto (con due corridori) al Tour. Sarà, ma a noi la condizione di gara del team spagnolo non è piaciuta per niente. Troppi errori, troppe indecisioni. Intanto sul capire chi fosse il reale capitano, con Valverde e Quintana a fare tappa a sé nella speranza che sia la strada a dettare la gerarchia. Questo modus operandi non sempre funziona però, anzi, nel ciclismo può diventare un'arma a doppio taglio non avendo - a questo punto - gregari pronti al sacrificio per aiutare il capitano in difficoltà. Ecco quello che è successo in casa Movistar con Quintana a prendersi il 4° posto da solo: ma se avesse avuto Valverde come 'vero' alleato cosa sarebbe potuto accadere? Forse è meglio non porsi neanche la domanda visto che alla Movistar sono contenti così. Complimenti comunque a Rojas e Visconti per una Vuelta monumentale.

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Nairo Quintana (Movistar)

Credit Foto EFE

Voto 3...a Rolland che non ha ancora capito cosa vuol fare da grande
Ha fatto il Tour, ma era venuto alla Vuelta con tanti buoni propositi. Purtroppo il francese, dopo il 10° posto alla Grande Boucle, si è però sciolto alla prima salita rimediando subito 40 minuti di ritardo sugli altri big della classifica. Non proprio un ottimo biglietto da visita per uno che ha dimostrato in passato di avere i mezzi necessari per competere per un Grande Giro. Dimenticata la classifica generale il classe '86 ha puntato sulle fughe da lontano, ma anche in questo esercizio Rolland ha purtroppo fallito. Nella tappa con arrivo a Sotres è uno dei primi a mollare la fuga, ma il tentativo buono sembra quello della tappa di Quirós dove il gruppo tirato da lui e Fränk Schleck guadagnerà addirittura 22 minuti sul gruppo maglia Roja. Peccato che Rolland perderà però le ruote dello stesso Schleck che alla prima accelerazione farà fuori il francese. Peccato, le qualità ci sono tutte ma Rolland non ha ancora capito che cosa vorrà fare da grande, bisogna fare in fretta però perché l'orologio corre.
Voto 2...all'ammiraglia Astana
Pronti via e Vincenzo Nibali conclude la sua Vuelta. Mani nei capelli per la tragica notizia e per le immagini viste che tutti ci siamo persi in diretta. Il gesto però c'è stato e la punizione era inevitabile. A parte l'errore di Nibali, che ha l'attenuante di aver perso lucidità a seguito della caduta in cui era stato coinvolto poco prima, c'è da segnalare però il comportamento dell'autista dell'ammiraglia. Tutto parte dal suo gesto, dal suo invito ad attaccarsi alla portiera. Una sciocchezza incredibile considerando la moltitudine di telecamere presenti sul percorso. Il danno è ormai fatto e da oggi Nibali può finalmente cominciare nuovamente a gareggiare, ma rovinare una Vuelta per così poco è stato veramente imbarazzante.


Voto 1...all'organizzazione di corsa
Non si era mai visto. Far partire una corsa che però non ha valore per la classifica generale è stato incredibile e inverosimile. La cronosquadre alla prima tappa è stata infatti neutralizzata con il risultato di vedere solo poche squadre impegnarsi e altre riposare come Sky, Astana e Movistar. La colpa però non è solo dell'organizzazione di corsa visto che il percorso da Puerto Banús a Marbella era conosciuto ai più già dal 10 Gennaio scorso. Le squadre hanno dormito un po' troppo accorgendosi solo due giorni prima che la crono poteva essere rischiosa, per non parlare dell'Uci che avrebbe dovuto verificare il percorso molti mesi prima invece di arrivare all'ultimo momento e far disputare ai corridori una sorta di passerella, falsificando in qualche modo l'esito della classifica generale.
Le cadute, si sa, fanno parte del gioco nel ciclismo. Un calciatore può colpire il palo, un cestista potrebbe vedere il suo tiro infrangersi sul ferro, un pilota di F1 potrebbe finire fuori pista. E' semplicemente lo sport, si cade e ci si rialza. Alcuni episodi visti però alla Vuelta 2015 sono stati imbarazzanti e inaccettabili: a farne le spese maggiormente è stata la Tinkoff-Saxo che ha visto ritirarsi dalla competizione sia Peter Sagan che, qualche giorno dopo, Sérgio Paulinho letteralmente buttati già da moto ausiliarie. La questione sicurezza, vedi il percorso della cronosquadre, sembra essere stata sottovalutata a questa Vuelta e servono urgentemente dei provvedimenti per risolvere la questione. L' “ausilio” delle moto, dove ausilio lo mettiamo letteralmente tra virgolette, è stato in questo caso fatale. Speriamo che Sagan e Paulinho possano riprendersi al più presto e speriamo di non vedere più scene del genere in una corsa storica come quella spagnola.
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